venerdì 30 marzo 2012

Dal DDL Semplificazione primi segnali per la sburocratizzazione dell'agricoltura. Il PD propone il Registro Unico dei Controlli, come si è fatto in Emilia-Romagna

Publichiamo l'intervento in Aula della senatrice Leana Pignedoli, sul DDL Semplificazione, che oltre a riferirsi alle implicazioni del provvedimento sul settore agricolo (connessione delle banche dati tra organismi pagatori, agenzie delle entrate, INPS e camere di commercio; maggiore facilitazione alla vendita diretta dei prodotti agricoli; minori complicazioni burocratiche sulla movimentazione dei rifiuti), richiama le proposte del PD per la complessiva riorganizzazione del sistema dei controlli in agricoltura e la creazione di un registro unico. In particolare si sottolinea il valore innovativo della Legge per il registro unico dei controlli in agricoltura approvata dalla Regione Emilia-Romagna e la necessità e l'urgenza di adottare un analogo proveddimento legislativo a livello nazionale.

Intervento in Aula della sen. Leana Pignedoli (PD) sul DDL Semplificazione
(28 marzo 2012)

Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi,
il recupero di competitività di questo Paese non può prescindere dall'eliminazione delle inefficienze del sistema pubblico. Per il settore agricolo vorrei dire che questo è doppiamente vero. Nel settore primario razionalizzare, togliere peso burocratico ingiustificato e aumentare l'efficienza vuol dire affrontare nello stesso tempo più questioni, e tutte urgenti: la tutela della qualità, principale fattore competitivo del settore agricolo italiano; il contrasto alle frodi alimentari attraverso l'ottimizzazione degli strumenti di controllo; la tutela e la dignità del lavoro;l'alleggerimento della burocrazia per le imprese.
Lo stanno dicendo con forza e con determinazione le associazioni agricole, le associazioni sindacali e la rappresentanza del mondo cooperativo agricolo. Hanno quantificato costi, hanno denunciato contraddizioni della burocrazia, impatti negativi sulla capacità competitiva e impatti negativi anche in termini di insicurezza alimentare.
Hanno declinato i percorsi della cattiva burocrazia nelle singole filiere. Non solo: hanno fatto proposte concrete di modifiche di procedure volte a maggiore semplificazione. Proposte articolate, che noi del Gruppo del PD abbiamo accolto in grande misura e inserite nella nostra proposta di legge sulla semplificazione. Un disegno di legge che, in un percorso unificato alle proposte di altri Gruppi parlamentari, ha iniziato il suo iter in Commissione agricoltura qui in Senato.
Il decreto che è in discussione in Aula interviene su alcuni punti importanti, e noi li condividiamo.
Si prevede la connessione delle banche dati tra organismi pagatori, agenzie delle entrate, INPS e camere di commercio. Sarà un salto di qualità, di efficienza: sarà un importante primo passo.
Con l'articolo 27 si rende più agevole la vendita diretta dei prodotti agricoli. Dunque, più protagonismo ai produttori agricoli, più facilità al rapporto diretto con il consumatore. Con l'articolo 28 si interviene sulla complicazione burocratica della movimentazione dei rifiuti. Ora è un sistema complicato, oneroso e non per questo garante di tracciabilità rigorosa. Sono misure che porteranno un beneficio reale al settore agricolo.
Oggi, il settore agroalimentare, proprio oggi, nel momento in cui può contribuire realmente alla crescita del Paese, ha urgenza di un'operazione semplificazione complessiva, radicale e coraggiosa, a partire dal riordino dell'intera materia agricola. Un testo unico per una materia oggi dispersa tra leggi speciali e il codice civile, con intrecci continui tra livelli normativi comunitari, nazionali e norme regionali, qualche volta in contraddizione tra loro.
Va riaperta questa grande revisione, quel codice agricolo così propagandato nel 2009 dall'allora ministro Zaia, e mai completato, lasciato lì in una stesura carica di errori e priva di ogni reale semplificazione.
Ancora più pressante è l'esigenza di affrontare il sistema dei controlli. Serve coordinamento forte, reti e informatizzazione per alleggerire le procedure. Il sistema dei controlli agroalimentari nel nostro Paese è estremamente fragile. Sono 16 gli organismi: 10 di carattere nazionale (vigilati da tre diversi Ministeri) e sei di valenza territoriale (dalle ASL agli enti provinciali, comunali e regionali).
L'agricoltura è certamente uno dei settori più appesantiti da procedure complesse e da sovrapposizioni. Gli esempi sono moltissimi nelle diverse filiere alimentari.
Prendiamo ad esempio, per tutti, il vino (ma potremmo prendere l'olio, l'ortofrutta o altro): un viticoltore che vuole produrre vino di qualità deve fare richiesta per poter impiantare il vitigno; poi avrà la verifica di ciò che ha piantato; dopodiché dovrà iscrivere la vigna all'albo dei vigneti e vini DOC. La produzione verrà poi denunciata all'organismo di controllo; dovrà tenere quotidianamente aggiornato il registro di vinificazione; poi dovrà compilare il registro di carico e scarico e dovrà tenere il registro di imbottigliamento. Dopodiché il viticoltore acquisterà le fascette (un sistema arcaico); dovrà fare richiesta di parere per l'imbottigliamento; nella fase finale della produzione inviare il vino alla Camera di Commercio per l'analisi chimico-fisica e per gli esami organolettici e attendere il parere.
La parola burocrazia si dice in un attimo, ed è talmente ripetuta da essersi consumata e quasi svuotata di immagini reali. Ma se si seguono i percorsi concreti delle autorizzazioni e dei controlli, emerge una realtà faticosa, a tratti insensata; emergono iter complessi, tempi lunghi, lentezze ingiustificate.
Prendo a prestito le parole di un imprenditore (e potrei citarne centinaia), Oscar Farinetti. Leggevo in questi giorni, in una sua efficace pubblicazione, nel capitolo «Meno leggi, più disciplina... contro la burocrazia»: «Chi produce vino in Italia è sottoposto a direttive e controlli da dieci enti diversi». E io aggiungo che ciò avviene in un intreccio perverso tra enti pubblici e organismi di natura privata.
Dieci enti diversi, e forse qualcuno è stato dimenticato: le commissioni agricole controllano la denuncia delle uve; l'Ispettorato agrario provinciale, istituito con regio decreto del 1929, applica il controllo dei vigneti; l'assessorato regionale riceve, esamina e filtra la documentazione per il Ministero; le Camere di Commercio controllano l'albo dei vigneti e decidono l'idoneità; Valore Italia distribuisce le fascette DOC e attua i piani di controllo; i Consorzi di tutela gestiscono le appellazioni e i disciplinari; le ASL controllano i locali e verificano le condizioni igieniche degli ambienti produttivi; i NAS controllano il rispetto delle norme (oppure lo fa il NAC, il nucleo antifrodi comunitario); la Guardia di finanza applica i controlli di tipo fiscale; il Corpo forestale controlla la correttezza dei vigneti e l'uso del territorio.
Funzioni inutili? No, al contrario. Gli stessi imprenditori non chiedono minori controlli. Il controllo è la base della tutela della qualità. Chiedono modalità diverse e ve ne sono.
In altri Paesi, in Francia ad esempio, Paese leader nella viticoltura, tutto questo avviene attraverso quattro organismi che si occupano di controllo della qualità, di repressione frodi, della dogana per le questioni fiscali e del controllo della qualità sullo scaffale, ovvero la tutela del consumatore.
Il Gruppo PD coglie questa occasione per sollecitare due impegni importanti al Governo.
Chiediamo che il Governo parta da qua, anche da un provvedimento che per l'urgenza non poteva contenere un'azione più completa, e possa attuare un coordinamento vero degli organismi di controllo: 10 organismi messi in rete possono diventare una task force straordinaria per tutelare il patrimonio agroalimentare.
Mi dispiace fare degli elenchi, ma solo con questi si dà l'idea di quanta complessità ha il nostro sistema di controllo: il Corpo forestale dello Stato, l'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari, il Comando dei carabinieri per le politiche agricole e alimentari (NAC), il Corpo delle capitanerie di porto, il Comando dei carabinieri per la tutela della salute (NAS), gli uffici periferici di sanità marittima, i posti di ispezione frontaliera, gli uffici veterinari per gli adempimenti comunitari, la Guardia di finanza, l'Agenzia delle dogane.

