venerdì 16 agosto 2013

Egitto, bagno di sangue: oltre 700 morti, ma secondo i “fratelli musulmani” le vittime sono 4.500

(da "Il Corriere della Sera", 15/16 agosto 2013)

Sale di ora in ora il bilancio delle vittime degli scontri in Egitto. Secondo le ultime stime ufficiali i morti sarebbero 638, oltre 40 dei quali sono poliziotti. E poi ci sono almeno 3.500 feriti. Altre fonti parlano di almeno 700 morti. Ma i fratelli musulmani continuano a insistere su cifre più alte, parlando addirittura di 4.500 vittime. «Rabaa - la piazza dei pro-Morsi sgomberata mercoledì al Cairo dai militari egiziani, ndr - è la nostra Tienanmen», afferma su Twitter il portavoce dei Fratelli Musulmani, Gehad El-Haddad, facendo propri alcuni titoli della stampa internazionale. La battaglia di cifre è proseguita anche dopo il coprifuoco che dopo le 21 di mercoledì ha smorzato la tensione e gli scontri tra manifestanti e forze di polizia. Inoltre il ministero Interno ha autorizzato polizia e militari a sparare contro chiunque tenti di attaccare forze di sicurezza o siti strategici.
GUERRA CIVILE - In ogni caso l'Egitto è di fronte a numeri da guerra civile. Mercoledì la giornata era iniziata con i carri armati dell'esercito schierati con i manifestanti pro Morsi. I cecchini alle finestre sparavano sulla folla, lacrimogeni, bombe a mano, si parla anche di armi tossiche. Ma i manifestanti, che fanno in larga parte riferimento ai Fratelli musulmani, hanno risposto, ribellandosi allo sgombero. Gli agenti sono intervenuti con veicoli blindati, bulldozer ed elicotteri nei due principali accampamenti dei pro-Morsi al Cairo: quello più piccolo, vicino all'università, e quello principale vicino alla moschea di Rabaa. Il primo è stato sgomberato dopo poche ore; del secondo invece, nella zona orientale di Nasr City e considerato l'epicentro delle manifestazioni pro Morsi, la polizia ha preso il controllo solo nel pomeriggio. La guerriglia iniziata al Cairo si è poi estesa anche ad altre città come Alessandria e in altri centri minori. Centinaia di sostenitori dei Fratelli musulmani hanno assaltato e dato fuoco al palazzo del governatorato a Giza, in Egitto.

POLIZIA NELLA MOSCHEA «OBITORIO»- Scene terribili arrivano anche dalle moschee. Decine di cadaveri, avvolti in un lenzuolo bianco e in alcuni casi raffreddati da una busta di plastica verde piena di ghiaccio, sono allineati in alcune tra le principali moschee del Cairo, come la al Iman di Ebeid Street, non molto distante da piazza Rabaa. Secondo alcuni testimoni i cadaveri, diversi dei quali presentano forti ustioni, sarebbero addirittura intorno ai 250. Proprio nella moschea Imama, secondo fonti vicine ai Fratelli musulmani, ci sarebbe stata nella notte tra giovedì e venerdì un'irruzione della polizia che, secondo quanto hanno raccontato alcuni testimoni ad Al Jazeera, ha lanciato lacrimogeni e sparato colpi di arma da fuoco.

LA POLITICA LASCIA - Nella giornata di mercoledì sono poi arrivare le dimissioni del vice presidente ad interim della Repubblica Mohammad ElBaradei. «Presento le dimissioni dalla carica di vicepresidente - ha scritto - e chiedo a Dio l'altissimo che preservi il nostro caro Egitto da tutto il male, e che soddisfi le speranze e le aspirazioni del popolo». La decisione non è stata condivisa però da Tamarod, il cartello di forze che aveva chiesto e ottenuto la destituzione del presidente Morsi, che ha bollato la scelta delle dimissioni come una «fuga dalle proprie responsabilità». Anche i vice premier Hossam Eissa e Ziad Bahaa El-Din hanno presentato le loro dimissioni in segno di protesta e pare che in totale siano 8 gli alti dirigenti che abbiamo lasciato il posto.

