L’assessore regionale all'Agricoltura, Tiberio Rabboni, ha proposto alla Conferenza delle Regioni di attuare da subito la caccia in deroga allo storno e di chiedere all'Unione europea si inserirlo tra le specie cacciabili, senza aspettare il 2015.
Rabboni ha proposto inoltre la definizione del calendario di caccia a livello nazionale; di affrontare la questione della caccia di selezione agli ungulati (in particolare i cinghiali) su terreni innevati (pratica questa, ammessa sulle Alpi ma non negli Appennini); di dare attuazione in tempi brevi alle norme della legge finanziaria del 2001 che stabiliva, a partire dal 2004, di trasferire alle Regioni il 50% degli introiti della licenza di 'porto fucile' per la realizzazione dei programmi di gestione faunistico-ambientale".
Nel 2011 il costo danni da storno nei campi dell'Emilia-Romagna è aumentato del 21,2%, passando dai 198.000 euro del 2010 a 240.000 euro del 2011, il 10,5% dei 2.272.000 euro di danni totali fatti dagli animali selvatici all'agricoltura regionale. Lo ha reso noto la Coldiretti dell'Emilia-Romagna, esprimendo apprezzamento per la proposta di Rabboni.
Il problema della caccia allo storno scaturisce da un direttiva comunitaria che lo inserisce tra le specie in estinzione in alcune parti d'Europa e solo dopo il 2015 è previsto il reinserimento tra le specie cacciabili. E' un provvedimento che comprende anche l'Italia, dove però lo storno non solo non è a rischio, ma è in costante crescita, al punto da minacciare la biodiversità, proprio a causa dei danni ambientali che sta provocando.
Tra l'altro questo volatile colpisce in particolare colture ad alto valore aggiunto e ad alta manodopera, come i frutteti e vigneti, mettendo a rischio il reddito delle imprese e l'occupazione.
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