mercoledì 2 luglio 2014

Matteo Renzi a Strasburgo inaugura il semestre di presidenza italiana dell'UE: "Senza crescita, UE non ha futuro". Duello col Ppe sul rigore: "No a lezioni"

Un discorso di circa venti minuti, pieno di passione  e riferimenti colti, interrotto sette volte dagli applausi dell'aula, più quello finale. Matteo Renzi ha inaugurato dinanzi all'Europarlamento di Strasburgo il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea. Il premier ha seguito una traccia scritta, ma in sostanza ha parlato a braccio, affidando la descrizione dettagliata del programma sul quale l'Italia si impegnerà a un documento distribuito a tutti gli eurodeputati. E ha centrato la sua orazione su due punti fondamentali: la necessità di sostenere la crescita economica e l'importanza di ritrovare un'identità culturale comune, lanciando il nuovo slogan della "generazione Telemaco". Al suo fianco il ministro degli Esteri Federica Mogherini, l'esponente che il premier vuole candidare come Alto rappresentante della Politica estera dell'Ue.

L'Europa oggi ha il volto della noia. "Se oggi l'Europa facesse un selfie - esordisce Renzi -  che immagine verrebbe fuori? Il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione. L'Europa mostrerebbe il volto della noia. Eppure fuori di qui il mondo corre a una velocità straordinaria".

I pilastri del pensiero occidentale. E sottolinea l'importanza del passaggio di testimone fra Grecia e Italia: "Questa mattina avete chiuso il semestre greco, un passaggio di consegne. Immaginiamo quale potrebbe essere il testimone tra Grecia e Italia. Pensiamo a cose straordinariamente affascinanti, come il rapporto fra Anchise ed Enea, tra Pericle e Cicerone. Grecia e Italia sono agorà e foro, il tempio e la chiesa, il Partenone e il Colosseo. Non pensiamo a questo quando parliamo di Grecia e Italia e neanche al senso della vita, nonostante Aristotele e Dante, Archimede e Leonardo. E invece pensiamo solo alla crisi, allo spread, alle difficoltà finanziarie, perché è molto forte nel nostro corpo la ferita lasciata dalla recente difficoltà congiunturale economica".

Ritrovare l'identità comune. "Non credo che possiamo sottovalutare la questione finanziaria - aggiunge - tra qualche momento lo dirò in modo deciso e convinto. Esite un grande tema finanziario, ma l'Italia sostiene che la grande sfida del semestre non sia solo elencare una serie appuntamenti, che pure ci saranno e spero con partecipazione la delle parlamentari e dei parlamentari, ma la grande sfida è ritrovare l'anima dell'Europa, il senso profondo del nostro stare insieme. Se dobbiamo unire burocrazie, a noi in Italia basta e avanza la nostra. C'è un'identità comune da ritrovare".

Senza crescita non c'è futuro. "Rappresento un paese fondatore  - dice ancora il premier - noi italiani siamo tra quelli che danno di più di ciò che prendono. L'Italia viene qui a dire che per prima ha voglia di cambiare e lo dice con il coraggio e l'orgoglio di rappresentare l'Europa. Noi vogliamo rispettare le regole, c'è la stabilità ma c'è anche la crescita. Senza crescita non c'è futuro. Non chiediamo un giudizio sul passato, ci interessa cominciare il futuro. Noi siamo una comunità, non un'espressione geografica".

Smart Europe e l'importanza della Gran Bretagna. Coraggio e orgoglio come parole chiave, dunque, ma anche semplicità: "La semplicità è una grande battaglia politica, la smart Europe che vogliamo, la dobbiamo costruire tutti insieme". E, riferendosi alle polemiche del gruppo euroscettico di Farage e Grillo, aggiunge: "Un'Europa senza il Regno Unito sarebbe meno ricca e meno se stessa".

Immigrazione, Europa come frontiera. Poi Renzi affronta un altro tema caldo, quello dell'immigrazione: "L'Europa deve tornare a essere una frontiera. Lo è se guardiamo alle carte geografiche e vediamo un Paese che ha il maggior numero di coste rispetto all'estensione territoriale: siamo una frontiera geograficamente. Questo ci pone molti problemi, ne sappiamo qualcosa noi in Italia in questo momento, quando le difficoltà in Libia stanno portando a una serie di stragi nel nostro Mediterraneo alle quali cerchiamo di far fronte con operazioni condivise dai capi di governo e dalla Commissione e riusciremo a far fronte in modo più deciso con il programma Frontex plus. Ma non è solo l'immigrazione il problema, proviamo a rovesciare l'approccio: l'Africa deve vedere un protagonismo maggiore dell'Europa, non solo investimenti d'azienda, il tentativo è andare ad affrontare la questione energetica, ma anche nella dimensione umana. Voi - dice rivolto ai parlamentari - rappresentate, quale vertigine, un faro di cività, la globalizzazione della civilizzazione".

No a scorciatoie, riscoprirsi Telemaco. L'Italia non vuole "chiedere scorciatoie", chiarisce Renzi, ma "offre la sua disponibilità a fare la propria parte". C'è una generazione nuova per il premier ben rappresentata dalla figura di Telemaco, il figlio di Ulisse: "Oggi in Europa c'è una generazione nuova che ha il dovere di riscoprirsi Telemaco (VIDEO), di meritare l'eredità" dei padri dell'Europa. "Io non ero nemmeno maggiorenne quando c'è stata Maastricht. Noi non vediamo il frutto dei nostri padri come un dono dato per sempre, ma una conquista da rinnovare ogni giorno" sapendo "che non è semplicemente nella moneta che abbiamo in tasca il nostro destino: è nell'avere il diritto di chiamarsi eredi, di assicurare un futuro a questa tradizione. Lo dobbiamo - conclude Renzi - a chi è morto nel corso dei secoli perché l'Europa non fosse solo un'espressione geografica, ma un'espressione dell'anima".

