Il ministro dell’Interno in conferenza stampa: “Presenterò un piano organico al Parlamento, in democrazia funziona così. Da me mai nessuna polemica politica”
“Intendo presentare una proposta organica al Parlamento italiano e su questo non cedo di un millimetro. E’ giusto che tutte le forze parlamentari possano valutare tutto in maniera serena e approfondita, così da consentire anche all’opinione pubblica italiana di farsi un’idea precisa. Sono le procedure della democrazia, alle quali io sono particolarmente legato”. Così il ministro dell’Interno Marco Minniti, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi in cui è stato presentato, insieme al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e al professor Lorenzo Vidino, il rapporto sui fenomeni di radicalizzazione in Italia.
Il capo del Viminale non si è sottratto alle domande dei giornalisti che gli chiedevano conto della proposta di aumentare il numero dei Cie. In primo luogo ha tenuto a sottolineare che “sarebbe un errore fare un’equazione immigrazione-terrorismo. Se dovessi riassumere qual è il mio sentimento su questa questione, prenderei le parole usate dal Presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno. Detto questo, è chiaro che il tema è enorme e va affrontato in maniera complessiva”.
Di qui la volontà di mettere mano a un piano strutturato che coinvolga tutti i livelli: dall’accoglienza ai rimpatri, dall’integrazione alla prevenzione. Un piano che verrà presentato al Parlamento e che vedrà il Viminale aperto a tutte le proposte e le critiche costruttive perché sia il più condiviso possibile. In quest’ottica, sottolinea Minniti, “ho sottoscritto un protocollo d’intesa con l’Anci per quanto riguarda le politiche di accoglienza verso i richiedenti asilo. I Comuni saranno, nell’elaborazione del piano complessivo sulla sicurezza, i miei interlocutori privilegiati“.
“Abbiamo fatto una proposta – aggiunge – quella di rendere il più possibile effettivi i respingimenti forzati. Dire che il ministro dell’Interno vuole rendere effettivi i respingimenti forzati significa semplicemente rispettare la legge. Io lavorerò con tutte le mie forze per evitare che ci siano elementi di discriminazione o di mancanza di rispetto dei diritti delle persone. Per fare questo, però, è chiaro che abbiamo bisogno di un sistema di accoglienza diffuso e in questa direzione va l’accordo quadro con l’Anci”.
Se c’è una persona che è nelle condizioni di essere irregolare nel nostro Paese, fa notare Minniti, “la legge prevede che questa persona venga rimpatriata. Ma è difficile pensare che si possa procedere a respingimento immediato, non esistono le procedure. Ogni volta che si respinge una persona, bisogna prendere contatto con il Paese di destinazione, che deve procedere all’identificazione e a tutte le altre pratiche”. E’ per parlare di questo, della velocizzazione delle procedure, che il ministro è stato nei giorni scorsi a Tunisi, “trovando la massima disponibilità delle autorità”.
Ma dal momento in cui viene deciso il respingimento al momento in cui questo sia effettivo, la persona espulsa che farà? Da questo nasce l’idea di aumentare i centri, di rivederne la funzione, di migliorarne le condizioni di vita. “I Cie che ho in mente io non c’entrano nulla con quelli del passato. Non c’entrano con l’accoglienza, c’entrano con chi è arrivato alla fine di quel percorso e che non ha avuto esito positivo. Sono centri che ospiteranno persone in attesa di essere rimpatriate”.
“E’ chiaro che questo è un pezzo della proposta, non è la proposta. Ma è un pezzo che ha un impatto immediato sulle condizioni di sicurezza del Paese”. Altro pezzo sarà appunto quello della gestione dei flussi: “Sarò a Tripoli, nel posto da cui provengono il 95% dei flussi migratori verso l’Italia. E’ lì che proverò a trovare accordi per affrontare il tema dell’immigrazione. E’ anche e soprattutto lì che si gioca una parte importante delle questioni di sicurezza. Vanno costruite lì le condizioni per cui le persone non debbano più partire”.
C’è poi il tema dell’integrazione, che è una gamba assolutamente decisiva di tutto il piano. “La severità nella gestione dell’irregolarità – conclude Minniti – è fondamentale per la buona riuscita dell’integrazione. Stiamo parlando di questioni che impattano sugli equilibri della democrazia”.
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