Il Presidente Stefano Bonaccini descrive il percorso seguito dalla Regione Emilia-Romagna per acquisire maggiori spazi di autonomia, secondo quanto previsto dalla Costituzione (art 116). Un percorso diverso e alternativo a quello di Lombardia e Veneto che hanno scelto la strada del referendum e il dispendio di decine di milioni di euro del bilancio regionale.
Consiglierei al mio amico leghista Alan Fabbri molta prudenza nel decretare chi si sia svegliato prima tra me, Maroni e Zaia, nel richiedere maggiore autonomia per la propria Regione: io sono Presidente di Regione da due anni, Maroni da quattro e Zaia da sette. Ma i mei "colleghi" Presidenti di Lombardia e Veneto, a differenza del sottoscritto, sono stati addirittura importanti Ministri della Repubblica, dunque al Governo del Paese.
Perché non concessero alle loro Regioni, peraltro governate dal centro destra, maggiore autonomia quando avevano le leve addirittura del Governo nazionale?
Anzi di quell'esperienza di governo non si ha minima traccia del tanto decantato federalismo in camicia verde, se non provvedimenti tra i più centralisti che la storia ricordi.
E perché chiedono maggiore autonomia soltanto ora, dopo essere stati Ministri e poi da parecchi anni al Governo delle loro Regioni? Forse perché siamo a pochi mesi dalle elezioni politiche? Perché a leggere il quesito referendario che sottoporranno agli elettori risulta evidente come chiunque sia portato a votare Si.
Ma siccome non si specificano ne' le competenze sulle quali chiedere maggiore autonomia, ne' le risorse che richiederebbero/utilizzerebbero per gestire tali funzioni (se chiedono di trattenerle tutte si chiama secessione, non scherziamo) succederà che il giorno dopo il referendum dovranno chiedere incontro al Governo e iniziare a discutere seriamente, non per slogan; esattamente quello che noi abbiamo già cominciato a fare, utilizzando precisamente ciò che la Costituzione consente attraverso l'articolo 116, anche perché serve in ultima istanza una legge approvata, a maggioranza qualificata, dal Parlamento.
Io credo che, fatta salva l' unità nazionale che per noi è sacra, sia giusto concedere maggiore autonomia a chi è virtuoso e con i conti in ordine, quale premio a competenza, capacità e buon governo. Per questo siamo determinati ad andare fino in fondo: abbiamo già ipotizzato quali siano le competenze (lavoro e formazione, impresa e ricerca, ambiente, salute) per le quali chiederemo maggiore autonomia e risorse, per poterle gestire sul territorio, convinti che ciò permetterebbe una ulteriore maggiore crescita per l'Emilia-Romagna (già oggi la Regione prima per crescita), che significherebbe ulteriore contributo anche alla crescita del Paese.
Tutte le parti sociali ci hanno dato il mandato a proseguire ed entro poche settimane discuteremo sia in Assemblea Legislativa con le parti politiche, sia in incontri specifici con le parti sociali e i territori, per confrontarci e condividere il più possibile la proposta definitiva da sottoporre al Governo, dal quale abbiamo già ricevuto massima disponibilità al confronto.
Andremo fino in fondo, ma facendo risparmiare circa venti milioni di euro agli emiliano-romagnoli, tanto costerebbe indire un referendum (tra costi diretti e costi di propaganda) essendo risorse del bilancio pubblico, che invece investiremo in politiche attive per il lavoro e attrattività per le imprese, visto che abbiamo in soli due anni ridotto la disoccupazione di ben due punti e mezzo, oggi e' al 6.6%, con obiettivo di portarla entro il 2020 al 4/5% dunque riportando l'Emilia-Romagna alla piena occupazione.
Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna
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