venerdì 12 settembre 2014

Due coppie di casolani nell'inferno del Gargano

Doveva essere una tranquilla e rilassante vacanza estiva invece si è trasformata in un incubo fatto di acqua e fango. Questo è quanto hanno vissuto due coppie casolane, una di loro con un figlio piccolo, che si sono trovate nel cuore dell'alluvione del Gargano di questi giorni. «Una settimana che non auguro a nessuno» è il commento che Alessia Cardelli, giovane madre di Christian che assieme al compagno Mirko e a due amici, Sonia e Simone, stavano trascorrendo le vacanze nel Gargano proprio quando si è verificata l'alluvione.
«Siamo arrivati a Peschici - spiega Alessia dalla stessa cittadina pugliese in cui ancora a metà settimana si trova bloccata - il 30 agosto. Da quando siamo arrivati non abbiamo fatto altro che vivere sotto gli ombrelli. Pioggia, pioggia e sempre pioggia». Tanta acqua che però non ha creato seri problemi fino a quel fatidico venerdì 5 settembre.
«Dopo cinque giorni di forte pioggia - racconta la sfortunata casolana dall'epicentro dell'alluvione - abbiamo deciso di tornare a casa». Una scelta logica anche se mancavano ancora un paio di giorni al rientro ufficiale. Un desiderio che però non si è potuto concretizzare. «Subito dopo pranzo e dopo aver fatto le valigie ci siamo messi tutti in macchina per tornare in Romagna. Fin dai primi chilometri percorsi però abbiamo capito che la situazione non era delle più tranquille. Attraversando una provinciale completamente allagata a causa dell'esondazione di alcuni canali, strada che ci avrebbe dovuto portare verso l'autostrada, ci siamo trovati in coda dietro una lunga fila di auto. Nessuno però ci aveva avvertito o aveva informato di una situazione non facile per la viabilità. Non abbiamo capito - sottolinea con rammarico - perché le strade non siano state chiuse visto quello che stava succedendo».
Oltre alle difficoltà nel muoversi a peggiorare la situazione ci ha pensato ancora l'acqua. «Mentre eravamo in coda, saranno state le tre del pomeriggio, ad un certo punto il motore della nostra macchina si è improvvisamente fermato. Il tutto in mezzo ad un vero e proprio fiume di acqua, detriti e fango che aveva occupato la sede stradale. La sfortuna ha voluto - continua il racconto Alessia - che un po' di questa acqua sia entrata nel motore rendendolo inutilizzabile. A dir la verità ora è proprio da buttare». Con l'acqua quasi agli sportelli dell'auto e la preoccupazione crescente, oltre alle giovani coppie nell'abitacolo c'è anche un bambino piccolo, la situazione che hanno vissuto non è stata delle più rassicuranti e serene. «Abbiamo aspettato, non poco, l'arrivo dei Vigili del fuoco e del carroattrezzi che per fortuna sono riusciti a spostare l'auto mettendoci in sicurezza. Tornati in un posto più tranquillo i nostri amici hanno deciso di tornare a casa in treno mentre noi siamo rimasti qui sperando di riuscire a trovare quanto prima un motore nuovo da inserire nell'auto e con il quale, finalmente, poter tornare a Casola».
Per quanto riguarda la situazione che si sta vivendo ancora oggi in questa parte d'Italia la giovane testimone involontaria dell'ennesimo disastro idrogeologico non lascia adito a dubbi. «Spiagge spazzate via dalla furia del fango, macchine e camper rovesciati e trascinati in mezzo al mare, ombrelloni e sdrai dispersi e distrutti, macerie, fango alto 20 centimetri un po' ovunque e detriti, compresi grandi alberi e ulivi, sono ciò che rimane della parte bassa di Peschici. Nel disastro  complessivo - conclude Alessia - per nostra fortuna il camping nel quale eravamo ospiti non ha subito danni altrimenti oltre ad aver la macchina da buttare e le ferie rovinate, non avremmo avuto nemmeno un tetto dove poter riparaci in attesa di tornare a casa».

(a cura di Riccardo Isola - www.settesere.it)

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