martedì 10 settembre 2013

Voto sulla 'decadenza' di Berlusconi. Nella Giunta del Senato il PD blocca la 'melina' del PdL. Questa sera il voto sulle pregiudiziali

Al voto oggi. Anzi, stasera, notte tempo, comunque dopo le venti. Ma forse anche domani. Sulle pregiudiziali, che sono tre, illustrate dal relatore Andrea Augello (PdL), ieri pomeriggio ai componenti della Giunta per le autorizzazioni del Senato: c’è il nodo della costituzionalità della legge Severino e quindi la richiesta di sollevare la questione davanti alla Consulta per le questioni che riguardano la retroattività o meno della norma; se abbia un profilo penale o «solo» amministrativo; e c’è, soprattutto, la richiesta di sottoporre alla Corte di giustizia europea di Lussemburgo la questione della compatibilità della legge Severino con la normativa europea. Sono 97 pagine di questioni giuridiche che vengono lette una per una da Augello in un clima definito «soporifero».

Quattro ore, un centinaio di pagine, tre questioni pregiudiziali diverse ma non una relazione e neppure una richiesta così come invece prevede il regolamento della Giunta. Un trucco. Un gioco di prestigio per prendere tempo. Un trabocchetto in cui il fronte del no (PD, Cinque Stelle, SEL) non cade. Chiede e ottiene di votare le pregiudiziali come se fossero la relazione. E chiede di farlo subito. Oggi. Senza altro indugio. «Augello è già pronto a dimettersi» dice in serata il senatore PD Felice Casson.
Per il PdL è una dichiarazione di guerra. Un’accelerazione non prevista. Le parole del capogruppo al Senato Renato Schifani rimbalzano nella sede della Giunta: «Chiedere di votare subito è una forzatura. Così non si tutela lo stato di diritto». Rimbalza anche la decisione che Berlusconi ha convocato per mercoledì i gruppi parlamentari. La giornata si chiude con segnali di fumo. Non certo di pace.
Il giorno segnato in rosso su tutti i calendari, il 9 settembre troppo spesso evocato come quello successivo all’8 settembre, è passato con un nulla di fatto, in concreto. Ma è stato segnato subito da un indizio che Berlusconi deve aver preso malissimo: il 19 ottobre la Corte d’Appello di Milano determinerà le nuove pene accessorie per Silvio Berlusconi, quanti saranno gli anni di interdizione dai pubblici uffici. Se qualcuno dalle parti del PdL se l’era dimenticato, è il segnale che in ogni caso il destino del presidente è segnato: Severino o no, il Cavaliere sarà presto fuori dal Parlamento. Senza possibilità alcuna di tirare fuori ulteriori suggestivi conigli dal cilindro.

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