martedì 18 ottobre 2011

Le Associazioni cattoliche a Todi: “Berlusconi faccia un passo indietro. Il suo governo è inadeguato”

Serve un esecutivo forte, che coinvolga tutte le forze politiche. È la novità uscita con forza dall`appuntamento di Todi, il seminario promosso dal Forum delle associazioni del lavoro che ha visto l`intero mondo del laicato cattolico confrontarsi sulla «buona politica».
“Finisce la lunga stagione del silenzio dei cattolici che torneranno ad essere protagonisti nel territorio con iniziative forti” ha assicurato il leader della CISL, Raffaele Bonanni, nella conferenza stampa conclusiva. Nessun partito cattolico è all`orizzonte. Si parla di impegno “rigorosamente pre-politico”. Se questa è la premessa, forte e condivisa è comunque la convinzione che la situazione si sia fatta ormai insostenibile. Che occorra una svolta nella guida del Paese. “Ci vuole un governo nuovo e più forte. Che veda il concorso di tutte le forze politiche per affrontare le quattro grandi emergenze che ha di fronte il Paese”, ha detto ancora il leader della CISL. Ha parlato a nome di tutte le ottanta sigle che hanno partecipato all`iniziativa”.


Roberto D’Alimonte, Il Sole 24 Ore 18 ottobre 2011 

“Nell`orientamento di voto, l`ideologia prevale sulla fede. Quanti sono i cattolici in Italia oggi? E come votano?Alla prima di queste domande si può rispondere grazie ai dati dell`Istat, ma prima di farlo occorre intendersi sulla definizione. Chi sono i cattolici? In una accezione molto ampia del termine sono la stragrande maggioranza della popolazione italiana. Nel bel saggio di Roberto Cartocci, La Geografia dell`Italia Cattolica, Il Mulino, i non cattolici/indifferenti/anticlericali vengono stimati al 10 per cento. Ma questo non vuol dire che il restante 9o% della popolazione possa essere definito cattolico in un senso pregnante del termine. Se per cattolici si intende coloro che vanno alla messa regolarmente (almeno una volta alla settimana) l`indagine Istat citata ci dice che sono circa un terzo della popolazione italiana. Si tratta di una rilevazione che ha riguardato 20.000 famiglie e 47.000 italiani, svolta nel2009 e pubblicata nel 2010. Sono numeri importanti che giustificano l`attenzione che in questi momenti di disorientamento viene riservata al mondo cattolico. Soprattutto perché, come giustamente fa notare Cartocci, la debolezza della politica in questa fase della nostra storia mette paradossalmente la Chiesa in una posizione ancora più centrale nella vita politica del paese a dispetto della crescente secolarizzazione della società italiana. I cattolici praticanti sono una minoranza attiva quasi priva di concorrenza nella sfera pubblica. Ma come votano i cattolici italiani? Sulla base dell`ultimo sondaggio di Itanes condotto dopo le elezioni del 2008 si possono fare due affermazioni:
1. non votano tutti dalla stessa parte;
2. la maggior parte di loro, sia quelli più devoti che quelli più tiepidi, votano a destra.
Questo quadro è molto diverso da quello esistente negli anni d`oro della Prima Repubblica. Allora la grandissima maggioranza dei cattolici praticanti votava per un unico partito, la DC. Anche allora, come ora, questi si dividevano tra progressisti e tradizionalisti ma stavano tutti sotto lo stesso ombrello e questo serviva a nascondere le profonde differenze che li separavano.
Adesso non è più così. La scomparsa della DC e la trasformazione in senso bipolare della politica italiana ha fatto emergere con nettezza le divisioni esistenti all`interno del mondo cattolico su bioetica, laicità, immigrazione, cittadinanza. E così i cattolici di sinistra sono andati a sinistra e quelli di destra a destra con buona pace dei tentativi di ricreare un centro post-democristiano. Questo ha indebolito il fattore religioso e rafforzato quello ideologico.
I dati parlano chiaro. Su molte questioni i cattolici praticanti che votano PD sono più vicini alle posizioni degli elettori di sinistra non credenti o non praticanti che alle posizioni dei cattolici praticanti che votano PdL.
In altre parole i cattolici praticanti oggi votano lo schieramento che è più congeniale alle rispettive posizioni politiche. Sono queste che fanno la differenza e non la loro fede. Così i cattolici praticanti di orientamento tradizionalista votano a destra non in quanto cattolici ma perché trovano nei partiti di questo schieramento la risposta alle loro preoccupazioni e la difesa dei loro interessi. Si prenda il caso della immigrazione. Dai dati di Itanes risulta che più del 25% dei cattolici praticanti che hanno votato a destra vedono l`immigrazione come una minaccia contro il 10% di quelli che hanno votato a sinistra. Lo stesso sul tema della costruzione delle moschee. Il 53% dei cattolici praticanti del Pdl è contrario contro il 29% dei praticanti elettori del PD. In entrambi i casi sono valori simili a quelli degli altri elettori del PdL e del PD.
Quindi non è il fatto di essere cattolici a contare bensì l`orientamento politico. Stando così le cose, la capacità della Chiesa di influire sul comportamento di voto perfino dei praticanti, che sono i fedeli più assidui, è per forza di cose limitata. Se il fattore ideologico prevale su quello religioso è più difficile fare appello alla fede per orientare il voto in un senso o nell`altro. La fede, e ancor più la Chiesa, contano ma per esercitare tutta la loro influenza devono cercare strade nuove. Todi è una tappa”.

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