lunedì 26 dicembre 2016

NOTE CASOLANE - La Chiesa di Sopra

In conclusione del 2016, l’anno che la comunità casolana ha dedicato al ricordo e alla celebrazione dei suoi 800 anni, riproponiamo questo testo dedicato alla Chiesa di Sopra, pubblicato su “Il Senion. 23 – settembre 1985. L’articolo era illustrato con il disegno (anno 1741) della pianta della  Chiesa di Sopra (“Chiesa della B.V. Assunta”) e dei suoi sepolcri, e con alcune fotografie di prima e dopo il restauro del 1985.
In questa occasione aggiungiamo anche le immagini del restauro e del consolidamento della Chiesa di Sopra, realizzato dal Comune di Casola Valsenio e inaugurato nel 2012.


Brano tratto da “Le Chiese della Diocesi di Imola” di Serafino Gaddoni, Vol. I – Imola – Ed. Galeati, 1927
 
La prima chiesa parrocchiale esisteva sul colle a ovest del paese, distante “per duos iactus lapidis”, cioè a due tiri di sasso, e il sito sul quale sorgeva è ancora oggi detto Chiesa di Sopra.
Dalla prima memoria, in data 6 marzo 1302, sappiamo che era rettoria dipendente dalla Pieve di Montemauro.
Nei secoli XVI-XVII la troviamo sotto il vicariato di Valsenio, e solo sul finire di questo secolo è costituita essa stessa in vicariato. Non molti anni prima, cioè nel 1657, la rettoria è trasferita in altra chiesa situata sul piano, attigua al paese, dove tuttora rimane. La Chiesa di Sopra rimase succursale e uno stesso rettore reggeva l’una e l’altra.
La prima memoria che abbiamo di un rettore risale al 1328. La chiesa, dedicata all’Assunzione di Maria Vergine, era di giuspatronato del vescovo e del popolo. Infatti nel 1431 il rettore Matteo da Modigliana vene un appezzamento di terra, situata alla Corte, previo consenso del vescovo e dei parrocchiani.
Degli anni 1385 e 1429 sono memorie di elezione di sepoltura e di un legato. La chiesa, l’ospedale d S. Lucia e le novanta case della villa di Casola furono saccheggiate e rovinate nel 1522 da Guido Vaini e dai suoi aderenti durante la guerra fratricida contro i Sassatelli ma il 28 ottobre dell’anno seguente il Vaini fu sconfitto alla Buratta dai Ceronesi, dei quali rimasero uccisi Virgilio e Federico Giacometti, Tolomeo Fichi e Masotto di Pietramala, che furono sepolti in S. Maria di Casola.
Le armi non si deponevano mai da questo popolo, manesco e litigioso, che anche in chiesa entrava armato; sicché si dovettero prendere vari provvedimenti in proposito, persino quello di non celebrare se non fossero stati espulsi di chiesa coloro che portavano archibugi, aste armate, ecc. Perduravano tuttavia i facinorosi, sempre pronti a vendette ed a far scempio presso la casa di Dio: ricorre ancora un esempio di barbarie nel 1681, in cui i Poggi si fortificano presso la Chiesa di Sopra e, stando in agguato, feriscono con archibugiate alcuni della distinta famiglia dei Linguerri. Solo nel 1683, dopo altri litigi e vendette, fu conchiusa la pace tra le suddette famiglie, convenute appunto nella chiesa medesima.
Si celebrava la sagra il 23 agosto; ma si ignora l’anno della consacrazione, avvenuta senza dubbio dopo un completo rifacimento della chiesa. Nel 1573 fu dipinto il titolare sulla facciata e posta su di essa la croce, mentre di imponeva al rettore di far ridipingere nell’interno un affresco di S. Maria Maddalena, non solo poco decente ma addirittura ridicolo.
Riparazioni alla chiesa occorsero negli anni 1588, 1614, 1674, 1698, ecc.
L’altar maggiore nel 1599 era “in angulo ipsius acclesie”, cioè da un lato, sotto una volta decorosamente affrescata, mentre le immagini sacre molto antiche, dipinte sul frontone dell’abside, avevano bisogno di restauro. Il presbiterio era chiuso da balaustro di arenaria, alto mezza persona; mancava la sacrestia, alla quale suppliva una cappella attigua all’altar maggiore. Poco dopo il 1657 l’affresco murale fu sostituito da un quadro dell’Assunzione di Maria Vergine con i Ss. Biagio, Filippo Neri e Martina, particolare protettrice del paese. Dopo il terremoto del 30 ottobre 1725, che produsse gravi danni in tutta la vallata del Senio, i casolani fecero voto, registrato l’11 dicembre dal notaio Giuseppe Maria Avenali, di celebrarne la festa il 30 gennaio e di fare ogni anno in suo onore una solenne funzione il 30 ottobre. Per questo fatto coll’andare del tempo la chiesa prese anche il nome di S. Martina.
Negli anni 1571 e 1573 esisteva alla destra dell’altar maggiore un altare laterale dedicato ai Ss. Filippo e Giacomo, mentre di un altro di fronte non si ricorda il titolare. L’uno e l’altro erano stati eretti dai Poggi. Un solo altare laterale si ricorda nel 1599, con quadro raffigurante la Concezione; così pure nel 1657: ma in quest’anno il quadro è di San Biagio. Verso il 1674 poi, l’altare a sinistra entrando è dedicato al Crocefisso; l’altro dalla parte opposta, a San Giuseppe, nel cui quadro furono inoltre dipintele immagini della Vergine, di S. Gioachini, di S. Francesco e di S. Chiara.
Il fonte battesimale, a sinistra di chi entra, circondato da muro alto mezza persona, aveva sopra nel 1573 un affresco col battesimo di Gesù; e rimase fino al 1657, anno in cui fu trasferito nella Chiesa di Sotto.
Esistevano nell’interno della chiesa sette sepolcreti: quattro comuni, uno dei sacerdoti, uno dei Poggi e uno di Carlo Lorenzo Berti. Da pubblico cimitero serviva il sagrato della chiesa.
Su di un campanile a vela, alto m. 2,63 dal tetto della chiesa, si ricorda nel 1698 una sola campana di discreta grossezza che sussiste tuttora.

