sabato 11 ottobre 2014

#ITALIASICURA. Una lotta decisa contro il dissesto idrogelogico perchè non si ripetano tragedie come quella di Genova

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L’ITALIA CAMBIA VERSO LA PREVENZIONE

Se è vero che 1 euro investito in opere di prevenzione dal rischio frane e alluvioni ne fa risparmiare 100 da spendere per riparare i danni dopo emergenze, si comprende facilmente perché il Governo Renzi ha cambiato radicalmente approccio all’emergenza del dissesto idrogeologico. E’, infatti, operativa a Palazzo Chigi (DPCM del 27 maggio 2014) la Struttura di Missione #italiasicura “contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche”. compito: accelerare gli interventi necessari e urgenti, pianificare l’opera pubblica nazionale di cui un Paese grande, moderno e forte come l’Italia ha urgente bisogno coordinando e facendo regia di tutti i settori dello Stato e della Pubblica Amministrazione, con una decisa azione di stimolo, supporto, monitoraggio, controllo.
Paghiamo, infatti, costi stellari per lo stress ambientale e il dissesto dei territori che consumano una fetta sempre più elevata del bilancio dello Stato. Siamo, infatti, tra i primi al mondo per vittime e danni e, dal 1945 al 2013, l'Italia ha pagato in media per risarcimenti e ripristini circa 3.5 miliardi di euro l'anno. Dal 1950 ad oggi abbiamo contato 5.459 vittime in oltre 4.000 fenomeni idrogeologici devastanti. Il dissesto è anche una delle ragioni dell'aumento del gap infrastrutturale nel nostro Paese. Non franano solo terreni o case provocando dei lutti, ma anche strade e autostrade, ferrovie, ponti, reti idriche ed elettriche. Il deterioramento del territorio costituisce una voce fortemente negativa nel bilancio economico di un Paese, accumula debito futuro. Per questo abbiamo iniziato a voltare pagina

STOP ALL’ALLUVIONE DI BUROCRAZIA
E’ cambiata la governance. La politica ci mette la faccia: oggi tutti i Presidenti di Regione sono Commissari di Governo (legge di conversione 11 ago 2014 n 116 del decreto legge 24 giù 2014 n 91) che ha nominato tutti i Presidenti di Regione Commissari di governo nei rispettivi territori per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. La riorganizzazione e la sburocratizzazione sono già iniziate, come dimostrano i molti cantieri sbloccati e aperti. Gli atti dei Presidenti-Commissari di Governo con "dichiarazione di pubblica utilità" sostituiscono anche "visti, pareri, autorizzazioni, nulla osta e ogni altro provvedimento abilitativo necessario" costituendo, dove è necessario e dove non si provocano impatti ambientali, "variante agli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale", fatti salvi i pareri Ministero Beni Culturali se necessari ma "da rilasciarsi entro 30 giorni". Bisogna infatti arginare l'alluvione burocratica e il dominio della burocrazia che vede accavallarsi in materia un sovraccarico di ben 1.300 norme e interventi legislativi statali e regionali emanati dopo la legge-quadro del 1989, interpretati da un altrettanto abnorme numero di 3.600 enti e soggetti competenti a vario titolo sui territori che non si sono mai parlati e non sono mai stati coordinati o messi in rete.
E’quella fitta giungla che ha impedito centinaia di interventi indispensabili. Non è più accettabile vedere tanti territori che crollano, franano e si allagano, in alcuni casi troppo facilmente, e pur in presenza di risorse aspettare mesi o anni per firme, timbri e pareri, sentenze. Assistere a conferenze di servizi dove i poteri di veto di ogni partecipante sono simili a quelli del Consiglio di Sicurezza Onu, facendo passare spesso dai 3 ai 6 anni dalla progettazione all’inizio dei lavori. E' anche così che si finisce nel fango. Un nuovo modello di intervento definisce con chiarezza compiti e funzioni, recupera i ritardi e l’intera capacità di spesa per mettere il più possibile in sicurezza il Paese più bello e fragile del mondo.

