mercoledì 22 maggio 2013

Cuperlo: "Il congresso al più presto. Riconciliare Pd e società"

Gianni Cuperlo
Intervista a Gianni Cuperlo di Simone Collini - L'Unità, 22 maggio 2013

Il Pd deve sostenere il governo Letta «con lealtà e autonomia». E lavorare affinché al centro dell`azione dell`esecutivo ci siano l`«equità» e «le fasce più deboli» della popolazione. In questa intervista, la prima dopo aver annunciato l`intenzione di candidarsi alla guida del Pd, Gianni Cuperlo parla anche della necessità di «tenere al più presto il congresso» e di costruire «un nuovo centrosinistra» che abbia come «perno dell`alleanza» il Pd. Un partito, dice, che «è un amalgama vero» ma che «è fragile quando si scorda del mondo e si concentra solo sul potere».

Partiamo dal sostegno al governo insieme al Pdl: è stata la scelta giusta?

«È stata la scelta necessaria, dopo aver tentato un`altra via. Noi abbiamo provato a non sciupare la chance di un Parlamento rinnovato e femminile, ma si sa chi lo ha impedito. Otto milioni di voti al M5S sono stati congelati spiegando che per loro lo scopo era cancellare i partiti. A quel punto, dopo i giorni drammatici su Marini e Prodi e il discorso di Napolitano alle Camere, il Paese doveva avere un governo. E non per la sopravvivenza del Parlamento ma della gente che soffre».

Ma ora come si evita il rischio che sia Berlusconi a dettare l`agenda? Sono giorni che si parla di Imu, intercettazioni, concorso esterno in associazione mafiosa...

«L`agenda la detta la crisi, e Letta mostra di capirlo più di altri. Sulla cassa integrazione in deroga, sulla proroga dei contratti per i precari nel pubblico, sullo sblocco dei contratti di solidarietà, il decreto del governo si è mosso nella giusta direzione. Adesso bisogna scongiurare l`aumento dell`Iva. L`agenda di Berlusconi, siano intercettazioni o il concorso esterno, non è la nostra e la distanza su questi temi si fa abisso».

Come deve caratterizzarsi il Pd nel sostenere il governo, e spingendo perché si affrontino come prioritari quali temi?

«Sosteniamo il governo con lealtà e autonomia. Bisogna rompere la congiura del rigore che strangola l`Europa. Fare dell`equità la bussola del governo, e quindi nella fiscalità ripartire dalla Costituzione e dalla progressività. Sostenere le fasce più esposte al precipizio nella povertà. Il rilancio della domanda interna, lo sblocco del patto di stabilità per i Comuni e l`ossigeno a imprese senza credito possono essere le prime ricadute».

Faceva riferimento all`Europa: su quale fronte deve agire l`Italia perché si arrivi a una svolta delle politiche comunitarie?

«Da tre anni ci viene detto che questa è la crisi più grave del secolo. Se è così non se ne esce con qualche aggiustamento della burocrazia di Bruxelles. E neppure con i tecnici, su cui abbiamo già dato. La sfida è un`altra concezione dell`economia, del valore sociale del lavoro, del rapporto tra mercati e democrazia. Ma ci rendiamo conto della crisi di legittimità che investe parlamenti e governi nazionali? Il discorso di Hollande, in questo senso, sarà pure il riflesso di difficoltà interne ma per la Francia ha segnato una rottura storica e culturale. Allora bene misure anticicliche da discutere al prossimo vertice, ma l`integrazione politica è il vero discrimine di dove si vuole andare. E noi vogliamo andare negli Stati Uniti d`Europa citati da Letta».

Questo governo deve affrontare le emergenze economiche, approvare una nuova legge elettorale e poi andare, come ha detto Renzi, subito a nuove elezioni?

«Partiamo dalle cose da fare per definire il tempo, perché l`opposto fa perdere la logica. Gli obiettivi sono: affrontare il dramma dell`economia con un`emergenza sociale esplosiva e fare le riforme necessarie a ricostruire la fiducia tra cittadini e democrazia. Ciò vuol dire nuova legge elettorale e riforme istituzionali. Fatto questo è doveroso restituire la matita agli elettori».

