mercoledì 6 aprile 2011

A 2 anni dal terremoto dell’Aquila, diradato il polverone della propaganda, emerge il dramma e il dolore di una città abbandonata dal Governo

A due anni di distanza dal sisma che ha sconvolto l’Abruzzo è doveroso ricordare quanti sono scomparsi e essere vicini ai familiari delle vittime, e accertare fino in fondo le tante responsabilità di quanto accaduto quella terribile notte.
Oggi ancora 39mila persone sulle 70mila che risiedevano a L'Aquila e nei comuni del cratere, sono fuori dalle proprie abitazioni, in sistemazioni che li privano dei legami e del vissuto a cui ognuno tiene. Il Partito democratico chiede che parta finalmente un'azione seria, programmata, per riportare la vita anche nel centro storico de L'Aquila e alimentare di nuovo il tessuto sociale ed economico.
Il PD ha presentato una proposta di legge con misure che consentano di accompagnare la ricostruzione, di sostenere e dare risposte a quanti intendono tornare a vivere nelle loro case, nella loro città e riprendere la propria vita e attività economica.
L'Aquila è stata uno dei tanti luoghi in cui il governo e, Berlusconi in particolare, ha annunciato miracoli sulla pelle delle persone. A L'Aquila, come altrove, sono rimasti i problemi, aggravati dal tempo, passato senza una seria azione del governo. Chi ha promesso deve rispondere: il governo deve chiarire agli italiani tutti qual é la vera situazione de L'Aquila e dei tanti centri colpiti, perché la ricostruzione vera non può più aspettare.
Dopo il disastroso terremoto del 6 aprile del 2009, la cui scossa principale registrata attorno alle 3,32 ha raggiunto i 5,9 gradi della scala Richter, il bilancio delle vittime a l’Aquila è risultato altissimo: 308 morti e circa 1600 feriti. Il sisma ha spazzato via vite umane, case ed identità degli aquilani, ma non ha fiaccato la volontà degli aquilani e degli abruzzesi di ricostruire le loro città e paesi.

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