L’ONU ha deciso l’istituzione della zona di non volo nei cieli della Libia. La comunità internazionale ha deciso, in altre parole, che si può e si deve impedire che si alzino in volo gli aerei e gli elicotteri delle truppe fedeli a Gheddafi per colpire le città e le popolazioni che si sono sollevate, oramai un mese fa, contro la dittatura. Il regime libico ora sa che non potrà più agire indisturbato contro i civili, a Bengasi, in Cirenaica, a Misurata, a Tobruk. E i rivoltosi, i patrioti libici, sanno che la comunità internazionale – anche se in ritardo – ha deciso di non abbandonarli a sé stessi.
L’Italia, l’Europa, gli Stati Uniti devono scommettere sulla democratizzazione della Libia e dei Paesi nord-africani e medio-orientali e sostenere attivamente le componenti più avanzate di quelle società perché ne guidino il cambiamento.
Un cambiamento che sarà il risultato non dell’”esportazione” della democrazia ma della lotta per la libertà e la democrazia di cui il popolo libico si è fatto protagonista. E’ a partire da ciò che si potranno costruire nuove relazioni, di reciproco vantaggio tra la Libia, l’Italia e l’Europa. E’ ciò che conviene all’Italia e all’Europa.
E chi teme l’esodo, la fuga di migliaia di profughi verso l'Italia deve persuadersi che solo il successo della trasformazione democratica può restituire a quei popoli la fiducia in un futuro diverso e migliore a casa propria.
Per costringere Gheddafi al cessate il fuoco e al rispetto della zona di non volo è necessario l'intervento delle aviazioni militari dei paesi europei. L’Italia metterà certamente a disposizione le proprie basi e – questa eventualità va messa in conto – così facendo potrebbe esporsi alla reazione del dittatore libico. Bisogna prepararsi per reagire a ogni minaccia e per contrastarla. Bisogna fare in modo che la sollevazione popolare anti-gheddafi non solo non venga soffocata ma possa risultare vittoriosa fino alla cacciata di Gheddafi.
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