di Andrea Chiarini (La Repubblica, 8 giugno 2012)
Nelle ore più dure dell'angoscia e del dolore ha preso per mano la sua terra che continua a tremare, si è tolto la giacca rimboccandosi le maniche e ha cercato, sta cercando, ogni giorno, di rispondere alle richieste di aiuto della sua gente.
Vasco Errani, governatore dell'Emilia Romagna, di fatto era già commissario straordinario per la ricostruzione ben prima che gli arrivasse la nomina del consiglio dei ministri.
E' stato sui luoghi del terremoto, prima con il premier Monti, poi con il responsabile della protezione civile Gabrielli, e ieri con il capo dello Stato Napolitano. S'è tolto la giacca e infilato la cerata, provando a tenere insieme tutto quello che, insieme agli umori vacillanti della gente, gli si sfrangiava intorno, dall'economia martoriata del biomedicale ai prodotti doc di questa sponda della Food Valley, il parmigiano reggiano rotolato giù dalle scansie e l'aceto balsamico uscito dalle crepe delle botticelle. E poi il lavoro di tessitura, necessario, a Roma, per ottenere le linee di credito e di fiducia per riavviarsi nel dopo-terremoto.
E ha già mandato segnali netti, Errani. Le cose da fare e quelle da non fare. "No alle new town", ha subito avvertito chi, magari, nel business della ricostruzione già pensava a un bis dell'Aquila. Ha richiamato i principi della legalità, assicurando "lo Stato è qui", e in fondo dicendo che lo Stato siamo noi, tutti noi e adesso è il tempo per dimostrarlo. Una regione dove la solidarietà non è solo quella di questi giorni, è la ragione sociale di un modello, quello emiliano, che nonostante mostri segni di affaticamento resta un esempio per tutti.
Errani, al suo terzo mandato, stava mostrando un calo fisiologico. "Ormai è più a Roma che a Bologna", dicevano alcuni.
L'inchiesta che l'ha coinvolto, il caso Terremerse in Regione in cui è indagato il fratello cooperatore, al di là dell'esito giudiziario tuttora aperto, l'ha amareggiato, incupito. Stanchezza e decisioni difficili, i tagli necessari sulla via del rigore, le polemiche sui costi della politica regionale... Non sono stati certo mesi facili, ma nell'emergenza terremoto la macchina di viale Aldo Moro non ha avuto bisogno di rodaggio, si è messa subito in moto. Ed ecco, in rapida sequenza, il rapido censimento delle scuole, coi 50mila studenti sfollati, le riunioni con le categorie economiche per frenare la fuga delle aziende, l'esenzione del ticket sanitario e l'iniezione di 150 milioni di euro per pagare i fornitori/creditori delle Asl, una misura che aiuterà anche il biomedicale oggi in ginocchio. E poi l'attenzione al turismo balneare, che potrebbe subire contraccolpi mortali, perché se è vero che un pezzo di regione è ferito, l'altro continua a produrre, e questo va detto per non innescare pericolosi effetti domino, tali da produrre altri danni oltre a quelli già così evidenti.
Psicologicamente, dice Errani, i terremoti sono stati tre, le due grandi scosse del modenese e quella di mercoledì al largo di Ravenna. Ci sarà molto da lavorare. Ma se c'è una figura in grado di gestire i fondi che arriveranno, si parla di 2,4 miliardi, garantendo trasparenza, quello è Errani. Se c'è un amministratore credibile, poco televisivo e forse per ciò così efficace, quello è il governatore dell'Emilia Romagna, forse l'unico che il Pd possa oggi portare ad esempio, visto anche cosa sta succedendo, tra l'altro, in Lombardia con gli sviluppi dell'inchiesta su Penati. In queste settimane Errani è stato poco in tv e molto in giro, battendo i centri terremotati tra Modena, Reggio e Ferrara. E facendo quel che gli riesce meglio, il punto di riferimento per tutti - sindaci, sindacati, categorie economiche, istituzioni - , il punto decisionale in grado di mettere in campo azioni concrete ed efficaci.
Dopo, si dovrà aprire una riflessione sulle morti di lavoro di questo terremoto, perché come ha detto il ministro Fornero non possono crollare capannoni costruiti meno di dieci anni fa. Bisognerà adeguare con stime più prudenti le mappe dei rischi da sisma e soprattutto vigilare perché si costruisca in sicurezza e si metta in sicurezza l'esistente. Anche su questo aspetto non potrà essere che la Regione il motore dell'iniziativa, e sarà davvero l'ultima sfida del governatore nella fase conclusiva del suo terzo mandato.
(08 giugno 2012)
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