Occorre dare al comitato tecnico un coordinamento reale, costante e strutturato e unificare e programmare le azioni di controllo, le banche dati ed ottimizzare informazioni e possibilità d'intervento.
Una seconda proposta su cui il Partito democratico chiede al Governo e, in specifico, al Ministero dell'agricoltura un'azione fortemente innovativa nei confronti delle imprese agricole per uniformare gli interventi di vigilanza, alleggerendo conseguentemente il costo dell'impresa, è la creazione di una banca dati, ma anche la creazione di un registro unico dei controlli sulle imprese agricole. Meno burocrazia per le imprese agricole e più efficienza e più risparmi per gli enti della pubblica amministrazione: è possibile.
Già la Giunta dell'Emilia-Romagna ha approvato questa nuova modalità. Non chiediamo a questo Governo di risolvere tutto ciò che nel settore agricolo si è stratificato in questi anni, ma chiediamo a questo Governo l'impostazione di nuove modalità: chiediamo l'avvio di un'operazione "burocrazia zero".
Come Partito Democratico questa è una delle nostre sfide prioritarie. Abbiamo depositato la settimana scorsa un disegno di legge di riordino degli enti vigilati dal Ministero. Lavoreremo perché la nostra proposta sulla semplificazione arrivi all'approvazione finale. Presenteremo a breve una proposta di coordinamento degli organismi di controllo.
Ecco, signor Presidente: ci aspettiamo e siamo fiduciosi in un sostegno del Governo di più iniziative forti del Governo, del Ministero. Questo è il contributo immediato che possiamo dare alla crescita di questo Paese, alla crescita competitiva del settore agricolo. Possiamo farlo: basta volerlo. Basta molta determinazione.

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