In un seminario discusse le linee guida del
Partito Democratico per la riforma degli Enti locali: eliminare gli sprechi e
rinnovare la politica.
La chiara definizione delle
funzioni delle Province come enti di secondo livello, la determinazione del
campo di intervento delle Regioni, l’individuazione delle “aree
vaste” con le dimensioni dei nuovi distretti, l’impegno per forti
investimenti finanziari atti a garantire servizi associati, il
riconoscimento in Costituzione del nuovo ente. Sono alcuni punti fermi definiti
nel corso di un seminario che si è svolto nella sede nazionale del Partito Democratico, dedicato alla riforma delle provincie. All’incontro hanno
partecipato amministratori, parlamentari ed esponenti degli enti locali.
“Ripensare l’apparato amministrativo della Repubblica, sia a livello centrale sia locale, per abbattere quei caratteri di inefficienza e di incapacità decisionale che ne hanno minato, nel tempo, la credibilità e la funzione democratica. Questo è il compito di un partito riformista”. E’ quanto ha dichiarato al termine Davide Zoggia, Responsabile degli Enti Locali che ha presieduto l’incontro a cui ha partecipato anche il Segretario Pier Luigi Bersani.
Secondo Bersani “lo Stato deve
riorganizzare il proprio apparato riducendo un sistema di sedi e organi
eccessivi, ma allo stesso temo senza concedere
nulla al populismo e avendo come obiettivo la ricostruzione di un rapporto
della politica con i cittadini, rinnovato e fondato sulla fiducia e la
credibilità”.
Nel corso del dibattito è emersa
la necessità che la riforma si inserisca in un contesto di riordino tanto a
livello centrale quanto negli Enti Locali della presenza dello Stato,
alleggerendone il peso e producendo risparmi. Per questo le proposte che il PD
mette in campo, dalla riforma della Legge Elettorale alla rimodulazione
dell’elezione e delle funzioni delle Province, hanno come obiettivo
quello di riavvicinare la politica ai cittadini, rendendola sempre meno un
corpo estraneo rispetto ai sacrifici che investono le fasce più deboli della
società. Insomma ci si propone una posizione avanzata e non difensiva che possa
contribuire in maniera determinata all’ammodernamento dello Stato e del sistema
delle autonomie.
La riforma delle Province, in
particolare, richiede oggi decisioni urgenti per evitare il caos
amministrativo che può nascere nella fase di transizione dopo l’approvazione
del decreto Salva Italia che disegna il nuovo profilo.
Riforma degli Enti Locali
Nota del PD su Regioni, Province, Comuni
Paragrafo 1 – Il PD
forza riformatrice, non conservatrice
Il PD farà la sua parte – oggi
che aspetti essenziali della riforma istituzionale sono oggetto di iniziative
del Parlamento e del Governo – con spirito dinamico e costruttivo, senza alcuna
remora difensiva o di conservazione dell'esistente.
Abbiamo i titoli per farlo. Per
il contributo dato alla modernizzazione delle Istituzioni, in particolare con
la Riforma del Titolo V e con le 'leggi Bassanini'; e perché sappiamo che la
ricostruzione del Paese passa anche da una Pubblica Amministrazione più
trasparente ed efficiente. il PD è pronto.
Oggi è urgente accelerare, con tutti gli strumenti possibili, la costruzione di un potere pubblico nazionale e locale che sia semplificato, alleggerito e libero da duplicazioni.
Oggi è urgente accelerare, con tutti gli strumenti possibili, la costruzione di un potere pubblico nazionale e locale che sia semplificato, alleggerito e libero da duplicazioni.
Solo così, mettendo al centro il
cittadino e le sue domande, esso sarà davvero rappresentativo e autorevole.
Ridisegnare l'Italia delle Istituzioni, al centro e nel territorio, sarà un modo perché esse aiutino la ripresa e la ricostruzione civica e sociale del Paese, svolgendo il ruolo che assegna loro la Costituzione.
Verso le autonomie locali e regionali si è sviluppato un indiscriminato e ingeneroso attacco che finisce per occultare quanto esse contino per gli investimenti, la tenuta dei servizi, le esigenze della coesione.
