venerdì 9 gennaio 2015

In Nigeria i terroristi islamisti di Boko Haram massacrano 2000 civili

Case in fiamme, cadaveri ovunque. E' la testimonianza di quanto accaduto a Baqa, città del nord-est della Nigeria, nel corso di due attacchi portati da Boko Haram tra lo scorso weekend e le giornate di martedì e mercoledì. "I cadaveri giacciono sulle strade, si temono 2000 persone uccise" nei raid, scrive la Bbc citando un ufficiale militare. La città "è stata completamente devastata, le case date alle fiamme".

Nel raid del weekend i morti sarebbero stati un centinaio. La stima complessiva ma non confermata delle vittime di Baqa, tra il 3 gennaio ed oggi, è stata fatta sulla base di quanto raccontato dai parenti, ha spiegato al telefono Musa Bukar, presidente del governo locale per il distretto di Kukawa nello Stato del Borno, che include la città teatro delle violenze. Parlando da un accampamento a Maiguri, dove hanno trovato rifugio gli scampati al massacro, Bukar ha raccontato di corpi sparsi nelle strade e nella boscaglia.

Lo scorso 3 gennaio, i miliazi di Boko Haram si erano impadroniti del quartier generale che la forza multinazionale incaricata di combatterli aveva eretto a Baqa. Il nuovo attacco a nord-est ha portato alla distruzione di 16 tra cittadine e villaggi sulle rive del lago Ciad, compresa Baqa. "Gli islamisti hanno bruciato tutto" hanno riportato le autorità locali, la città di Baqa, che aveva una popolazione di 10.000 persone, di fatto "non esiste più". Quelli che sono riusciti a fuggire "non sono stati in grado di seppellire i morti, i loro cadaveri ora giacciono nelle strade". Molti sono fuggiti, già da domenica, attraversando il lago Ciad.

In ottobre, le autorità nigeriane avevano annunciato il raggiungimento di un'intesa per un cessate il fuoco con Boko Haram, anche in vista del rilascio delle oltre 200 studentesse rapite a Chibok, nel Borno, lo scorso aprile, e per un regolare delle prossime elezioni presidenziali e legislative, programmate per il prossimo febbraio. Tregua poi smentita dal sedicente leader del movimento, Abubakar Shekau. Da allora, le violenze sono continuate senza interruzioni di sorta. E ieri, in un video diffuso su YouTube, un uomo presentatosi come Shekau ha lanciato la minaccia degli integralisti contro il presidente del Camerun Paul Biya. "Oh Paul Biya, se non fermerai questo complotto maligno, assaggerai quanto è accaduto in Nigeria... I tuoi soldati non possono nulla contro di noi", ha dichiarato Shekau in arabo.

E adesso anche il Camerun chiede aiuto.  Il presidente Biya ha rivolto oggi un appello alla comunità internazionale per fermare Boko Haram. "Dal Mali, alla Somalia, fino alla Repubblica Centrafricana, questi terroristi hanno la stessa agenda - ha detto Biya - di fronte a una minaccia globale serve una risposta globale". Biya ha mobilitato l'esercito contro Boko Haram in maggio, dopo che il gruppo terrorista è sconfinato più volte in Camerun dalla vicina Nigeria. Migliaia di soldati e uomini delle forze speciali sono stati dispiegati nella Regione dell'Estremo Nord, uccidendo dozzine di jihadisti.

In Nigeria, gli ultimi eventi non hanno impedito al presidente Goodluck Jonathan di lanciare oggi la sua candidatura per un nuovo mandato. Il 57enne Jonathan, al potere con il People's Democratic Party ininterrottamente dal 1994, anno della fine del regime militare, ha parlato di fronte a migliaia di sostenitori radunati a Lagos, ricordando i progressi nell'agricoltura e nell'industria e la recente privatizzazione della complicata fornitura dell'energia elettrica, che ancora non raggiunge con continuità molte aree del Paese. Nella sua prima vera sfida elettorale, Jonathan dovrà vedersela con Muhammadu Buhari, proprio un esponente della precedente dittatura, deciso a giocarsi la carta di una competenza militare superiore a quella dell'attuale e contestato presidente per sconfiggere Boko Haram.

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