domenica 6 agosto 2017

Bonaccini: “Emilia Romagna, modello per tutto il Paese. Puntiamo all’autonomia fiscale”

Intervista di Giovanni Emidio al presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini.
pubblicata su La Repubblica del 5 agosto  2017

Reduce da un’ottima prestazione a beach soccer sulla spiaggia di Cervia, nella squadra capitanata da Renzi (ma la palla la passa? Si, «sì, dopo un po’ la passa, anche se non è esattamente un fuoriclasse, come io continuo a pensare lo sia in politica» ), il presidente della regione Stefano Bonaccini si sta per concedere un paio di settimane di vacanze prima di tentare, primo in Italia, la strada dell’autonomia fiscale regionale.
«Si può fare, la Costituzione lo consente, ho ottimi interlocutori al governo con cui confrontarmi e di solito se mi infilo in un’iniziativa la porto a termine. Poter usare meglio le risorse che ci spettano, ci potrà consentire di crescere ancora di più di quanto non abbiamo fatto fin qui».


Renzi è d’accordo?
«Direi proprio di sì, anche se lui non è più il premier…».

Lei intanto ha la fortuna di non essere più il segretario regionale del PD, così da non dover dirimere lo scontro in atto a Bologna per la segreteria. Si può dire?
«Ho gestito casi ben più infuocati, vi ricordo che pochi mesi dopo la mia elezione ci furono le dimissioni di Delbono… A Bologna spero solo che il dibattito non si limiti ai nomi ma si allarghi ai contenuti, del resto io lo seguirò solo da spettatore».

E quali contenuti si augura vengano scelti in quel dibattito?
«Quelli che portano ad un PD più aperto alla società, al resto del mondo, di quanto non lo sia stato fin qui. E anche se a Critelli va riconosciuto il merito di aver saputo fare quadrato attorno a Merola in una situazione non facile e in un momento politico di vento contrario, vincendo le elezioni, penso sia legittimo che Rizzo Nervo si sia fatto avanti. Vedremo chi avrà i migliori argomenti».

Uscendo dal dualismo in atto, forse ci si può azzardare a dire che come minimo preferisce Rizzo Nervo a Merola, viste le ultime scintille col sindaco sulla gestione della Fiera.
«Io e Merola veniamo dipinti più distanti di quello che realmente siamo. Insieme abbiamo ottenuto molto per la città metropolitana, continuo a pensare che il nostro rapporto sia buono».

Ecco diciamo allora che la percezione non è quella.
«Allora diciamo che se si può migliorare, io mi impegno per la mia parte a fare qualcosa in più per avere in futuro un rapporto migliore, nonostante alcune vedute dissimili avute in passato, per esempio su Fiera e Passante».

Dalla Fiera all’aeroporto: la scalata dei Benetton al Marconi la preoccupa o la convince?
«Ho sempre detto che noi dobbiamo favorire e rispettare le regole del mercato, quindi non vedo perché dovrei essere preoccupato. L’assessore Donini ha già detto che le quote pubbliche, per quanto minime, resteranno tali, dopodiché il nostro compito resta quello di fare in modo che l’aeroporto di Bologna cresca, come sta crescendo da anni».

Cresce anche la regione, i numeri lo testimoniano, e i più maligni dicono che il suo merito in questo è stato quello di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, cioè quando l’economia ha iniziato a reagire alla crisi.
«Detto che è meglio essere fortunati piuttosto che il contrario, penso con onestà di averci messo anche del mio, cioè del nostro, facendo riferimento ai miei tanti assessori che in questi anni hanno avuto lavoro, welfare, sanità e trasporti al centro della loro agenda. E se l’occupazione cresce insieme al Pil e le liste d’attesa negli ospedali si azzerano, ne vado soddisfatto insieme a loro».

Ma dovesse dire cosa ci ha messo proprio di suo, cosa le viene in mente?
«Direi la capacità di concertazione. O meglio, la dimostrazione che concertando si possono ottenere risultati e anche in fretta. L’esempio più evidente è il patto per il lavoro, sottoscritto da tutte le parti sociali. Ecco, penso che questo modello di governo sia utile per il PD e quindi anche per Renzi».

Che un po’ di più avrebbe potuto concertare quand’era al governo, giusto?
«Diciamo che se lo avesse fatto non avrebbe rallentato la sua azione, che comunque a mio parare resta segnata da tante riforme messe in campo con successo».

Tra un paio di anni si tornerà al voto anche in Regione, in quel caso la concertazione dovrà prendere la forma di una coalizione, ci ha già pensato?

«Larga, parlando ai moderati che non vogliono seguire il populismo della destra e alla sinistra che ha governato con noi fin qui, sui fatti e sulle politiche di sinistra, come il reddito di solidarietà. E anche al tanto civismo che sta nascendo, ma a cui le formule sbrigative dei 5 Stelle non bastano più».

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