Che cosa dice della legge elettorale: Mattarellum o modifiche al Porcellum?

«Partirei dall`imperativo di fondo che è "mai più col Porcellum". Questo è il messaggio decisivo se non vogliamo che la crisi della democrazia travolga tutto. Da quell`imperativo scendono due esigenze. La prima è darsi una legge che escluda rischi d`ingovernabilità. La seconda è accompagnare questa riforma prioritaria alle altre che il Parlamento deve affrontare. E che riguardano il Senato delle Autonomie, la riduzione dei deputati, i costi della politica. Tutto questo rivendicando la sovranità del Parlamento e il rispetto delle procedure previste dalla Costituzione».

Alle prossime elezioni ci sarà ancora un`alleanza di centrosinistra? Glielo chiedo perché dopo la manifestazione della Fiom, Epifani e Vendola hanno avuto un duro scontro, oltre al fatto che il Pd sostiene il governo e Sel è all`opposizione.

«Io non mi rassegno. Servirà un nuovo centrosinistra. Prima di tutto perché noi con la destra non abbiamo stretto un`alleanza politica, ma abbiamo dato vita a un governo che è chiaramente di emergenza. Questa è una prova anche per noi ed è chiaro che saremo giudicati per quanto riusciremo a fare. Ma questo non contrasta col ricostruire il campo largo del centrosinistra in un Paese che esprime una vitalità e una domanda di alternativa alla destra, nei valori e nei programmi. Il Pd è nato per essere il perno di quell`alleanza. Fuori da lì non capirei a cosa serviamo».

Il Pd è fragile, ha detto Renzi, perché ha paura dei leader, chiunque essi siano, e che l`idea dell`uomo solo al comando non è da rigettare: condivide?

«Il Pd è fragile se ha paura delle sue idee e non trova le parole per parlare a tutti ma indicando quali parti e soggetti della società vuole promuovere e contribuire a liberare dal bisogno. Se non ha il coraggio di sfidare lo spirito del tempo dicendo che esistono cose che il mercato non può comperare a cominciare dalla dignità del singolo. Il Pd è fragile quando si scorda del mondo e si concentra solo sul potere».

Tra breve si aprirà la stagione congressuale del Pd: può aiutare a sciogliere quei nodi?

«Direi che è lo scopo fondamentale di un congresso da tenere al più presto. Nei circoli c`è delusione e sconcerto. Ma è assurdo aspettare che la rabbia si plachi, e comunque meglio militanti arrabbiati che abbandoni silenziosi. Serve una discussione sincera. Dobbiamo capire cosa abbiamo sbagliato e come si rifonda questo progetto. Bisogna far contare circoli, iscritti e militanti sapendo che il Pd resta la vera grande speranza di far uscire l`Italia da questa crisi profonda».

Perché ha deciso di candidarsi a segretario?

«Perché vorrei un congresso costruito sul "che cosa" anziché sul "chi". Perché penso, come tanti, che la prova oggi è riconciliare il Pd e la sinistra con la società italiana. Perché siamo alla fine di un lungo ciclo dell`Occidente, e non solo, che ha prodotto diseguaglianze immorali e la politica ha il dovere di misurarsi col pensiero che può stare alla base di un ciclo nuovo. Perché dopo che il `900 ha promesso e in parte soddisfatto una rivoluzione dell`uguaglianza, il nuovo secolo ha il compito di produrre una rivoluzione della dignità e questo traguardo non lo si raggiunge solo dalle istituzioni o dal governo ma deve vivere nella società, nei movimenti, nella Rete. Perché il Pd è un amalgama vero e possiede le risorse e lo spirito per ripartire».

C`è l`ipotesi di modificare lo statuto Pd per non far più coincidere la figura del segretario e quella del candidato premier: cosa ne pensa?

«Penso sia utile per dare il segno di un investimento diretto nel partito».

Secondo lei, il segretario dovrebbe essere eletto soltanto dagli iscritti o con primarie aperte a tutti gli elettori del Pd?

«Dopo questi mesi difficili ogni restrizione può apparire una voglia di restaurazione, il che sarebbe un errore. A noi mai come ora serve un congresso vero e aperto».

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