Per contrastare la campagna anti-autonomistica è però indispensabile che i progetti di riforma, nel segno dell'innovazione e della modernizzazione, si facciano concreti e diventino rapidamente legge. Pena l'ulteriore discredito che ricadrà sul Parlamento, sui partiti, sulla democrazia italiana.
Ridisegnare l'Italia delle Istituzioni, al centro e nel territorio, sarà un modo perché esse aiutino la ripresa e la ricostruzione civica e sociale del Paese, svolgendo il ruolo che assegna loro la Costituzione.
Verso le autonomie locali e regionali si è sviluppato un indiscriminato e ingeneroso attacco che finisce per occultare quanto esse contino per gli investimenti, la tenuta dei servizi, le esigenze della coesione.
Per contrastare la campagna anti-autonomistica è però indispensabile che i progetti di riforma, nel segno dell'innovazione e della modernizzazione, si facciano concreti e diventino rapidamente legge. Pena l'ulteriore discredito che ricadrà sul Parlamento, sui partiti, sulla democrazia italiana.
Paragrafo 2 – Lavoriamo
ad un disegno complessivo ed organico di riforma
Il PD continuerà a
battersi perché si realizzi un organico e coerente processo di riforma del
sistema istituzionale, che riguardi tutti i suoi rami e incida su tutte la
cause di inefficienza ed opacità.
Tutti i livelli istituzionali sono chiamati in causa, nessuno escluso.
Tutti i livelli istituzionali sono chiamati in causa, nessuno escluso.
La consuetudine a considerare al
riguardo solo il comparto delle autonomie territoriali è sbagliata e fuorviante.
Gli spazi di risparmio e di miglioramento operativo non è affatto minore nei
livelli statali, quelli che hanno sede a Roma e quelli dislocati sul
territorio, benché se ne parli assai meno.
La piattaforma di una organica
riforma istituzionale locale è stata più volte illustrata e sostenuta dal PD,
dopo essere stata formalmente assunta – nei suoi principi essenziali – in varie
assemblee nazionali del partito.
Essa si fonda su alcune
idee-forza principali, che qui richiamiamo in estrema sintesi:
a) varare
il Senato delle Autonomie, sede di confronto e compensazione dei poteri
territoriali e superamento effettivo del bicameralismo;
b) ridurre
le sedi statali e ministeriali sul territorio, riorganizzandole in parallelo al
riordino delle Province;
c) superare
il pulviscolo comunale, incentivando fusioni, unioni, gestioni associate dei
servizi locali;
d) dar
vita alle Città metropolitane, senza ulteriori incertezze e rinvii;
e) riformare
le Province e costituire un nuovo Ente intermedio, più vasto e dalle funzioni
di coordinamento e gestionali selezionate;
f) eliminare
la pletora di enti, agenzie e consorzi, riconducendoli nella competenza diretta
dei Comuni e delle nuove Province;
g) qualificare
le Regioni nella loro funzione legislativa e programmatoria, trasferendo tutti
i ruoli di gestione amministrativa agli Enti locali.
h) Questa
piattaforma potrà anche realizzarsi in progress, ma va sempre tenuta presente
come esigenza e vincolo di organicità e coerenza.
Paragrafo 3 – Il
disegno delle nuove Province
Con la legge 214/2011, approvata
dal Parlamento, e con l'articolo 23 in particolare, viene disegnato un nuovo
profilo delle Province italiane: ente di secondo livello, con funzioni limitate
all'indirizzo e coordinamento, governato dai Sindaci del comuni interessati.
Il PD aveva presentato,
nell'autunno 2010, una proposta di legge che delineava un percorso diverso,
basato sulla riorganizzazione delle Province e su una loro sostanziale
riduzione di numero.
Il dettato legislativo vigente chiama i partiti ad un inedito sforzo costruttivo.
Il dettato legislativo vigente chiama i partiti ad un inedito sforzo costruttivo.
Il PD valuta con grande
attenzione il quadro nuovo: pur nella sua indubbia complessità attuativa, esso
può rappresentare una svolta concreta.
