domenica 30 settembre 2012

Bersani: Il voto non è un "optional"

Renzi, che lo sfida alle primarie, Berlusconi, che a giorni alterni si candida e intanto quotidianamente lavora per una legge elettorale che impedisca a chiunque di governare, più tutti quelli che puntano comunque a un Monti-bis quasi che le elezioni fossero un optional. Bersani deve fare i conti con più di un avversario, nella corsa verso Palazzo Chigi. E mentre da Lamezia Terme, dove è in corso la conferenza del PD sul Mezzogiorno, spegne le candeline per il suo sessantunesimo compleanno, si fa il regalo di lanciare qua e là qualche frecciatina. A Berlusconi, che compie gli anni (76) nello stesso giorno: «Ha già dato, adesso si riposi un po».

E a Renzi, che mentre gli manda gli auguri via twitter ironizza sul fatto che i due compiano gli anni contemporaneamente («vi immaginate cosa sarebbe successo se fossi nato io lo stesso giorno?" dice il sindaco fiorentino ironizzando sulle critiche per la visita ad Arcore): «Fino a qualche anno fa al massimo facevo un brindisi a casa mia, quando non mi dimenticavo del compleanno», dice Bersani davanti alla torta preparata a sorpresa dai militanti del PD calabrese. «Poi sono rimasto vittima del personalismo berlusconiano, si è sparsa la voce e non vivo più, oltre agli auguri via sms c'è perfino qualcuno che li mette su twitter... Ma gli anni non sono passati invano. L'anno scorso c'era Berlusconi al governo. Adesso non più, grazie a noi, che invece siamo ancora qua». E se la citazione finale è dichiarata (Vasco Rossi), ogni riferimento a Renzi sarà anche puramente casuale, ma tant'è.
Anche Enrico Letta gioca la carta dell' «orgoglio del PD» e rivendica al partito il merito di aver lavorato per chiudere la fase berlusconiana e permettere l'insediamento del governo Monti. E se Renzi insiste sulla linea della «rottamazione» il vicesegretario del PD fa notare che «di rottura in rottura avremo soltanto macerie», e se Gentiloni, Morando, Tonini e altri si schierano a favore del Monti bis come unica soluzione per il futuro, per Letta - che chiude la prima giornata di lavori della conferenza titolata «Con il Sud, ricostruiremo l'Italia» - dopo le spaccature prodotte da un ventennio berlusconiano e leghista, e dopo la fase di emergenza gestita da Monti, «Bersani può riunire, ricostruire».
L'attuale premier di per sé non è tra gli avversari diretti di Bersani, com'è chiaro anche da toni e contenuti della telefonata che interrompe il pranzo del leader PD.
Monti lo chiama per fargli gli auguri di compleanno, poi la discussione passa sui temi di attualità, con Bersani che racconta al capo del governo le preoccupazioni per il futuro raccolte il giorno precedente a Bruxelles, in una riunione con i leader dei partiti progressisti europei. Il segretario democratico rimane tanto convinto che Monti sia una «risorsa» quanto del fatto che senza un governo sostenuto da una maggioranza politica chiara non si potrà uscire dall'emergenza, non si potranno cioè approvare quelle riforme finalizzate a creare più occupazione, una reale redistribuzione delle ricchezze, una maggiore uguaglianza sociale, che con una maggioranza composta da avversari com'è quella attuale sarebbero impossibili da realizzare.
Per questo Bersani, mentre mette in chiaro che «la nuova legge elettorale deve dare la possibilità a chi vince di governare» (un modo per avvertire chi cerca attraverso la nuova legge elettorale di creare le condizioni per una grande coalizione, ma anche per alludere al fatto che per governare bisogna essere eletti) dice anche che con l'Udc non c'è nessun tentativo di alleanza e invece sta lavorando per «organizzare il campo dei progressisti», mantenendo contemporaneamente una «proposta aperta al confronto con i moderati e con tutti coloro che sono europeisti e che intendono contrastare ogni forma di populismo». E il fatto che Casini sia tra quanti dicono di auspicare continuità rispetto all'attuale fase non impensierisce il leader PD. Né si mostra preoccupato per il fatto che tra gli stessi democratici ci sia chi punta a un reincarico per l'attuale presidente del Consiglio.
«Non è che ogni giorno possiamo mangiare pane e Monti-bis», risponde Bersani a chi lo avvicina mentre a Roma è in corso la riunione degli ormai cosiddetti «montiani» del PD. «Adesso basta parlarne». La questione non è tra quelle di cui il leader democratico vuole discutere. «Siamo qui per parlare di Sud e questo faremo». Dice il commissario del PD calabrese Alfredo D'Attorre che «parlando del sud parliamo del destino dell'Italia e del suo futuro in Europa», che «solo se regge il sud c'è una possibilità di ricostruzione per l'Italia». Concetto su cui insiste anche il responsabile per il Mezzogiorno del PD Umberto Ranieri, per il quale «è indispensabile una nuova strategia per condurre una battaglia per il sud».

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