Oggi a Roma è rinata 'Forza Italia' ...Eh sì, non c'è limite al peggio! |
“Noi crediamo nella famiglia, nucleo fondamentale della nostra società...” ha detto nel suo intervento. Basterebbe quell'ultima frase, riletta dal discorso della famigerata “discesa in campo” del '94. Curiosa, se pronunciata con cotanta enfasi dall'uomo delle “cene eleganti” di Arcore, due matrimoni finiti alle spalle, una indagine per sfruttamento della prostituzione minorile e una passione (per le minorenni, anche) pubblicamente denunciata dalla ex moglie numero 2 che, dice lei, esasperata dai comportamenti del marito non propriamente consoni a quel tanto decantato valore della famiglia, decise infine di andarsene.
Eppure tutti, in platea, applaudono convinti e obbedienti.
E poco importa se quel discorso riletto alla fine è l'emblema del Berlusconi pensiero. Quasi vent'anni a ripetere le stesse frasi, gli stessi slogan, le stesse menzogne puntualmente smentite dall'evidenza dei fatti. E quando erano troppo palesi da essere indifendibili, ecco che lui smentiva se stesso. Di non avere mai detto quello che i filmati raccontavano o non aver dichiarato quello che le agenzie rilanciavano.
I comunisti, i brogli alle elezioni (ah, inciso, tra le varie inchieste a suo carico ce n'è una per la milionaria compravendita dei senatori sì da far cadere il governo Prodi), i giudici politicizzati, la magistratura che come unico obiettivo ha la sua testa e attenta pericolosamente alla democrazia italica (eppure lui continua a parlare, ad avere ruoli pubblici e ad essere per ora senatore nonostante una condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale). Non a caso annuncia come novità un ritorno all'antico. Forza Italia non nasce, al massimo rinasce. Tutto deve ruotare intorno a poche e antiche certezze. E poco importa che di vero ci sia poco oltre l'apparenza.
Ha provato con le sue consuete minacce a evitare la scissione (“ricordi Fini?” ha detto ad Alfano? “chi è contro mi vuole uccidere” ha ribadito oggi) sottoponendosi financo alla ridicola marcia indietro sul voto di sfiducia al governo Letta quando capì che stavolta non c'erano senatori da mercificare e la sua decisione non avrebbe avuto peso politico rendendolo di fatto ininfluente.
Ci ha messo in più le lacrime, la commozione vera o presunta ma comunque strappa applausi e ammalia-presenti. Lasciando (come sempre) la rabbia, il livore e il desiderio di vendetta (ricordarsi di Fini, di Boffo e compagnia) a quelle che saranno operazioni dirette (o soprattutto indirette) da condurre in altri modi e altri tempi. Perché se ora di Alfano dice che «per me era come un figlio» c'è da giurare che quel figlio sarà ora, per Silvio Berlusconi e il suo modo padronale e assolutista di intendere il mondo e chi lo circonda, soltanto un nuovo nemico.
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