sabato 15 dicembre 2012

Pier Luigi Bersani: "Mi impegno a vincere per tutti noi, ma anche un po’ per voi"

Sintesi dell'intervento di Pier Luigi Bersani alla 
"Progressive Alliance Conference"
Roma, 15 dicembre 2012

Quando qualche mese fa abbiamo pensato di ospitare quest’iniziativa non sapevamo che saremmo stati a ridosso dalle elezioni, né che saremmo appena usciti dalle primarie della coalizione di centrosinistra e sul punto di affrontare le prime primarie per la scelta dei parlamentari. L’incoraggiamento che riceviamo oggi da questa platea ci carica di una responsabilità ulteriore perché con una vittoria del Partito Democratico alle politiche sarà possibile un reale cambiamento negli equilibri politici europei. O si vince insieme o non si vince, e mi prendo qui l’impegno a vincere, molto per noi ma anche un po’ per voi.

Non pretendo di fare una sintesi di quanto discusso finora, mi sento di trovare una proposta sul senso di fondo di questa nostra discussione, la sovranità politica nel mondo di oggi. Prerogativa dello Stato fino ad oggi, sembra adesso nelle mani del mercato, ed è giusto che al suo atto di nascita l’attenzione dell’Alleanza dei Progressisti sia rivolta a questo, che è il problema del mondo.
Sovranità politica reale vuol dire riallacciare la legittimazione democratica della decisione con strumenti effettivamente in grado di implementare le decisioni, parliamo di una politica che riesca a regolare e indirizzare, una politica che abbia un suo meccanismo di partecipazione, quindi democratica. Una politica che sappia esercitare un controllo democratico sui fenomeni di globalizzazione, che ora non esiste, e se la finanza è il caso più eclatante c'è anche quello delle bilance commerciali, del lavoro che non deve diventare oggetto di una guerra nel mondo. Fenomeni che arrivano alla porta di casa dei cittadini e a cui non si danno risposte: la pace e la guerra, tutte le guerre che restano fuori dagli occhi del mondo, come la strage che si sta compiendo in Siria.
E poi la sicurezza, il narcotraffico, elemento di enorme rilevanza all’interno delle dinamiche economiche mondiali.
Ed ancora le migrazioni, il riscaldamento del pianeta, la povertà che si emancipa ma spesso si tramuta in diseguaglianza, l’accesso alle materie prime fondamentali, tutti elementi che vanno regolati. Nessuno fa miracoli, ma serve la percezione che qualcuno se ne occupi, sennò fermare il populismo, la regressione e la ripresa delle ideologie di destra sarà molto difficile. Un problema particolarmente sentito in Europa, dove abbiamo a che fare con fenomeni di opinione pubblica molto radicati e alimentati dalla destra, affermatisi attraverso le ricette di liberismo economico e protezionismo politico.
Sul ripiegamento e la chiusura vince la destra; sul futuro, l'apertura, la reciprocitá, le relazioni vinciamo noi. Dobbiamo darci un orizzonte più ampio nella prospettiva degli Stati Uniti d’Europa, attraverso un processo di integrazione delle politiche economiche e fiscali, non solo attraverso politiche di austerità, altrimenti si rischia il disastro in termini non soltanto economici, ma di civilizzazione, di regressione democratica.
Nel nostro manifesto possono starci tutte le culture progressiste mondiali, a partire dalla socialdemocrazia tedesca che compie 150 anni. Sarei felice di festeggiare un buon risultato italiano in Germania.
Ormai il vocabolario del mondo coincide. Dall’Africa all’Australia, al Sudamerica, dobbiamo raccogliere l’appello alla fiducia delle primavere arabe, non aver paura, sono Paesi che stilano le Costituzioni sotto gli occhi del mondo, ascoltare con attenzione le sfide dei nuovi giganti sudamericani, affrontare la questione del Medioriente, Israele e Palestina, un compito che tocca a noi.
Abbiamo combattuto perché grandi pezzi del mondo avessero nuove opportunità, siamo quelli delle grandi parole: solidarietà, libertà, eguaglianza. La nostra parola è "noi".
La forma della politica in ciascun Paese deve essere adeguata alle sfide che ha davanti. I partiti devono essere aperti alla partecipazione della società civile, la politica si deve attrezzare e rafforzare anche attraverso forme nuove. Il PD lo si poteva ritenere un partito sperimentale 5 anni fa, un'ipotesi mai vista, ma oggi è il primo partito del paese.
Noi nella nostra forse un po’ confusa sperimentazione, abbiamo dei meccanismi di partecipazione che non sciolgono la ragion d'essere del partito, ma permettono l'apertura alla volontà di protagonismo diretto della società. Non avremo più un secolo privo di politicità del sociale, eppure ci vorranno i partiti, perché ci vuole unificazione, progetto, direzione di marcia, bisogna trovare il modo di combinare questo con la freschezza e la vitalità dei progressisti perchè non possiamo lasciare il concetto di partecipazione ai populismi, e noi restare dentro antichi schemi, bisogna che ci muoviamo, che rischiamo.
E’ il primo passo di un cammino che darà più forza alle nostre idee, e sono fiero che sia partito da Roma.

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