domenica 14 agosto 2022

PIU' FORTE, PIU' GIUSTA L'ITALIA... Il programma elettorale del PD ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA


Per tutti. Il cuore del nostro impegno per gli italiani sta tutto qua. Nel rendere universale ciò che è stato per troppo tempo solo per qualcuno. Nell’affermare che i diritti, le tutele, le opportunità o sono anche per l’ultimo della fila o, semplicemente, non sono.

IL LINK  AL TESTO INTEGRALE DEL PROGRAMMA ELETTORALE: https://www.partitodemocratico.it/wp-content/uploads/1feee884-082e-11e8-b80e-90e2ba021638 

Noi, negli ultimi cinque anni, ci siamo impegnati per migliorare l’Italia e siamo orgogliosi del lavoro fatto. Non è stato semplice. Eravamo ancora nel pieno di una crisi che aveva colpito in maniera molto dura le nostre famiglie, le nostre imprese, le nostre comunità. Avevamo vincoli di bilancio troppo stretti, anche dovuti al debito ereditato dal passato. Avevamo un quadro politico e istituzionale frammentato come mai lo era stato. Oggi l’Italia e la sua economia si sono rimesse in moto. Grazie alle famiglie, alle imprese, ai nonni, ai lavoratori, ai ricercatori. Ma grazie anche alle scelte delle istituzioni.

Negare valore a ciò che un governo o un parlamento fanno (o non fanno) significa negare ruolo e dignità alla politica. E noi non possiamo permetterlo, perché crediamo nella politica come forma alta di servizio e come principale antidoto al populismo. Immaginate che cosa avreste pensato se il Partito Democratico, cinque anni fa, avesse proposto di introdurre per la prima volta in Italia una misura universale di contrasto alla povertà. Di introdurre diritti troppo a lungo attesi, dalle unioni civili al biotestamento. Di abbassare le tasse di 80 euro netti al mese, per sempre, ai redditi medio bassi. Di tagliare l’Irap e l’Ires alle imprese, grandi e piccole. Di togliere le tasse sulla prima casa alle famiglie. Di aumentare la quattordicesima e allargare la platea dei pensionati che la ricevono, dopo anni di tagli agli assegni. Di approvare una riforma in grado di promuovere il lavoro stabile, di combattere le finte collaborazioni, di ampliare il sussidio alla disoccupazione e di rimettere in gioco chi era rimasto senza occupazione. Di tagliare le tasse ed estendere i diritti alle partite Iva. Di battere ogni record nella lotta all’evasione fiscale, di raddoppiare gli investimenti in cultura, di aumentare le risorse per la scuola e l’università, di investire sulla sicurezza del suolo e degli alimenti, di rendere più dure le pene per corruzione, falso in bilancio, caporalato e reati ambientali. Di introdurre il processo civile telematico, la dichiarazione precompilata e la fatturazione elettronica. Di cambiare l’approccio sul Terzo settore, di rilanciare la cooperazione internazionale.

Nella migliore delle ipotesi avreste riso dell’ennesima promessa elettorale. Ma queste riforme le abbiamo fatte, pur nell’alveo di una politica economica che ha seguito la via stretta e virtuosa tra gli eccessi di una miope austerità e gli eccessi di una spesa in disavanzo che un Paese con il nostro debito non può permettersi.

Abbiamo fatto politiche espansive, ma abbiamo ridotto il deficit e stabilizzato il debito. Certo, molto deve ancora dispiegare i suoi effetti, altrettanto deve ancora essere fatto. Ma se cercate un filo rosso, in tutti questi interventi e in tutti gli altri cui abbiamo lavorato, lo troverete nella loro tensione all’universalità, nel cercare passo dopo passo di raggiungere quel “per tutti” che è il nostro obiettivo ultimo.

È nella medesima direzione, con la stessa ambizione, che vogliamo metterci in marcia per i prossimi cinque anni. Ancora con impegno, serietà, responsabilità, competenza. Con la consapevolezza di chi ha già realizzato tanto, con l’urgenza di chi sa che c’è ancora tanto da fare e con l’ambizione di chi vuole realizzarlo.

L’orgoglio per il cammino percorso nell’interesse del Paese non significa autocelebrazione, non significa accontentarsi. Significa rivendicare che, in politica, la credibilità delle proposte si misura non sui proclami televisivi, ma sulla coerenza tra quello che si propone e quello che si è fatto quando si è avuta la responsabilità di governare.

Il nostro programma per la prossima legislatura richiede uno sforzo di finanza pubblica inferiore a quello che siamo stati capaci di mobilitare in questi anni di governo. Sta lì la sua credibilità. Il PD è la forza tranquilla del cambiamento. È una comunità di donne e di uomini che, di fronte a un problema, cerca una soluzione, non partecipa alla caccia al colpevole o allo scaricabarile di responsabilità. C’è ancora tanto da fare.

