martedì 27 dicembre 2016

Damiano: “Sui voucher occorre tornare allo spirito della legge Biagi”

Per il presidente della Commissione Lavoro vanno ripristinate le norme originarie del 2003: “Per arginarne l’utilizzo bisogna limitare sia le tipologie di lavoro che i prestatori d’opera

C’è il modo per trovare presto e in maniera condivisa una soluzione all’abuso dei voucher. Uno strumento nato per far emergere il nero e diventato la via per la sommersione di lavoro regolare. A indicare la strada è il presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano. «Da febbraio ho incardinato una proposta di legge, di cui sono primo firmatario, sulla materia e abbiamo cominciato la discussione in Commissione. Riprenderemo a parlarne l’11 gennaio prossimo. Ce ne sono altre 4, tra cui una del Movimento 5 Stelle. Vanno quasi tutte nella stessa direzione. Possiamo pensare di arrivare a un testo condiviso, da approvare a stretto giro», dichiara Damiano.

Presidente, in quale direzione andrebbero queste proposte?

«Vogliamo tornare allo spirito e alla lettera della norma originaria, che era contenuta nella legge Biagi del 2003. In altre parole, tornare al punto di partenza. Nella legge Biagi si limitava il campo di applicazione ai piccoli lavori domestici, all’insegnamento privato supplementare, al piccolo giardinaggio, alla pulitura e manutenzione degli edifici e dei monumenti, alle manifestazioni sociali sportive e culturali o caritatevoli, oppure alle collaborazioni con associazioni di volontariato nei casi di calamità».

C’è anche nella proposta una limitazione sui prestatori d’opera?
«Sì, posso essere pagati con voucher soggetti disoccupati da oltre un anno, studenti e pensionati, disabili e soggetti in comunità di recupero, extracomunitari nei sei mesi successivi alla perdita del lavoro. La nostra proposta di legge torna a questo campo di applicazione e fissa il tetto originario di 5mila euro l’anno, e non 7mila come introdotto ultimamente dal governo Renzi».

Come mai solo a febbraio lei ha presentato la proposta?

«L’abbiamo incardinata e discussa in previsione dei decreti correttivi del Jobs Act, che hanno in parte risposto alle esigenze di limitazione, proibendo l’utilizzo dei voucher negli appalti e introducendo la tracciabilità. La correzione è avvenuta ad ottobre».

Ma i tempi non sono un po’ troppo lunghi, visto che l’esplosione del numero era già stata più volte segnalata?
«Sicuramente i tempi sono stati lunghi. Noi, d’altro canto abbiamo insistito per intervenire: la nostra denuncia è chiara da tempo. Ricordo che i voucher sono stati introdotti nel 2003. Io da ministro, nel 2007, li ho applicati solo per la raccolta dell’uva per gli studenti e i pensionati. Il governo Berlusconi li ha estesi a tutti i settori e Monti ha cancellato il criterio della occasionalità. È vero che non si tratta di materia che ha a che vedere con il governo Renzi, se non per l’innalzamento del tetto da 5mila a 7mila euro».

Sì, ma l’esplosione del numero c’è stata negli ultimi anni…

«L’aumento è stato accelerato dopo il governo Monti. Si è passati dai circa 500mila del 2008 a 115 milioni del 2015. Quest’anno nei primi 10 mesi si è già arrivati a oltre 121 milioni. Facendo una semplice proiezione matematica a fine 2016 si toccherà la cifra di 150 milioni di voucher. Questo è il trend, al netto di quello che capiterà con la tracciabilità». Pensa che ora si possa fare pres to? «Come sempre vogliamo stimolare il governo al cambiamento esercitando una pressione con la nostra proposta di legge già sottoscritta da 45 parlamentari del PD. Sarebbe abbastanza incomprensibile se il centrodestra non condividesse il ritorno alla Biagi».

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