In due linee si legge la seguente iscrizione:

FATA.FUIT.TEMPORE.PRIORATUS.FEIS.RAPHAELIS.DE.BONONIA
OPUS.BATHOLOMEI.DE.IMOLA.ANNO.DOMINI.MCCCCLXXVIII.


Sotto, in un piccolo medaglione, è rappresentata la Vergine seduta col Divin Pargoletto sulle braccia.
Completano l’ornamento due stemmi con una lettera ciascuno, cioè un M e un C.
A levante della chiesa si ritrova la canonica; ma il rettore Aurelio Soglia dimorava in casa propria entro il paese, o perché la canonica aveva solo due camere, la cantina e legnaia sottostanti, o perché vi occorrevano restauri, come rileviamo più tardi, negli anni 1610 e 1614. E quando la cura d’anime fu trasferita nella Chiesa di Sotto, la canonica deve essere stata pressoché abbandonata, tanto da essere cadente nel 1741.
Il reddito della prebenda era di sc.25 nel 1573, di 50 nel 1599 e di lire 100 nel 1657. I suoi beni consistevano in vari piccoli appezzamenti di terreno.
La chiesa cessò di essere ufficiata circa nel 1819, in cui fu adibita a uso di pubblico cimitero, poi crollò e rimase abbandonata.
Aveva la facciata a ponente, con la rosa in mezzo, che insieme ad altre quattro finestre, poste nelle pareti laterali, dava luce alla chiesa.
Nell’unico muro rimasto, dal lato di levante, si vede una di dette finestre, la quale benché chiusa con muro, mostra ancora il suo stile quattrocentesco. La chiesa, costruita d’arenaria con bozze agli angoli, era a travi e misurava m. 16,26 x 7,47.
Posa sul muro accennato il pinnacolo con la campagna del 1478, che si suona in circostanze di lutto o di solennità, a richiesta del popolo. Dall’ammasso restante di macerie, ricoperte di edera e di cespugli, si può ancora rilevare la sua forma e la sua grandezza. Nell'interno è ancora presente un frammento dell’acquasantiera e, presso l’altar maggiore, l’impronta di un’edicoletta di stile gotico che serviva forse per l’Olio Santo. Sopra un sepolcreto si legge: P.P.F.
È inutile notare come questo luogo, di proprietà della prebenda parrocchiale, merita d’essere conservato per il suo interesse storico e religioso.

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La Chiesa di Sopra dopo i lavori di restauro del 1985
La Chiesa di Sopra dopo il restauro del 1985


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