martedì 9 ottobre 2012

Tobin Tax, sì dell'Italia, e la proposta ottiene la maggioranza

Undici paesi, fra cui l'Italia, sono pronti a far scattare una 'cooperazione rafforzata' per stabilire una tassa sulle transazioni finanziarie, detta 'Tobin Tax'. La soglia minima di nove paesi, prevista dai Trattati Ue, è stata dunque raggiunta. Lo ha comunicato, durante il dibattito all'Ecofin oggi a Lussemburgo, il commissario Ue alla Fiscalità, Algediras Semeta, annunciando che porterà la proposta formale all'Ecofn di novembre.
Per l'Italia, in assenza del ministro dell'Economia Vittorio Grilli (tornato a Roma ieri sera per altri impegni di governo), ha comunicato la posizione favorevole il rappresentante permanente presso l'Ue, Ferdinando Nelli Feroci. «Non è stata una decisione facile, avremmo preferito che ci fossero stati più paesi, ma sosteniamo l'intenzione della Commissione e manderemo una lettera formale nei prossimi giorni, e speriamo che altri Stati membri si aggiungano», ha detto Nelli Feroci intervenendo nel dibattito.

L'iniziativa franco-tedesca per attivare una 'cooperazione rafforzata' sulla 'Tobin tax', che eviti la trappola dell'unanimità necessaria per una decisione a 27 (Londra non accetterà mai), aveva avuto già nei giorni scorsi l'appoggio di Austria, Portogallo, Belgio, Slovenia, e Grecia, mentre l'Estonia, anch'essa favorevole, aveva comunicato di dover comunque attendere il via libera del suo parlamento, previsto il 12 ottobre.
Durante il dibattito, oltre all'Italia, hanno dato parere favorevole, a sorpresa, anche Spagna e Sloavacchia, portando a 11 il numero complessivo dei paesi pronti alla cooperazione rafforzata.
L'adesione dell'Italia - che ieri sera era stata data per probabile dal ministro francese delle Finanze Pierre Moscovici - era particolarmente attesa, non solo perché farà raggiungere la soglia del numero minimo di nove paesi, ma anche perché accrescerà notevolmente le dimensioni complessive dell'economia a cui sarà applicata la tassa. Un obiettivo ora ampiamente raggiunto con l'adesione anche della Spagna. I paesi che si sono aggiunti oggi agli otto già sicuri sono Italia, Spagna e Slovacchia.

Siglato l'atto per il lancio del fondo salva Stati (ESM) I ministri delle finanze della zona dell'euro hanno siglato a Lussemburgo l'ultimo atto formale per il lancio del fondo salva stati Esm, il paracadute contro la crisi del debito e gli attacchi della speculazione che sarà in grado di dispensare aiuti fino a 200 miliardi entro la fine di ottobre sui 500 miliardi di euro di dotazione. La lettera di Francia e Germania è stata firmata da Austria, Portogallo, Slovenia, Belgio e Grecia, Estonia, Spagna, Slovacchia e, appunto, anche l'Italia.
«L'avvio dell'Esm è una buona notizia per l'Europa, una tappa storica nella costruzione dell'Unione monetaria», ha dichiarato soddisfatto il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker. «È una tappa fondamentale per la costruzione di un'unione monetaria più solida», ha rincarato il ministro dell'economia Vittorio Grilli. Meno convinti i mercati (le borse hanno chiuso in calo), mentre le agenzie di rating lo promuovono: Fitch ha assegnato all'Esm la tripla A con outlook stabile e la concorrente Moody's ha confermato la tripla A, anche se con outlook negativo. Moody's ha anche tagliato il rating di Cipro a 'B3' da 'Ba3'.
Nel momento in cui il parafuoco della zona dell'euro diventa operativo, sembra allontanarsi la prospettiva di una richiesta di aiuti da parte della Spagna, che solo pochi giorni fa era data per imminente, mentre l'Italia conferma di non avere bisogno di programmi di assistenza. «Il governo ritiene che l'Italia abbia fatti ottimi progressi e mantiene la valutazione secondo la quale una richiesta di aiuti non è necessaria», ha detto Grilli. L'ipotesi di aiuti si avvicina però per Cipro («saremo pronti per l'Eurogruppo del 12 novembre», hanno rilevato fonti cipriote) e per la Slovenia. La situazione di maggior incertezza resta la Grecia.

Dall'Eurogruppo è partito un ultimatum: il governo di Atene ha dieci giorni di tempo, fino al 18 ottobre «al più tardi» per dimostrare la sua determinazione a fare le riforme in cambio dei prestiti internazionali. Secondo la troika Ue-Bce-Fmi, la Grecia «ha fatto progressi sostanziali», ha riferito Juncker, che ha chiesto un'accelerazione delle discussioni in corso con Atene. «C'è ancora del lavoro da fare», ha dichiarato la direttrice del Fmi, Christine Lagarde.

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