giovedì 1 settembre 2011

Sulla "caccia in deroga" le verità e le responsabilità

Sul tema della caccia allo storno la stagione venatoria si avvia all’insegna dell’incertezza. Ecco i fatti...

1)Il Governo – incapace - non è riuscito in sede europea a togliere lo storno dalle specie protette (come successo per gli altri Paesi del sud Europa).
2)Il Governo non ha approvato, come si era impegnato a fare, il DPR che nel frattempo avrebbe dovuto disciplinare le modalità di esercizio della caccia in deroga per evitare contenziosi crescenti tra le parti e per dare indicazioni all’ISPRA.
3)In questa situazione di incertezza, viste le inadempienze italiane e le procedure di infrazione avviate sulla Direttiva Europea Uccelli, la Direzione Generale Ambiente e Natura della UE ha deciso (col parere favorevole del Governo) che tutti gli Atti delle Regioni che consentono la caccia in deroga a specie protette dalla Direttiva Uccelli, per essere validi, debbano avere parere favorevole e conforme dell’ISPRA.
Il combinato disposto di questi fatti accaduti nel mese di luglio, quando cioè si stavano definendo le Intese e gli Atti per la stagione venatoria 2011/12, hanno invalidato il proficuo e coerente lavoro attuato dalla nostra Regione con l’intesa di Associazioni Agricole, Venatorie e di parte di quelle Ambientali, lavoro che ha consentito negli ultimi due anni di potere svolgere il prelievo in deroga allo storno in regime di certezza e sicurezza.

La posizione della Regione Emilia-Romagna è sempre stata chiara, coerente e precisa.
Siccome lo storno è, purtroppo, ancora considerato una specie non cacciabile, proprio in coerenza con le Direttive europee l’Emilia-Romagna ha sempre legato la possibilità del prelievo in deroga della specie ai danni provocati all’agricoltura.
Danni verificati e documentati dal lavoro delle Province, dalla collaborazione attiva degli agricoltori e dall’immenso e positivo lavoro degli ATC, anche in relazione ai Piani di controllo e prevenzione.
Gli atti della Regione, seppure sottoposti a ricorso, hanno retto nel loro impianto giuridico-amministrativo di fronte al TAR ed al Consiglio di Stato. Atti, va ricordato, che non avevano il parere favorevole di ISPRA.

La Regione Emilia-Romagna non ha cambiato opinione in merito.
Lo dimostra il fatto che nel mese di giugno si sono svolti i necessari incontri per riproporre la delibera del 2010.
Lo conferma il fatto che di fronte alla realtà negativa rappresentata dal Documento-Verbale dell’8 luglio, inviato alle Regioni dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, nel quale si dà conto della decisione europea di non accettare provvedimenti di deroga non avvallati dall’ISPRA, la Giunta Regionale - attraverso l’Assessore - si è immediatamente mossa nell’ambito della Conferenza delle Regioni per chiedere la modifica di tali disposizioni ed ha favorito e sostenuto il Documento Unitario sottoscritto da tutte le Associazioni Agricole e Venatorie nel quale si chiede al Governo di emanare immediatamente le Direttive Nazionali per la caccia in deroga e di fornire direttive all’ISPRA perché formuli pareri coerenti e sensati sugli Atti delle Regioni.
Il PD ha presentato in Assemblea Legislativa Regionale - e lo farà in tutte le Province della Regione - una apposita Risoluzione di sostegno al documento unitario.

Dunque le Responsabilità sono chiare.
Il mondo venatorio ed agricolo, l’ambiente e l’agricoltura pagano il prezzo di una politica del Governo incoerente ed immobile sia sul tema delle deroghe che su quello della caccia in generale.

La Regione Emilia-Romagna, di fronte a questa situazione, ha riunito i Tavoli di concertazione con le Associazioni ed ha adottato l’unica delibera di deroga possibile, in grado cioè di ottenere il parere conforme di ISPRA.
Una delibera assunta per ragioni giuridiche entro luglio (la legge regionale non consente infatti delibere di giunta in materia in tempi successivi) che, di fatto, pone forti limitazioni al prelievo dello storno e rischia di contraddire il lavoro fin qui svolto di controllo e tutela dell’agricoltura.
Una delibera che ha suscitato molte discussioni e che l’Assessore si era detto disposto anche a ritirare, ma che il tavolo di concertazione ha convenuto di mantenere in vigore per tenere aperto il fronte delle deroghe.
Una delibera sulla quale occorre fare chiarezza per evitare incomprensioni e strumentalizzazioni e per smentire molti luoghi comuni e semplificazioni delle quali si appropriano alcune frange integraliste del mondo venatorio ed esponenti della Destra.

