martedì 15 maggio 2012

Dalla 2° Conferenza per il lavoro del PD, la proposta di uno sviluppo sostenibile per la buona e piena occupazione

Il Partito Democratico terrà a Napoli, il 15 e 16 giugno, la seconda Conferenza nazionale per il lavoro. Sarà l’occasione per riproporre i contenuti di una complessiva proposta di riforma del lavoro e per il lavoro, per i diritti e contro la precarietà, per rispondere alla grave crisi economica e sociale dell’Italia e dell’Europa.
Clicca QUI per scaricare il documento preparatorio della Conferenza.


Per la buona e piena occupazione, obiettivo irrinunciabile per le forze progressiste
L’attenzione dedicata alle regole del mercato del lavoro nell’agenda europea e italiana è stata eccessiva e fuorviante, frutto di una linea di politica economica sbagliata. In una realtà come l’Italia, le regole del mercato del lavoro, pur da modificare profondamente in relazione al contrasto alla precarietà e al sistema, strutturalmente incompleto, degli ammortizzatori sociali, non sono state di ostacolo all’innovazione, agli investimenti, all’innalzamento del livello di attività produttiva e, conseguentemente, alla buona e piena occupazione. Al contrario, la flessibilità patologica a buon mercato, presto degenerata in precarietà diffusa, i profitti rilanciati dalla tregua salariale sancita nel ‘92-’93, le possibilità di rendita concesse alle grandi famiglie del capitalismo italiano in settori protetti e privatizzati hanno sorretto la pigrizia di larga parte delle nostre imprese verso investimenti innovativi.
Per la buona e piena occupazione, la priorità non è la regolazione del mercato del lavoro che, nel migliore dei casi, ridistribuisce il poco lavoro che c’è. Sono le politiche per lo sviluppo sostenibile da definire ed attuare contestualmente nell’area euro e in Italia.
Senza una ridefinizione realistica e collegiale dei percorsi fissati nell’area euro per ridurre il debito pubblico, lo sviluppo rimane un miraggio. Non ha senso l’affermazione ricorrente “fatto il rigore, ora lo sviluppo”. Finanza pubblica ed economia reale sono interdipendenti. Lo sviluppo nell’area euro e in Italia è impossibile dati gli obiettivi di finanza pubblica inseguiti. Oramai, dovrebbe essere chiaro gli obiettivi sanciti per la finanza pubblica sono irrealistici in quanto incompatibili con lo sviluppo.
Insistere a raggiungerli alimenta il circolo vizioso in atto: depressione economica, allargamento della disoccupazione e aumento del debito pubblico. La cultura della stabilità può essere affermata soltanto lungo una strategia orientata allo sviluppo sostenibile. La strada deflattiva imposta dai conservatori all’area euro allontana la riduzione dei debiti pubblici.

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