L’ITALIA CATALOGO DI RISCHI NATURALI
La nostra è una penisola-catalogo di grandi rischi naturali. Da sempre l'Italia è costretta alla convivenza con catastrofi immani che hanno accompagnato la nostra storia.
Probabilmente non esiste al mondo un Paese come il nostro con caratteristiche morfologiche quasi uniche, una aggrovigliata geofisica del sottosuolo per la sua natura geologica in gran parte giovane e caratterizzata da terreni argillosi e sabbiosi incoerenti, malamente ancorati alla roccia dura e stabile che ci rende tra i Paesi più franosi del mondo. Ma questa condizione si intreccia con una impressionante carenza di pianificazione urbanistica, con la quasi scomparsa delle manutenzioni, abusi del suolo, fatalismo, scarsa percezione della dimensione dei rischi e scarsa conoscenza dei fenomeni. La potenza distruttiva di un evento, infatti, quasi sempre viene moltiplicata dai nostri errori fatali, primo fra tutti la caparbietà con la quale le aree più fragili, anche densamente abitate, sono state spremute come se vivessimo in un'Italia virtuale e priva di rischi incombenti.

IL DISSESTO ATMOSFERICO
Gli effetti del cambiamento del clima sono drammaticamente evidenti. E’ cambiato anche il regime delle precipitazioni, oggi a carattere "esplosivo": in poche ore piove la pioggia che poteva cadere in mesi. Siamo tutti colpiti dall'accelerazione, dalla frequenza e dall'intensificarsi di flash flood con piene-lampo, nubifragi intensi e violenti, concentrati nel tempo e localizzati nello spazio. Dai 4-5 eventi con danni l’anno registrati fino al 1990, siamo passati a decine di eventi in media nella seconda metà del decennio 2000-2010. Da ottobre 2013 ad oggi sono stati chiesti dalle Regioni 25 Stati di emergenza con fabbisogni totali di circa 4 miliardi di euro. Non è più possibile parlare di eventi eccezionali o straordinari: sono diventati ormai ordinari.

IL DISSESTO NEL TERRITORIO
A nessuno è più concesso di ignorare la circostanza che vede aumentare drammaticamente i danni di alluvioni e frane in maniera direttamente proporzionale al dissesto e alle scarse difese in molte aree dissestate da un processo di diffusione insediativa e di occupazione di suoli senza paragoni, dall'abusivismo edilizi, dalla scarsa manutenzione che ha degradato il reticolo idrografico minore, a volte occupato aree fluviali e canali di drenaggio e scolo, restringendo alvei di fiumi e torrenti, aumentando artificialmente le loro portate e velocità, modificando le dinamiche fluviali in barba alle leggi dell'idraulica. Basta subire e inseguire le emergenze e fare i notai dei disastri senza mai azionare la leva della prevenzione di fronte al dissesto in aree presenti nell'81,9% dei Comuni (6.633 Comuni), sul 9,8 per cento della superficie nazionale (24,9% rischio frana, 18,6 rischio alluvione e il 38,4 rischio frana e alluvione) dove vivono 5,8 milioni di italiani (il 9,6% della popolazione nazionale, 1 su 10), con 1,2 milioni di edifici, decine di migliaia di industrie e un patrimonio naturale,
storico e culturale inestimabile. In 1.121 Comuni troviamo edifici in zone franose o golenali.
Nel 31% nelle aree che andavano vincolate sono sorti interi quartieri, sono nate aree industriali, sono stati costruiti edifici pubblici, alberghi e centri commerciali. Si è costruito abusivamente e legalmente (non fa differenza ai fini del rischio) creando rischi dove prima non c'erano con incoscienza totale.

#ACQUAPULITA
Il settore idrico, ed in particolare la depurazione degli scarichi urbani, in alcune Regioni è ancora in forte arretrato di opere e investimenti. Il Paese che ha inventato tremila anni fa acquedotti e fognature, tremila anni dopo non può più trovarsi in coda all'Europa nella gestione e nel trattamento delle acque reflue urbane. Con una media di 3 italiani su 10 privi di reti fognarie allacciate e depuratori (raddoppia in alcune Regioni del Sud come Sicilia e Calabria), e le metà dei nostri fiumi inquinati, in attesa di sanzioni europee per centinaia di milioni l’anno. Per questo è stata decisa la riprogrammazione con possibilità di commissariamento della Delibera Cipe 60 che nel 2012 stanziava 1.6 miliardi per 183 opere al Sud, ancora oggi non progettate o cantierizzate. Il ciclo dell'acqua non è una questione "ambientale" separata da tubi e impianti funzionali. Ed è un obbligo recuperare inefficienze e tempo perduto per avvicinarsi agli standard di efficienza di molte Regioni italiane.

NON PIU’ COSTO MA INVESTIMENTO
Da una rigorosa analisi dei bilanci dello Stato e delle Regioni dal 1988 ad oggi, abbiamo fatto riemergere fondi e finanziamenti statali ed europei per realizzare opere e interventi pari a circa 2.3 miliardi di euro. Mai spesi. Anzi, appena il 6% delle 1.516 opere finanziate dal Ministero dell’Ambiente nel 2009 (nel frattempo, dopo eventi meteo devastanti, salite ad oltre 3.500) nel giugno 2014 risultava completato, una quota era in fase di cantiere e la gran parte erano bloccate a causa di iter burocratici, difficoltà di tipo amministrativo (anche nella gestione degli espropri), a volte disinteresse, e per il 40% circa dai vincoli del Patto di stabilità. Questa era la fotografia in bianco e nero da cui siamo partiti e che abbiamo iniziato a modificare aprendo cantieri.

GRAFICO CANTIERI

Grazie allo “sbocca Italia”, un Fondo Revoche si tradurrà nell’apertura dei primi 600 cantieri entro il 2014 per oltre 1 miliardo di euro di appalti in totale trasparenza, grazie al lavoro dei Commissari di Governo e all'innovazione della piattaforma telematica nazionale. Un impegnativo lavoro coinvolge anche i Consorzi di bonifica e di irrigazione per tenere in efficienza la rete di canali scolmatori e di fossi a difesa dei centri abitati, per il contenimento delle piene, per adeguare le arginature e gli impianti idrovori alle nuove esigenze ed emergenze. E un nuovo fondo di 110 milioni di euro, previsto dallo “sblocca Italia” verrà utilizzato per opere di difesa dalle alluvioni delle città metropolitane.
Sappiamo che le opere di prevenzione del rischio idrogeologico non sono un costo a carico del debito pubblico ma una misura infrastrutturale e un investimento per la crescita dell'Italia, ad alto valore aggiunto per l'occupazione e per gli effetti positivi sulla riduzione del debito pubblico. I costi della non azione, infatti, sono un salasso per la finanza pubblica, mentre i vantaggi della prevenzione sono evidenti anche per tutelare ambiente, qualità e bellezze dei territori e per far ripartire il Paese.

LA PARTECIPAZIONE E IL CONTROLLO
A ottobre avremo tutti la possibilità di seguire il cantiere della nostra zona. Grazie ad un nuovo strumento di partecipazione: il sito italiasicura.governo.it consentirà a chiunque, con un paio di clic, la verifica dello stato di avanzamento dei lavori, dall’assegnazione di fondi al collaudo. Sarà un portale nazionale geo-referenziato ad offrire tutte le informazioni, la conoscenza del rischio, i bandi da gara, le commissioni di gara, la tempistica della spesa pubblica. Tutto verificabile e controllabile in tempo reale.

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