Abbiamo sentito dire: “la Regione poteva scegliere diversamente e non tenere conto delle disposizioni europee e governative”; “il documento dell’8 luglio non è valido giuridicamente e quindi si poteva non rispettare”; “perché la Regione non ha scelto la strada delle modiche quantità di prelievo dello storno come la Lombardia?”.
Tutte osservazioni legittime, ma che non tengono conto delle attribuzioni e competenze attribuite alle Regioni.
Un conto è la battaglia politica che va condotta fermamente come fa il PD; altra cosa è l’azione di governo, che si deve esercitare nel rispetto delle leggi.
L’unica alternativa alla delibera in essere era nessuna deroga e nessuna possibilità di prelievo.
Reiterare gli Atti degli anni scorsi comporterebbe la sottrazione alla Regione di ingenti risorse europee destinate all’agricoltura e l’avvio di una procedura di infrazione.
Il problema non è stabilire se il documento dell’8 luglio sia o meno valido giuridicamente.
Ciò che è certo è che se si approvano delibere col parere contrario dell’ISPRA come le nostre degli ultimi anni, vengono immediatamente impugnate e la Regione sanzionata.

Infatti, rispetto alle precedenti sentenze in materia, sono maturate nel frattempo ulteriori importanti e negative novità sul tema delle deroghe che cambiano lo scenario giuridico-amministrativo.
Analoga delibera a quella regionale è stata adottata dalla Toscana, dalle Marche, dalla Provincia di Perugia e da altre Regioni.
Quanto alle modiche quantità, si ricorda che anch’esse vanno autorizzate dall’ISPRA che - contattata in proposito - ha espresso contrarietà a questo tipo di deroghe.
La Lombardia ha approvato una legge di 1 articolo che assume come valido un parere favorevole del 2005 dell’allora INFS sul tema delle modiche quantità e che consente di prelevare 10 storni per cacciatore con un carnè massimo di 50 storni in tutta la stagione e con 7 controlli.
Posto che va ricordato che in Lombardia l’anno scorso non si è cacciato lo storno, si tratterà di vedere se tale atto troverà il parere conforme dell’ISPRA ed in ogni caso, non avendo l’Emilia-Romagna a monte alcun parere dell’INFS, non potrebbe assumere un atto simile, fra l’altro di scarsa efficacia per i cacciatori e per l’agricoltore.
In conclusione.
Il PD comprende la frustrazione e lo stato d’animo di quelle migliaia di cacciatori ed agricoltori che sul tema delle deroghe chiedono certezze e regole condivise e definitive. La loro battaglia è anche la nostra e la perseguiamo in sede europea, nazionale e locale.

Per questo noi chiediamo:
1) Il riconoscimento dello storno come specie cacciabile, ed in questo senso mobiliteremo i nostri gruppi parlamentari in sede nazionale ed europea.
2) L’emanazione immediata da parte del Governo delle Linee Guida concordate con le Regioni e le Associazioni sulla caccia in deroga.
3) Di praticare in Emilia-Romagna la caccia in deroga con le stesse modalità utilizzate negli ultimi anni che, nonostante l’incomprensibile parere contrario dell’ISPRA, hanno avuto sempre l’apprezzamento del mondo agricolo e venatorio ed hanno consentito di ridurre significativamente i danni alle colture senza mettere in alcun modo a rischio la conservazione della specie. Quindi, a fronte della delibera in atto, chiediamo di verificarne a breve i risultati prodotti in termini di contenimento dei danni alle colture e di efficacia e, a fronte di risultati non positivi - di chiamare tutti ad un tavolo di confronto, ISPRA compresa, per procedere alle eventuali modifiche necessarie.
4) Al Governo di disciplinare al meglio il ruolo, la funzione ed i compiti dell’ISPRA.
Noi crediamo nella validità della funzione di una istituzione scientifica pubblica da potenziare e qualificare per potere disporre dei dati certi e necessari ad una buona politica di salvaguardia della fauna e della biodiversità.
Non crediamo invece ad una istituzione separata dalle Istituzioni locali - da coloro che hanno il compito di gestire il territorio e dal mondo associativo, ambientale, agricolo e venatorio- senza il quale non si possono fare serie politiche di sostenibilità.

Chiediamo dunque anche alla Regione di mantenere uno stretto rapporto con ISPRA perché essa svolga il ruolo che le compete e non si assuma impropri compiti come il caso storno ci segnala: da una parte si dichiara che la specie non è in estinzione e dall’altra non se ne autorizza un prelievo efficace.
Il PD dell’Emilia-Romagna ed il Gruppo Assembleare Regionale ribadiscono il proprio impegno coerente per rafforzare l’alleanza tra le componenti ambientaliste, agricole e venatorie per garantire un’attività venatoria regolata e certa a tutela dell’equilibrio faunistico e della biodiversità.

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