venerdì 16 aprile 2010

Dipende da noi


di Giorgio Sagrini (del Comitato direttivo del Circolo PD di Casola Valsenio)

La settimana scorsa, stando ai commenti prevalenti, il Governo e il PdL (…e Berlusconi) venivano presentati come una corazzata inattaccabile e inaffondabile, impegnata in una tranquilla e sicura navigazione.
In Italia va così. Tutto bianco o tutto nero. L’affermazione netta del centrodestra nelle regionali in Calabria e Campania (dove il centrosinistra ha perso anche per le gravi colpe proprie), e per pochi voti nel Lazio e in Piemonte, ha come cancellato, dissolto non solo l’esistenza stessa del centrosinistra (il 47% del Piemonte, per esempio, improvvisamente sparito, così come il 48% del Lazio…) ma l’esistenza di qualunque problema nella coalizione di governo. “Tutto va ben, Madama la Marchesa!”, questo il motto da ripetere, fino alla nausea, nei TG allineati, nei giornali fiancheggiatori.
Ma poi si scopre che il PdL non ha vinto: ha perso in voti e in percentuale, come nessun altro partito, soprattutto al Nord. E il PD – malgrado tutto e pur se al di sotto delle aspettative – ha tenuto 7 Regioni (con i rapporti di forza delle elezioni europee del 2009 sarebbero state solo 3!).
E’ la Lega che, al nord, ha fatto la differenza. E, forte del risultato, Bossi ha presentato il conto perché ormai è evidente che le sorti del Governo e della coalizione di centrodestra (…e di Berlusconi) sono nelle mani dei leghisti.
E’ la forza, e la debolezza, del Governo. Un governo condannato a governare, ma privo di una politica, una strategia… Qual è la strategia economica, del lavoro, di riforma del sistema istituzionale? Qual è l’Italia che si prefigura per il futuro prossimo? …oltre la crisi?
La destra – è questo che ha riconosciuto Fini – non è in grado di dirlo né di farlo. E sta qui la crisi di un progetto, quello del PdL, che, dopo poco più di un anno, mostra clamorosamente di non avere futuro.
Il Partito Democratico discute dei propri limiti e difficoltà dalla sconfitta del 2008, ma c’è, è unito, ha dimostrato di avere al fondo un progetto solido e credibile: l’ambizione di dare vita al partito riformista del centrosinistra che sia in grado di raccogliere e vincere le sfide del nuovo secolo.
La strada è ancora lunga, molto lunga, ma quella che ci siamo lasciati alle spalle, dopo il voto delle Regionali, non è una sconfitta senza appello. E’ il segno che è possibile la ripresa, che è possibile l’alternativa.
Dipende da noi. Dipende dal coraggio che avremo di essere all’altezza dei nostri principi, delle nostre idee di democrazia, uguaglianza, solidarietà, sviluppo sostenibile. Dipende da noi restituire fiducia ai tanti, troppi, che il 28/29 marzo hanno preferito non votare. Dipende da noi, la possibilità di costruire l’alternativa alla destra.

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