martedì 5 gennaio 2010

Gli stipendi lordi degli italiani sotto la media europea del 32,3% ...e non per colpa della crisi!


Gli stipendi netti degli italiani sono al 23° posto nella classifica dei 30 Paesi più industrializzati che aderiscono all'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).
Lo denuncia un articolo del Corriere della Sera (4 gennaio 2010), che dà conto dei contentuti di uno studio della stessa OCSE.
Se si considera lo stipendio al lordo delle ritenute e dei contributi, la classifica praticamente non cambia (siamo 22esimi), a dimostrazione che non ci sono, in Italia, maggiori ritenute e oneri contributivi di quanti non ve ne sono in altri Paesi.
E' una balla, in altre parole, che in Italia "il costo del lavoro è più alto".
Risulta infatti che la pressione tributaria complessiva sulla busta paga media di un lavoratore italiano è parti al 46,5% del costo del lavoro, ma in Germania, Francia, Belgio, Austria, questa percentuale è più alta.
I salari lordi, e netti, in Italia sono più bassi del 32,3% rispetto alla media dell'Europa a 15. Ma sono il 16% in meno anche rispetto alla media dei 30 Paesi dell'OCSE.
Se poi, come capita ormai a molti, si va in giro per l'Europa, ci si rende conto che i prezzi al consumo di molti generi e prodotti sono più bassi che in Italia. E il contrasto, la contraddizione, appare allora ancora più forte ...e incompresibile.
Se gli stipendi sono più bassi e i prezzi sono più alti o - nella migliore delle ipotesi - uguali, chi ci guadagna? E perché questa condizione - di un minore costo del lavoro in Italia - non diventa un fattore di maggiore competitività per il nostro sistema produttivo?
Proviamo ad azzardare una risposta. In Italia, dall'inizio degli anni '90 a oggi si è attuato un profondo processo di redistribuzione della ricchezza a danno dei lavoratori e dei pensionati. Lo dimostrano non solo i dati fiscali del 2007 e 2008 (riportati in un articolo del Corriere della Sera, 3 gennaio 2010) e gli studi svolti da enti economici e di ricerca. E la politica economica e sociale della destra non ha ridotto, ha anzi accentuato queste diseguaglianze.
Si fa un gran parlare di riforme, in queste settimane. Ne siamo convinti: l'Italia, più di altri Paesi, ha bisogno di riforme. Riforme istituzionali, ma anche e soprattutto riforme economiche e sociali. E' ciò che propone il PD, per il 2010, perchè solo così si può uscire dalla crisi e preparare la ripresa.

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