Case in fiamme, cadaveri ovunque. E' la testimonianza di quanto accaduto a Baqa,
città del nord-est della Nigeria, nel corso di due attacchi portati da
Boko Haram tra lo scorso weekend e le giornate di martedì e mercoledì.
"I cadaveri giacciono sulle strade, si temono 2000 persone uccise" nei
raid, scrive la Bbc citando un ufficiale militare. La città "è stata
completamente devastata, le case date alle fiamme".
Nel
raid del weekend i morti sarebbero stati un centinaio. La stima
complessiva ma non confermata delle vittime di Baqa, tra il 3 gennaio ed
oggi, è stata fatta sulla base di quanto raccontato dai parenti, ha
spiegato al telefono Musa Bukar, presidente del governo locale per il
distretto di Kukawa nello Stato del Borno, che include la città teatro
delle violenze. Parlando da un accampamento a Maiguri, dove hanno
trovato rifugio gli scampati al massacro, Bukar ha raccontato di corpi
sparsi nelle strade e nella boscaglia.
Lo scorso 3 gennaio, i
miliazi di Boko Haram si erano impadroniti del quartier generale che la
forza multinazionale incaricata di combatterli aveva eretto a Baqa. Il
nuovo attacco a nord-est ha portato alla distruzione di 16 tra cittadine
e villaggi sulle rive del lago Ciad, compresa Baqa. "Gli islamisti
hanno bruciato tutto" hanno riportato le autorità locali, la città di
Baqa, che aveva una popolazione di 10.000 persone, di fatto "non esiste
più". Quelli che sono riusciti a fuggire "non sono stati in grado di
seppellire i morti, i loro cadaveri ora giacciono nelle strade". Molti
sono fuggiti, già da domenica, attraversando il lago Ciad.
In
ottobre, le autorità nigeriane avevano annunciato il raggiungimento di
un'intesa per un cessate il fuoco con Boko Haram, anche in vista del
rilascio delle oltre 200 studentesse rapite a Chibok, nel Borno, lo
scorso aprile, e per un regolare delle prossime elezioni presidenziali e
legislative, programmate per il prossimo febbraio. Tregua poi smentita
dal sedicente leader del movimento, Abubakar Shekau. Da allora, le
violenze sono continuate senza interruzioni di sorta. E ieri, in un
video diffuso su YouTube, un uomo presentatosi come Shekau ha lanciato
la minaccia degli integralisti contro il presidente del Camerun Paul
Biya. "Oh Paul Biya, se non fermerai questo complotto maligno,
assaggerai quanto è accaduto in Nigeria... I tuoi soldati non possono
nulla contro di noi", ha dichiarato Shekau in arabo.
E adesso
anche il Camerun chiede aiuto. Il presidente Biya ha rivolto oggi un
appello alla comunità internazionale per fermare Boko Haram. "Dal Mali,
alla Somalia, fino alla Repubblica Centrafricana, questi terroristi
hanno la stessa agenda - ha detto Biya - di fronte a una minaccia
globale serve una risposta globale". Biya ha mobilitato l'esercito
contro Boko Haram in maggio, dopo che il gruppo terrorista è sconfinato
più volte in Camerun dalla vicina Nigeria. Migliaia di soldati e uomini
delle forze speciali sono stati dispiegati nella Regione dell'Estremo
Nord, uccidendo dozzine di jihadisti.
In Nigeria, gli ultimi
eventi non hanno impedito al presidente Goodluck Jonathan di lanciare
oggi la sua candidatura per un nuovo mandato. Il 57enne Jonathan, al
potere con il People's Democratic Party ininterrottamente dal 1994, anno
della fine del regime militare, ha parlato di fronte a migliaia di
sostenitori radunati a Lagos, ricordando i progressi nell'agricoltura e
nell'industria e la recente privatizzazione della complicata fornitura
dell'energia elettrica, che ancora non raggiunge con continuità molte
aree del Paese. Nella sua prima vera sfida elettorale, Jonathan dovrà
vedersela con Muhammadu Buhari, proprio un esponente della precedente
dittatura, deciso a giocarsi la carta di una competenza militare
superiore a quella dell'attuale e contestato presidente per sconfiggere
Boko Haram.
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