Stato d’emergenza, blocco delle tasse, subito 50 milioni: i primi provvedimenti del Governo per iniziare la ricostruzione
Blocco delle tasse nelle aree colpite dal sisma, proclamazione dello stato d’emergenza e l’immediato stanziamento di 50 milioni: sono queste le prime muisura annunciate al termine del Consiglio dei ministri riunito per cominciare ad affrontare il tema della ricostruzione nei territori colpiti dal sisma la notte tra il 23 e il 24 agosto.
Il dolore e l’orgoglio: parte da queste certezze il presidente del consiglio, Matteo Renzi, parlando al termine del CdM con i giornalisti in conferenza stampa. L’orgoglio di una “straordinaria reazione”, davanti a un “enorme bilancio di morti”, 250 persone, e il numero di “estratti vivi, che è il più alto della storia degli ultimi terremoti, con 215 persone”. Il premier ringrazia i volontari nei soccorsi, “la professionalità dei vigili fuoco e anche la bravura del cane Leo, che ha aiutato i soccorritori”.
“Dobbiamo pensare alla ricostruzione, abbiamo un impegno morale con le donne e uomini di quelle comunità. La ricostruzione di quei borghi è priorità del governo e del Paese”, ha affermato Renzi, sottolinenado come “assicurare ai nostri connazionali un posto dove dormire” e permettere loro “il prima possibile di abbandonare le tende, gestire nel rispetto del territorio la possibilità per queste persone di restare vicino alle proprie radici”, “è un loro diritto”.
“Sappiamo che passare l’inverno nelle tende in quei territori è una cosa molto dura. Vogliamo fare il più veloce possibile ma non siamo in grado di prevedere i tempi a distanza di 36 ore. Non è un settore per lanciarsi in sfide e promesse”.
“Nell’arco nei prossimi 15 giorni cercheremo di incontrare nel modo più condiviso possibile tutti coloro che hanno un ruolo su questo tema salvo prenderci la nostra responsabilità. Noi sappiamo di cosa c’è bisogno oggi, veniamo dall’esperienza dei sindaci, abbiamo chiaro in testa cosa serve oggi all’Italia come piano straordinario di manutenzione e innovazione”.
“Non mi interessa capire la ricaduta economica o occupazione, mi interessa fare il giusto anche se non porta voti, anche se non vedi la fine, qui ci vuole il passo del maratoneta. Questo è momento in cui un politico deve scegliere, se fare annunci spot del tipo “io metterò a posto, farò nuove città” o scegliere la strada più seria” sapendo che “non è facile”.
E il pensiero corre alle ore immediatamente successive al terremoto dell’Aquila. “Quanti soldi sono stati buttati via in passato e in questo senso il modello Anac può essere applicato nella ricostruzione”, ricorda il premier sottolineando come il suo governo abbia “rimesso in moto gli investimenti all’Aquila. Oggi ci sono 93 cantieri aperti, nel 2014 si è ripartiti perchè prima era tutto bloccato. I soldi ci sono, vanno spesi bene. E’ sciacallo il corrotto e il corruttore che rubano i soldi messi per la ricostruzione”.
Per il presidente del Consiglio, “ora è il momento in cui tutti insieme, senza divisioni politiche, possiamo provare a fare un salto di qualità con un progetto che non sia limitato alle emergenze”. Quello che va cambiato è l’approccio culturale e, a questo scopo, Renzi lancia l’idea di una Casa Italia, tutta da costruire, per mettere in sicurezza il territorio.
“Tutto il nostro cuore e la nostra mente va ai nostri connazionali nei territori terremotati” per i quali “il consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza con i primi 50 milioni di euro e il blocco delle tasse che il ministro Padoan di appresta a firmare. Misure iniziali che sono un segno di attenzione”, ha premesso.
Parlando di Casa Italia, il premier sottolinea “il fatto che non ci siano riusciti in passato non vuol dire che noi non dobbiamo mettere il cuore e le energie migliori in questo progetto. Non si risolverà con uno schiocco delle dita ma se vogliamo essere seri e vogliamo dare un orizzonte per il futuro dobbiamo mostrare il volto più bello”.
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