domenica 20 settembre 2009

L'Afghanistan e noi

di Piero Fassino

“Torniamo a casa. L’Afghanistan è un paese lontano. Non ci riguarda”.
E’ un sentimento diffuso di fronte alla morte dei soldati italiani a Kabul. Ma è proprio così?
L’Afghanistan è lontano, ma quel che accade là ci riguarda da vicino perché viviamo in un mondo sempre più interdipendente in cui ogni guerra, ogni atto di terrorismo, ogni focolaio di instabilità – dovunque accada – mette in discussione la nostra sicurezza.
Non dimentichiamo che gli attentati che hanno mietuto decine di vittime nei metrò di Madrid e Londra – e poteva accadere a Roma o a Milano – sono stati organizzati dalle centrali terroristiche di Al Quaeda in Afghanistan.
Così come ogni volta che, anche in luoghi lontani, si soffocano diritti, dignità e libertà, sono anche i nostri a essere in pericolo.
E noi siamo in Afghanistan – su mandato ONU e insieme a tutti i paesi democratici – per impedire che tornino a opprimere quel paese quei talebani che vietavano alle bambine e alle ragazze di andare a scuola, condannavano la donna stuprata e assolvevano lo stupratore, costringevano le donne a umilianti condizioni di segregazione e discriminazione.
Insomma, non siamo in Afghanistan per fare la guerra a qualcuno, ma per aiutare quel paese e le sue istituzioni a vivere nella libertà, nello sviluppo e nel rispetto delle persone.
Certo, in Afghanistan non potremo stare all’infinito, ma per venire via dobbiamo essere certi di lasciarci alle spalle un Afghanistan libero e sicuro".

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