Lo Spi-Cgil in Emilia-Romagna usa i voucher per pagare le prestazioni occasionali di alcuni lavoratori. La difesa: “Non abbiamo alternative”
Da qualche tempo è in atto una vera e propria crociata contro i voucher. Dalla Cgil all’estrema sinistra, passando per il M5s, questo strumento pensato per i lavoratori occasionali sembra essere diventato il male assoluto.
E’ di questi giorni però la notizia che sia il comune di Torino (M5s) che il comune di Napoli (ultrasinistra) utilizzano i voucher. Una doppia morale politica che mette in luce l’eccessiva polemica ideologica che in queste settimane sta ruotando attorno al tema.
Anche lo Spi Cgil, il potente sindacato dei pensionati, fa ampio uso dei voucher in Emilia-Romagna per pagare i propri lavoratori occasionali. Proprio quella Cgil in prima linea contro il mezzo di pagamento, la stessa che ha raccolto le firme per il referendum contro il Jobs Act – la Consulta deciderà l’11 gennaio l’ammissibilità dei quesiti – dove uno dei quesiti prevede proprio l’abolizione dei voucher.
Il Corriere di Bologna, venuto a conoscenza dell’utilizzo dei voucher, ha contattato il segretario regionale della Spi-Cgil Bruno Pizzica che ha ammesso: “Utilizziamo anche noi i voucher, anche se continuano a non piacerci. Lo facciamo perché non abbiamo alternative”.
Ma se è vero che non esistono alternative contrattuali, come pensano di pagare i lavoratori il giorno dopo l’eventuale abolizione dei voucher? Perché se è vero che è l’unico modo per pagare in modo trasparente alcune tipologie di lavoratori, è anche vero che una volta aboliti questo metodo trasparente non ci sarebbe più. Forse si dovrebbe andare oltre le polemiche ideologiche e riformare un sistema che, se pur con molti difetti che vanno rivisti, ha avuto il merito di regolarizzare molti lavoratori che prima venivano pagati con metodi poco trasparenti, spesso in nero.
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