Ci siamo lasciati alle spalle una delle più gravi crisi economiche di sempre, passando dal meno 1,7% del 2013 al più 1,5% di crescita del Pil nel 2017, ma non tutti ne hanno beneficiato allo stesso modo, soprattutto tra i giovani, tra le donne, al Sud. Abbiamo creato più di un milione di posti di lavoro, ma le retribuzioni sono tra quelle che crescono meno in Europa e ancora troppe persone sono senza un’occupazione, soprattutto tra chi la cerca per la prima volta.

Gli investimenti fissi lordi che continuavano a scendere sono tornati a salire, così come i consumi e l’export, ma nulla di tutto questo è abbastanza, se vogliamo garantire un futuro a questo Paese, se vogliamo davvero chiudere quelle fratture generazionali, di genere, sociali e territoriali che di anno in anno si sono allargate sempre di più.

Più forte, più giusta. L’Italia.

Per farlo, non servono i pensieri e le parole magiche dei venditori di fumo. Robin Hood all’incontrario che promettono riforme fiscali come la flat tax di Forza Italia o della Lega, che costa 60 miliardi e destina il 40% dei suoi benefici al 5% dei contribuenti più ricchi. O illusionisti come il Movimento 5 stelle, che ritengono di poter sfidare il futuro con l’assistenzialismo di Stato e il rifiuto della scienza, come nel caso delle vaccinazioni obbligatorie per la prima infanzia.

Per farlo, al contrario, servono più lavoro, più Europa e più cultura.

Più lavoro, perché il nostro Paese, per crescere davvero, deve essere sempre di più uno dei centri europei della produzione del bello, del nuovo e dell’utile, un luogo in cui le persone di ogni parte del mondo sognano di poter vivere e lavorare, in cui l’avanguardia della tecnologia si sposa col rispetto dell’ambiente e della bellezza del vivere, in cui ci sono diritti che valgono per tutti e c’è un welfare che non lascia indietro nessuno, che si preoccupa di chi nasce, al pari di chi invecchia.

Il lavoro sarà la nostra ossessione: la qualità del lavoro, oltre che la sua quantità. Vogliamo rimettere i giovani al lavoro e per farlo servono due leve: competenze e investimenti.

Più Europa, perché tutto questo deve avvenire nel contesto di un’Unione Europea che realizzi finalmente i sogni dei suoi padri fondatori, rendendoci compiutamente cittadini europei con regole chiare e semplici, e che si doti delle dimensioni e della forza necessarie per affermare i suoi valori e le sue aspirazioni nello scacchiere geopolitico globale. I prossimi anni saranno cruciali per il destino dell’Europa. E noi vogliamo essere protagonisti delle scelte che saranno prese in materia di Unione fiscale, sociale e difesa comune, così come lo siamo stati per il mercato unico, il Parlamento europeo e l’Euro. Chiamarsi fuori da queste scelte, da questo orizzonte ideale, significa mettere a rischio il futuro degli italiani, i nostri risparmi, i nostri posti di lavoro.

Più cultura, perché è il bene più prezioso del ventunesimo secolo, la moneta in grado di garantire benessere e prosperità per chi la possiede. Cultura, sapere e conoscenza legano e rendono forte una comunità, le permettono di aprirsi al mondo senza perdere il senso della propria identità, i valori sui quali si fonda ogni giorno il miracolo della convivenza civile e che abbiamo il dovere di trasmettere ai nostri figli. L’Italia, culla della cultura europea e mondiale, deve essere protagonista della produzione e della valorizzazione del suo capitale culturale, attraverso la promozione dell’eccellenza e la diffusione del sapere per tutti, in tutto il territorio nazionale.

Cultura vuol dire scuola, università, ricerca di base, vuol dire tornare a prendersi cura del futuro investendo di più su queste dimensioni. Dentro questi impegni per il futuro ci sono proposte forti, puntuali e realizzabili.

Un programma di legislatura che vuole completare un percorso di cambiamento.

C’è il salario minimo, per ridare dignità al lavoro.

C’è una rivoluzione copernicana del fisco e del welfare per rilanciare la natalità e l’occupazione femminile.

C’è il diritto soggettivo alla formazione dei lavoratori e la promozione dell’innovazione e delle competenze nelle imprese, per governare le sfide e cogliere le opportunità della rivoluzione tecnologica.

Ci sono risorse certe per la cura delle persone non autosufficienti, per ampliare il sostegno economico che ricevono, coprire i costi dei servizi di cui hanno bisogno e promuovere la loro autonomia.

Ci sono forti investimenti nella scuola, nell’università e nella ricerca, per ridare ai giovani il ruolo da protagonisti che spetta loro.

Ci sono misure concrete per la promozione dell’economia verde, per la salute delle persone e per la lotta alle diseguaglianze, nel segno degli obiettivi dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite.

C’è un fisco sempre meno ostile ai cittadini e una pubblica amministrazione sempre più digitale e semplice.

È la visione di un Paese che riparte senza ricette miracolose e apprendisti stregoni. Semplicemente, mettendo a valore la forza di tutti, perché tutti possano beneficiarne. Per l’Italia. Più forte, più giusta.

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