Annullata la conferenza stampa congiunta. Nel tardo pomeriggio si è chiusa anche la girandola di annunci sulla conferenza stampa di Renzi e Martin Schulz. L'incontro del premier e del presidente del Parlamento con la stampa è stato alla fine annullato per il ritardo del dibattito in plenaria. Inizialmente, la decisione di Renzi di non tenere la conferenza congiunta per un impegno televisivo in Italia (la partecipazione alle 20,30 in diretta su Raiuno dello speciale di "Porta a Porta" di Bruno Vespa) aveva suscitato polemiche. Il premier era tornato sui propri passi e aveva deciso di partecipare. Infine l'annullamento.

Critiche del Ppe: mantenere il rigore. Sul debutto di Renzi, che ha fatto della richiesta di maggiore flessibilità il suo slogan europeo, è calato a un certo punto il gelo del premier olandese Mark Rutte che, secondo quanto riportato dalla stampa locale, ha dichiarato al Parlamento dell'Aja: "All'ultimo vertice Ue Olanda e Germania hanno stoppato il tentativo di Francia e Italia di ammorbidire le regole di bilancio".  Rutte rispondendo ai deputati che lo incalzavano preoccupati dalla nuova flessibilità delle regole di cui si parla dopo il vertice, ha spiegato che "non c'è da preoccuparsi, le regole non sono cambiate, e sta alla Commissione vigilare sulla loro applicazione corretta", ha riferito il Volkskrant. E comunque "l'Olanda è in stretta collaborazione con Germania e Finlandia" che "diranno la loro" sul rispetto delle regole.

E un ulteriore attacco a Renzi dopo il suo discorso arriva anche dal nuovo capogruppo Ppe, il tedesco Manfred Weber (Cdu), contro la flessibilità: "I debiti non creano futuro, lo distruggono", dice, aggiungendo che "dobbiamo continuare" sulla linea del rigore".

La replica. In sede di replica nel dibattito di Strasburgo, Renzi risponde duramente a Weber: "Se il capogruppo del Ppe parlava per la Germania, vorrei ricordare che proprio in questa sala fu concesso al suo Paese non la flessibilità ma di violare i limiti, cosa che ha consentito alla Germania di crescere". Difende l'Italia con coraggio: "Non abbiamo paura dei giudizi, ma dei pregiudizi. Il nostro paese non solo ha una grande storia ma ha un futuro. E se qualcuno immagina di venirgli a fare le lezioni ha sbagliato posto". E a Farage: "Si possono voltare le spalle all'Inno  ma non ai problemi reali". E ricorda che la prima crisi finanziaria della storia, da cui scaturì il Rinascimento, avvenne proprio a Firenze nel XIV secolo.

Critico nei confronti dell'attacco di Weber anche Gianni Pittella, capogruppo dei socialisti, al punto da arrivare a mettere in discussione la collaborazione tra Ppe e S&D: "Se cade il punto della flessibilità non c'è il compromesso e cade l'accordo su Juncker". Una posizione molto dura, da cui hanno preso le distanze sia Martin Schulz che Matteo Renzi.

L'intervento a Porta a porta. Del rapporto tra rigore e crescita, il premier è tornato a parlare ospite nel salotto di Bruno Vespa: in Europa "abbiamo detto con chiarezza che non sforiamo le regole ma chiediamo di essere messi nelle condizioni di fare le cose normali". E sul patto con la Merkel dice: "All'ultimo Consiglio abbiamo convenuto su un punto di intesa" ovvero avere maggiore flessibilità "là dove ci sono dei margini" per esempio il cofinanziamento italiano dei fondi europei. "Ed è un patto - conclude Renzi - che io rispetto: perché se io dò la mano, poi lo rispetto".

Il discorso agli eurodeputati italiani. Prima di prendere la parola in Aula, Renzi ha incontrato gli europarlamentari italiani e poi il presidente del Parlamento Martin Schulz. Agli eurodeputati ha detto: "Il Governo è convinto che mai come ora bisogna che l'Italia non vada in Europa a chiedere o a rivendicare" ma a portare "una storia straordinaria ed un futuro all'altezza del nostro passato". "Siamo disponibilissimi a organizzare un momento di incontro, con Graziano Delrio e Federica Mogherini, con le forme che riterrete opportune come parlamentari italiani in Europa", ha continuato il premier. "Sarebbe una cosa preziosa, su di voi pesa una responsabilità doppia, quella di rappresentare una storia straordinaria e quella di preparare un futuro all'altezza". Infine, Renzi ha riferito di aver incontrato un editore italiano che sottolineava come i libri che recano nel titolo la parola 'Europa' non vendono più e ha ribadito la necessità di fare in modo che anche questo possa cambiare.

L'ultima volta dell'Italia alla guida del semestre di presidenza Ue era stata 11 anni fa, nel 2003, quando, nella sessione inaugurale, l'allora premier Silvio Berlusconi diede del kapò a Martin Schulz, capodelegazione dei socialdemocratici tedeschi.

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