venerdì 22 gennaio 2010

Ecco i processi cancellati dal cosiddetto “processo breve”


Appena il “processo breve” diventa legge muoiono in un colpo solo non solo i due processi in cui è coinvolto il Presidente del Consiglio, ma tutti gli omicidi colposi (incidenti stradali e per colpa medica), i casi di malasanità a cominciare da quello della clinica S. Rita a Milano. Spazzati via i crac finanziari di Cirio e Parmalat e le scalate Antonveneta e Bnl e la corruzione nel processo Eni-power. I procedimenti con pene al di sotto dei dieci anni sono il 70 per cento, circa 700 mila. A rischio i processi per le cause con morti sul lavoro come Eternit e Thyssen. Il procuratore generale di Firenze Beniamino Deidda teme per il processo della strage di Viareggio, ventidue vittime senza un responsabile. Colpo di spugna su tutti i processi per reati contro la pubblica amministrazione. E poi i reati più odiosi come lo sfruttamento della prostituzione o i maltrattamenti in famiglia. Il Comitato intermagistrature, non solo le toghe penali ma anche quelle contabili, amministrative e l’Avvocatura di stato, parla di “conseguenze devastanti sull’intero sistema della giustizia italiana”, di riforme che “sacrificano del tutto le esigenze di tutela delle vittime dei reati”.
Anche nella maggioranza affiorano dubbi. Il coraggioso senatore Musso li ha espressi, unico, in aula. Altri mandano messaggi dalle retrovie: “Vedrete, alla Camera se ne parlerà dopo le Regionali”. Intanto va avanti l’altra norma ad personam, il legittimo impedimento, la numero venti, di sicuro con meno effetti collaterali di questi. Sembra un film già visto: luglio 2008, il governo propone l’obbrobrio del taglia-processi. Indigeribile. E di fronte a tanto spavento, in venti giorni il Parlamento approvò il lodo Alfano.

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