sabato 5 ottobre 2013

"Inutile Tentare Imprigionare Sogni": il nuovo libro di Cristiano Cavina

di Riccardo Isola (corriereromagna.it - agosto 2013)

CASOLA VALSENIO. Giovedì 5 settembre esce in tutte le librerie. Inutile Tentare Imprigionare Sogni, il nuovo romanzo di Cristiano Cavina. Sesta fatica narrativa che vede a fianco dello scrittore casolano un partner fedele: la casa editrice Marcos y Marcos di Torino.
Di Cristiano Cavina, in Romagna e non solo, molto si conosce già. Le presentazioni non servono. Sono i libri che parlano delle sue storie e della sua storia. Romanzi in cui la celata autobiografia si plasma, confonde e s’intreccia con i risvolti umani, antropologici, sociali e culturali della vita di un piccolo paese di campagna. Un filo rosso che – tranne che in Scavare una buca (2010) – è sempre stato seguito nei libri di Cavina. «E anche questa volta – conferma lo scrittore – anche se non appare mai in modo chiaro, Casola, è presente».Un titolo particolare Inutile tentare imprigionare sogni...

Come è arrivata la scelta? «Il titolo inizialmente doveva essere un altro. Precisamente “Inutile tentare istruire scemi”. Poi con gli editori abbiamo deciso di cambiarlo. L’unica cosa che è comunque rimasta inalterata è lo sviluppo dell’acronimo di Itis, scuola che ho frequentato e che rappresenta l’ambiente narrativo in cui si svolge il romanzo».Ancora pochi giorni e poi l’uscita. E già recensioni intravedono un ennesimo successo. C’è chi (Marie Claire) definisce il tuo ultimo romanzo come l’anti Cuore. Un accostamento di peso.
«Anche troppo. I temi sono magari simili, anche se trattati in maniera molto meno ortodossa. Si parla di scuole, superiori, di amicizie e avventure legate al periodo dell’adolescenza. A dire la verità prima di scriverlo mi sono riletto molti testi di classici. Tra tutti quello a cui mi sono forse ispirato di più è stato Il giovane Holden».
Baldo Creonti, protagonista del suo libro, come Holden Caulfield?
«A suo modo sì. Senza il background economico familiare però».
Quindi Creonti un nuovo giovane anti-eroe “alla romagnola”?
«E del resto i miei libri hanno sempre parlato di quello. Baldo è un ragazzo che ama andare a scuola. Intesa però come luogo dove poter incontrare gli amici e vivere avventure. Peccato che ci si debba incontrare anche con i libri».
Inutile tentare imprigionare sogni non vorrà mica essere la prima svolta politica nella storia narrativa di Cavina?
«In un certo senso sì. Ma molto molto pop. Nel libro mi diverto a prendere in giro quei “fighetti” che alle scuole superiori facevano scioperi e marce della pace con kefiah e portafogli pieni. Il tutto accompagnati da qualche canna. Proteste alle quali il protagonista non partecipa, come del resto ho fatto io alle superiori, perché avrei voluto proprio vedere dove si sarebbe arrivati se avessero affidato la pace a uno come me».
Come mai la scelta di parlare delle scuole superiori?
«Fin da quando ho iniziato a scrivere, ormai diversi anni fa, ho sempre avuto in mente il chiodo fisso di inserire l’istituto superiore “Alberghetti” di Imola in un mio libro. Oggi finalmente ce l’ho fatta. Con i compagni e i professori, adeguatamente, ma poi neanche più di tanto, camuffati. Anzi, ad alcuni ho telefonato prima avvertendoli della loro presenza in un mio romanzo».
Adesso immaginiamo partirà un tour de force di presentazioni?
«Che non è mai finito direi. Tranne il mese di agosto è dai tempi di Alla grande (2003) che giro in lungo ed in largo per l’Italia».
Beh, la prima tappa sarà una di quelle che contano. Il giorno dopo l’uscita, il 6 settembre, sarà infatti al Festival della letteratura di Mantova.
«Sì, e devo dire che sarà divertentissimo poter vedere un personaggio del calibro di Valerio Mastandrea cimentarsi in letture di Inutile tentare imprigionare sogni».
E poi il calendario prosegue da nord a sud?
«Il 12 settembre sarò a Imola, vicino a casa, e poi sicuramente partirò per Verona e per la Sardegna, ormai diventate mie seconde case. Quello che però mi mette un po’ di tensione, nel senso figurato ovviamente, soprattutto visto il tema del libro, è il prevedibile calendario di presentazioni nelle scuole che dovrò fare. Già ne ho fatte tante in questi anni, non oso immaginare cosa mi debba aspettare a seguito dell’uscita di questo. Ma in fin dei conti, è il suo bello».
Scrivere un libro sulla scuola, da genitore, a pochi anni dall’ingresso di suo figlio nell’universo studentesco, non procura un certo timore?
«L’unica cosa che posso dire è che spero che Giovanni (il figlio, ndr) durante il suo cammino scolastico possa inciampare in una sua passione come è successo a me con l’italiano. Del resto non posso certo sperare che possa amare la scuola, con sveglie traumatiche al mattino, viaggi in corriera, studi e interrogazioni a sorpresa. Non sono masochista».

Nessun commento: