lunedì 19 ottobre 2009

Tremonti mette in soffitta la politica liberale…e rispolvera lo stato sociale e il posto fisso di lavoro.


I tempi dell'elogio della mobilità e dell'esempio americano sono passati. Anche il ministro Tremonti torna a elogiare il posto fisso, al punto da individuarlo come "la base della stabilità sociale". Il ministro dell'Economia ha espresso la sua tesi a Milano, al convegno promosso dalla Bpm sulla partecipazione dei lavoratori all'azionariato delle imprese. Al convegno erano presenti anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. "Non credo - ha detto il ministro - che la mobilità sia di per sè un valore. Per una struttura sociale come la nostra, il posto fisso è la base su cui costruire una famiglia. La stabilità del lavoro è alla base della stabilità sociale". Tremonti ha poi analizzato le diverse strutture di welfare elencando le criticità del modello statunitense: "Un conto è avere un posto di lavoro fisso o variabile in un contesto di welfare come quello europeo, un conto è avere uno stipendio senza sanità e servizi. Negli Stati Uniti i fondi pensione dipendono da Wall Street, e se le cose vanno male ti ritrovi a mangiare kit kat in una roulotte e neghi la scuola ai tuoi figli".
Quanto sono lontani i tempi di quando Berlusconi e i suoi fidi collaboratori sostenevano – in nome di uno stato leggero e non oppressivo- che il welfare era il male assoluto delle democrazie, e che sanità, istruzione e sicurezza dovevano passare alle regole del libero mercato, ed ancora che la flessibilità del lavoro era il futuro delle nostre generazioni. Ma non erano questi i liberali italiani? Che deridevano le nostre posizioni perchè vecchie, superate, da comunisti?

Nessun commento: