giovedì 16 gennaio 2014

La Direzione nazionale PD approva la relazione di Matteo Renzi. Lunedì 20 nuova riunione della Direzione sulla Legge elettorale

«Se non facciamo le riforme, i responsabili del fallimento saremo noi. Se non c'è la consapevolezza di questo saremo spazzati via». Con una relazione di oltre un'ora Matteo Renzi ha aperto oggi a Roma la prima riunione della Direzione nazionale da segretario del Pd. Un intervento in cui il sindaco di Firenze ha affrontato le tre questioni che hanno contraddistinto la sua iniziativa politica nelle ultime settimane: il tema delle riforme, il rapporto con il governo, il piano lavoro.

La Direzione nazionale del PD ha approvato, a larga maggioranza (150 voti a favore e 35 astenuti), la relazione del segretario del PD Matteo Renzi, che ha illustrato, tra l'altro, i punti sul jobs act e sulla riforma della Legge elettorale, fissando per il prossimo lunedì 20 gennaio alle ore 16,00 la Direzione interamente dedicata alla riforma della Legge Elettorale.

Piatto forte del menù renziano (che in apertura ha mandato il saluto di tutto il partito a Pier Luigi Bersani, alle prese con un periodo di riabilitazione dopo il malore di alcuni giorni fa) riforme costituzionali e legge elettorale. «Il risultato delle primarie - spiega Renzi - ci ha detto che ci sono oltre tre milioni di persone che credono in noi. Da qualche anno sul tema delle riforme abbondano i ministri, scarseggiano i risultati. Se non diamo risposte, andiamo verso una devastante campagna elettorale in cui l'antieuropeismo di Grillo si sommerà a quello di Berlusconi».

Per cercare di invertire la tendenza fallimentare degli ultimi mesi, sottolinea il segretario del Pd, «abbiamo fatto una scelta di cui mi assumo tutte le responsabilità: aprire un dialogo con tutti i partiti. La Lega ci ha detto di no. Al Movimento 5 stelle abbiamo proposto un tavolo per abbassare di un miliardo i costi della politica ma il guru Casaleggio ha detto che le nostre proposte sono anticostituzionali». Oggi, sottolinea il sindaco di Firenze, «i risultati possibili sono tre: due provvedimenti di riforma costituzionale, uno di riforma elettorale».

Un accordo «serio» da proporre alle altre forze politiche. In primis la riforma del Titolo V: «Dobbiamo avere il coraggio - afferma Renzi - di dire che è una priorità. Bisogna dividere le competenze delle Regioni da quelle dello Stato. Dobbiamo chiedere alle altre forze politiche il coraggio di semplificare, chiarire e ridurre i costi». La seconda parte del piano-riforme di Renzi riguarda il Senato: «Il bicameralismo è tutto tranne che perfetto in Italia. I limiti possono essere superati, il Senato non deve più essere elettivo e devono essere annullate le indennità». Terzo capitolo, la legge elettorale, su cui si apre il tema cruciale di queste ore. In attesa della prossima Direzione (già fissata da Renzi per lunedì prossimo) che definirà la posizione precisa del Pd, il segretario fissa i paletti, «quelli che ci hanno dato gli elettori delle primarie: chi vince governa, senza necessità di inventarsi larghe intese o striminzite intese».

Tre i modelli in campo: Mattarellum corretto, spagnolo corretto, doppio turno con premio di maggioranza. «L'unico vero paletto per me è il premio di maggioranza, perché è l'unico sistema che consente di governare». Entrando nel merito delle tre proposte, «accettiamo veti di piccoli partiti o vogliamo concludere la transizione verso il bipolarismo e l'alternanza? Si va verso il collegio uninominale, la circoscrizione piccola o la circoscrizione grande con le preferenze?». Per quanto riguarda il metodo, Renzi rivendica quanto fatto in questi giorni: «Il principio secondo il quale la legge elettorale si cambia soltanto con un'intesa tra maggioranza e opposizione è scritta nel solco costituzionale. La polemica del dialogo con Forza Italia è completamente fuori luogo. Se parliamo di Titolo V, abolizione del Senato e legge elettorale è del tutto evidente che si parla anche con Forza Italia. Abbiamo l'occasione di trasformare il 2014 in un anno costituente».

Chiuso il capitolo riforme, il sindaco-segretario passa al tema del rapporto con il governo Letta: «Sono l'unico che non ha mai posto un termine alla durata della legislatura ma nel momento in cui proponi un testo di revisione costituzionale, vuol dire che il governo ha davanti almeno un anno. Non c'è nessun disegno, nessun complotto. Se il governo fa bene gli diciamo bravo, in caso contrario, siccome questo governo è il nostro governo, gli facciamo notare gli errori che fa». Ma il Pd non può limitarsi a segnalare le cose che non vanno: «Non chiedo il rimpasto, di quello si occupi il presidente del Consiglio, ma facciamoci sentire sulle idee e sulle singole iniziative per il 2014, senza tarparci le ali in partenza, come sui diritti, dall'immigrazione alle unioni civili. Il governo ha tutto il diritto di andare avanti ma abbia il coraggio di darci una visione, di coinvolgere».

E proprio riguardo alle idee da mettere in campo, Renzi dedica al piano lavoro l'ultima parte del suo intervento: «Se vogliamo dare la scossa al Paese, abbiamo la necessità di ridiscutere certe certezze, come spostare una parte della tassazione dal lavoro alle rendite finanziarie». Ma sul piano lavoro, ribadisce il segretario del Pd, «il punto centrale è che se rimettiamo il Paese a ridiscutere dell'articolo 18, facciamo la solita manfrina mediatica, non riusciamo a essere credibili. Il piano per il lavoro è una prospettiva per l'Italia e ha come metodo quello di coinvolgere più persone possibili: deve essere ridiscusso dalla direzione con una discussione che coinvolga le commissioni parlamentari ma che tenga conto dei contributi delle 2000 mail che abbiamo ricevuto sul tema».

GOVERNO, RENZI: DEVE ANDARE AVANTI, NON STARE FERMO
«Noi diciamo che deve il Governo deve andare avanti, e andare avanti è l'esatto contrario di stare fermi». Così il segretario del Pd Matteo Renzi, durante la riunione della Direzione nazionale del partito. «Il governo ha diritto di andare avanti. Ma per andare avanti, abbia la forza di indicare un orizzonte. Non ci chieda di fare un rimpastino dove al posto di uno dei loro mettiamo uno di noi».

RENZI: «RIFORME, CI GIOCHIAMO LA FACCIA»
Sulle riforme «ci giochiamo la faccia». Lo ha chiarito Matteo Renzi alla direzione del Pd. «Se mettiamo in fila i risultati di questi mesi siamo costretti a un elenco di fallimenti», ha detto il segretario del Pd alla direzione.

RENZI: «VENIAMO DA 10 MESI DI FALLIMENTI»
«Non siamo riusciti a fare una legge elettorale in questi primi dieci mesi, è saltata l'ipotesi di una grande riforma costituzionale, abbiamo perso l'occasione durante il governo Monti in cui il presidente della Repubblica aveva di fatto creato una sorta di 'doppio binario' - al governo tecnico il compito di affrontare l'emergenza economica e al parlamento le riforme - abbiamo fallito», ha detto il segretario del Pd.

RENZI: «RIFORME O CI SARA' CAMPAGNA ELETTORALE DISASTROSA»
«Abbondano i ministri delle Riforme scarseggiano i risultati», ha insistito. «O il Pd riesce a fare le riforme o andiamo a una devastante campagna elettorale in cui l'antieuropeismo di Grillo si salderà con quello di Berlusconi con argomenti demagogici», ha avvertito. E l'opinione pubblica non farà distinzioni: «Ci diranno 'voi siete responsabili del fallimento'».

RENZI: «STRAVAGANTE POLEMICA SU BERLUSCONI»
Matteo Renzi ha respinto al mittente le critiche per un possibile incontro con Silvio Berlusconi sulla legge elettorale. «Suona stravagante che arrivi oggi la polemica sul 'pregiudicato' Silvio Berlusconi quando ci stavamo al governo insieme», ha detto alla direzione. «Non ho visto ministri dimettersi per la sentenza di Berlusconi, li ho visti dimettersi per un 'chi'?», ha attaccato.

RENZI: «ENTRIAMO NEL PSE PER CAMBIARLO»

Il Pd entra nel Pse per «cambiarlo». Lo ha detto il segretario democratico Matteo Renzi, aprendo la direzione del partito. «Entriamo nel Pse per cambiare il Pse e l'Europa», ha spiegato, chiedendo di convocare una « direzione ad hoc su questo tema prima del 18-19 febbraio, in modo che ognuno possa esprimersi su questo».


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