GIORNATA DI GUERRA - Quella di mercoledì è stata una giornata carica di violenza a termine delle proteste animate dai Fratelli musulmani e dai sostenitori del deposto ex presidente Mohammed Morsi. Gas lacrimogeni dagli elicotteri che volano a bassa quota, agenti calati con le funi, cecchini che sparano sulla folla dai tetti degli edifici che circondano le due principali tendopoli create dai manifestanti. Il governo egiziano, sostenuto dai vertici militari, ha dichiarato lo stato di emergenza per almeno un mese (in vigore per 30 anni sotto Hosni Mubarak e tolto solo l'anno scorso), lasciando intendere interventi ancora più drastici per ristabilire la calma nel Paese, a cominciare dal coprifuoco: sul Cairo dalle 21 di mercoledì alle 6 di giovedì. Gli Stati Uniti hanno quindi diramato un comunicato ufficiale per «opporsi in modo fermo alla dichiarazione dello stato d'emergenza». Altra misura adottata è il coprifuoco che interesserà le province del Cairo, Giza, Alessandria, Beni Sueif, Minya, Assiut, Sohag, Sinai del Nord, Sinai del Sud, Suez, Ismailia e Beheira, oltre alle province di Qena e Fayoum.

GIORNALISTI UCCISI - Negli scontri sono rimasti uccisi anche un cameraman di Sky News, Mick Deane, di 62 anni, una giovane reporter di Xpress, del gruppo emiratino Gulf news, Habiba Ahmed Abd Elaziz, 26 anni e il reporter egiziano Ahmed Abdel Gawad, che scriveva per il quotidiano di Stato egiziano Al Akhbar. L'organizzazione non governativa Reporter senza frontiere (Rsf) riferisce che diversi giornalisti egiziani, soprattutto fotografi, sono rimasti feriti negli scontri al Cairo mentre seguivano i violenti sgomberi dei sit-in pro Morsi vicino alla moschea di Rabaa Al-Adawiya e in piazza Mostafa Mahmoud.

BANCHE E MUSEI CHIUSI - Il paese cerca di difendersi come può: il governo ha annunciato lo stop delle linee ferroviarie, aeree, di banche e musei. Il ministro egiziano per le Antichità ha ordinato la chiusura fino a nuovo ordine di tutti i musei e i siti archelogici. In ogni caso ha deciso di togliere il coprifuoco nell'area dei resort sul Mar Rosso, nel Sud Sinai. La decisione dell'esecutivo è arrivata dopo la richiesta del ministro del Turismo Hisham Zaazoue affinchè «la città di Sharm el Sheikh possa offrire servizi ai turisti». Martedì, il sito Viaggiaresicuri della Farnesina aveva messo in guardia da possibili disagi anche nei resort turistici, in un nuovo avviso per gli italiani in viaggio nel Paese. La decisione del governo, su input del ministro del Turismo, è arrivata proprio per consentire alle località turistiche di garantire i propri servizi ai turisti. La scorsa settimana erano almeno 14.000 i turisti italiani nelle località del Mar Rosso.

DA ROMA - Emma Bonino ha convocato l'ambasciatore egiziano a Roma Amr Mostafa Kamal Helmy «Lo stato di emergenza in Egitto deve cessare al più presto e ci vuole il massimo autocontrollo da parte delle forze di sicurezza», ha spiegato il ministro degli esteri italiano. Dura anche la condanna delle violenze: «L'uso della forza da parte delle forze di polizia è stato brutale, sproporzionato e non è giustificabile«, ha detto il ministro all'ambasciatore precisando che l'aspettativa italiana è che cessino al più presto lo stato di emergenza, ogni tipo di violenza da parte di tutte le parti coinvolte in questa crisi, la repressione e gli arresti politici indiscriminati, e che le forze di sicurezza egiziane improntino la loro condotta al criterio del massimo autocontrollo».

LA REAZIONE DI OBAMA- E mentre da tutto il mondo arrivano reazioni e commenti, Obama ha annunciato che gli Stati Uniti cancelleranno le esercitazioni militari congiunte con l'Egitto a seguito delle violenze scoppiate nel Paese nordafricano. Il presidente degli Usa ha parlato da Martha's Vineyard, in Massachusetts, dove si trova in vacanza. «Confermiamo il nostro impegno per l'Egitto e il suo popolo, ma non può continuare l'uccisione di civili per strada», ha sottolineato Obama, aggiungendo che «le autorità egiziane devono rispettare i diritti dei manifestanti. Il popolo egiziano merita di più di quanto abbiamo visto negli ultimi giorni», ha proseguito il presidente. Il tutto mentre Gli Stati Uniti chiedono ai cittadini americani di lasciare l'Egitto in preda alle violenze, o di rinunciare se possibile al viaggio.

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