giovedì 20 gennaio 2011

Ripresa economica e politiche industriali: confronto pubblico a Milano tra Bersani, Camusso e Marcegaglia

Susanna Camusso e Pier Luigi Bersani
Il 19 gennaio a Milano, complice la presentazione del libro 'Il futuro è di tutti, ma è uno solo', di Valeria Fedeli, il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, il segretario della CGIL, Susanna Camusso e il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia hanno discusso del caso Fiat e dei possibili scenari che si aprono per la ripresa economica. La necessità di nuove politiche industriali capace di favorire la ripresa e l’attività produttiva sono state condivise da tutti i partecipanti al dibattito. Lo stesso può dirsi per la necessità di mettere nero su bianco, regole chiare per la rappresentanza e i diritti sindacali nel mondo industriale. Bersani ha ricordato che il PD ha già studiato proposte di legge adeguate e che, da partito che si candida a governare il Paese, a differenza della destra ha un progetto di politica industriale per l’Italia.
Per il leader democratico “quando il polverone creato attorno alla riunione della nostra direzione sarà calato si vedrà che il PD è l'unico partito in grado di fare le riforme. Se i dirigenti del PdL avessero fatto una riunione sul caso Fiat avrebbero detto soltanto Marchionne, Marchionne; se l'avessero fatta a SEL, avrebbero solo inneggiato alla Fiom. Noi invece abbiamo discusso e abbiamo messo in campo una ricchezza di analisi e di spunti, perché le cose sono complesse e non si possono affrontare con lo spirito della tifoseria”.
Il Partito democratico è "l'unico in grado di fare le riforme in questo Paese. Noi - ha aggiunto - sappiamo fare bene la sintesi”.
Parlando di nuove strategie industriali, Bersani ha ricordato che “dobbiamo fare concorrenza ai cinesi, ma senza diventare cinesi. I problemi di competitività non si risolvono stressando chi è alla 'catena'. Il problema del made in Italy riguarda la qualità, la produttività, i tempi, c'è bisogno di conoscenza, di ridurre lo stress e la pressione sull'organizzazione del lavoro. Bisogna - ha aggiunto - trovare dei meccanismi che senza penalizzare le imprese consentano la stabilizzazione dei lavoratori, perché aumenta la precarietà come risulta dai dati che dicono che ci sono meno lavoratori a tempo indeterminato”.

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