martedì 5 ottobre 2010
Finalmente un ministro per la ripresa economica
Centocinquantaquattro giorni e poche ore per nominare il ministro dello Sviluppo economico dopo l'abbandono di Scajola. Tanto tempo è servito a Berlusconi per decidere se abbandonare l'interim ad un dicastero fondamentale per la ripresa economica. La scelta è ricaduta su Paolo Romani che già occupava il ruolo di sottosegretario nello stesso ministero.
Alle ore 19.00 dopo vari annunci e conseguenti smentite, finalmente si è avuta la certezza che Paolo Romani è il nuovo ministro dello Sviluppo economico. Nel gelo politico, dopo quanto avvenuto per la precedente nomina del ministro Brancher, Napolitano ha ricevuto Romani per la firma e il giuramento sulla Costituzione.
Come era facilmente prevedibile la scelta è ricaduta su chi potesse garantire maggiormente gli interessi del premier e non della ripresa economica del Paese. Nel ruolo di sottosegretario con la delega alle Comunicazioni, Romani si era già messo in luce in questi due anni per aver preso i meriti del passaggio della televisione al digitale terrestre che invece era già stato impostato e realizzato dal suo predecessore Paolo Gentiloni.
Il neo ministro evidenzia ancora due tra le più spiccate tendenze del governo Berlusconi: affidare incarichi in base ad amicizie ed interessi oppure improvvisare. Romani è un simbolo dell'imprenditoria televisiva privata targata Berlusconi, tanto da essere paragonato, per fedeltà, a Fedele Confalonieri.
E' stato editore, dirigente di Mediaset, poi uno dei principali autori della sciagurata legge Gasparri, ma non ha dimestichezza con vertenze aziendali e crisi d’impresa, ed è quindi improbabile che riesca a riparare i danni di cinque mesi di sostanziale assenza del governo nel periodo più acuto della crisi economica. In compenso, la sua nomina rappresenta, anche simbolicamente, l’apice del conflitto di interessi.
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