Vanno certo sciolte le
contraddizioni e le ambiguità dell'articolo 23, da molte parti sollevate. E
vanno acquisiti alcuni elementi indispensabili alla costruzione di un secondo
livello che funzioni.
In particolare:
In particolare:
- una chiara definizione delle funzioni delle nuove Province,quelle di 'indirizzo e coordinamento' e quelle di gestione di servizi di area vasta, distinguendo quindi nel modo più netto possibile quelle che spettano al Comune singolo e quelle che posso essere esercitate solo nella sede unitaria;
- la chiarificazione dello spazio e dei limiti che spetteranno alle Regioni per integrare, ove lo volessero, le funzioni provinciali fondamentali con altre da esse delegate, sulla base del loro specifico rapporto con gli Enti locali;
- l'individuazione, da parte di Stato e Regioni, della mappatura delle ‘aree vaste' cui corrisponderanno le nuove, più ampie, dimensioni delle nuove Province, attraverso un processo graduale che va ben organizzato e governato;
- la precisazione degli aspetti connessi ai sistemi elettorali, con la scelta dei criteri concernenti l'elettorato attivo e passivo e il rapporto Sindaci-Consigli, nonché le norme che consentano una relazione democraticamente garantita tra questi ultimi e tra le maggioranze e le minoranze nei singoli territori.
Assolutamente cruciale sono poi le questioni relative:
- al varo delle Città metropolitane, viste come snodo della relazione tra dimensione urbana e area vasta, tra città e Regione;
- al forte investimento da fare – anche come incentivi finanziari e legislativi – sull'associazionismo comunale e la gestione associata dei servizi, onde evitare che le deleghe delle ex-Province siano affidate a Comuni impreparati, perché frammentati;
- alla coerente collocazione del nuovo Ente intermedio di area vasta nella Costituzione, risolvendo limpidamente il tema della sua specifica e diversa natura. La soluzione più logica appare qui quella del mantenimento della nuova Provincia in Costituzione, per garantirne le funzioni proprie ed evitare sbandamenti verso neocentralismi regionali o verso la frammentazione municipale, in una posizione diversa da quella di Comuni e Regioni.
Paragrafo 4 – Il
compito riformatore che spetta oggi alla politica
Il PD lavora convintamente a far
sì che le finestre di opportunità esistenti oggi in Parlamento siano pienamente
e utilmente sfruttate.
I passaggi fondamentali sono oggi
rappresentati dall'approvazione definitiva della Carta delle Autonomie e dai
lavori del Comitato ristretto della Commissione Affari Costituzionali della
Camera.
Esistono le condizioni per un esito positivo largamente condiviso, specie se verranno assunte e coerentemente risolte le questioni di ordine costituzionale e di architettura amministrativa fin qui richiamate. L'occasione non va persa.
Esistono le condizioni per un esito positivo largamente condiviso, specie se verranno assunte e coerentemente risolte le questioni di ordine costituzionale e di architettura amministrativa fin qui richiamate. L'occasione non va persa.
La riforma delle Province, in
particolare, abbisogna di decisioni urgenti anche per evitare il caos
amministrativo che può nascere nella fase di transizione. A tal fine Governo e
gruppi parlamentari dovranno valutare l'iter più proficuo e certo,
agganciandosi al Codice delle Autonomie o stralciando da esso le norme relative
alla Provincia a seconda di quale sia la via migliore ad ottenere il
concretizzarsi delle modifiche attese.
Il PD starà in campo per portare
in fondo le riforme in corso. La nostra azione vuole dare esito alla diffusa
aspettativa di nuovi assetti e, in pari tempo, dimostrare che la politica fa il
suo dovere fino in fondo. Non è sospesa né silente.
C'è un insidioso tentativo di
dimostrare l'inutilità dei partiti e del loro ruolo, oggi che opera un governo
'tecnico'. Lo si sconfigge portando a casa le riforme necessarie e mature. E
così si dà forza ad un'idea di nuova e buona politica, di democrazia avanzata e
concreta.
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