venerdì 18 marzo 2011

Dalla parte del popolo libico che lotta contro la dittatura

L’ONU ha deciso l’istituzione della zona di non volo nei cieli della Libia. La comunità internazionale ha deciso, in altre parole, che si può e si deve impedire che si alzino in volo gli aerei e gli elicotteri delle truppe fedeli a Gheddafi per colpire le città e le popolazioni che si sono sollevate, oramai un mese fa, contro la dittatura. Il regime libico ora sa che non potrà più agire indisturbato contro i civili, a Bengasi, in Cirenaica, a Misurata, a Tobruk. E i rivoltosi, i patrioti libici, sanno che la comunità internazionale – anche se in ritardo – ha deciso di non abbandonarli a sé stessi.
L’Italia, l’Europa, gli Stati Uniti devono scommettere sulla democratizzazione della Libia e dei Paesi nord-africani e medio-orientali e sostenere attivamente le componenti più avanzate di quelle società perché ne guidino il cambiamento.
Un cambiamento che sarà il risultato non dell’”esportazione” della democrazia ma della lotta per la libertà e la democrazia di cui il popolo libico si è fatto protagonista. E’ a partire da ciò che si potranno costruire nuove relazioni, di reciproco vantaggio tra la Libia, l’Italia e l’Europa. E’ ciò che conviene all’Italia e all’Europa.
E chi teme l’esodo, la fuga di migliaia di profughi verso l'Italia deve persuadersi che solo il successo della trasformazione democratica  può restituire a quei popoli la fiducia in un futuro diverso e migliore a casa propria.
Per costringere Gheddafi al cessate il fuoco e al rispetto della zona di non volo è necessario l'intervento delle aviazioni militari dei paesi europei. L’Italia metterà certamente a disposizione le proprie basi e – questa eventualità va messa in conto – così facendo potrebbe esporsi alla reazione del dittatore libico. Bisogna prepararsi per reagire a ogni minaccia e per contrastarla. Bisogna fare in modo che la sollevazione popolare anti-gheddafi non solo non venga soffocata ma possa risultare vittoriosa fino alla cacciata di Gheddafi.

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