martedì 21 luglio 2015

Votata la legge delega che riforma la Pubblica Amministrazione: meno burocrazia e tempi certi per imprese e cittadini

di Alberto Pagani (Deputato PD)

Più digitalizzazione, l'istituto del silenzio-assenso che accorcia i tempi delle decisioni, una revisione forte della dirigenza e il nuovo testo unico per le partecipate: ecco i contenuti del Ddl
Montecitorio ha discusso e approvato la legge che delega il Governo alla riorganizzazione della pubblica amministrazione: già votata a fine aprile dal Senato, deve tornare di nuovo in Senato per la definitiva approvazione.



Il provvedimento punta a un'ampia riforma della Pa che illustro soffermandomi soprattutto sulle azioni che interessano più da vicino le persone.
L'articolo 1 si occupa della digitalizzazione per garantire l'accesso da parte di cittadini e imprese a dati, documenti e servizi di loro interesse attraverso internet, riducendo quindi la necessità di presentarsi presso gli uffici. È un obiettivo molto importante per modernizzare e sburocratizzare la Pubblica Amministrazione (PA) e l'intero Paese.
Una delle finalità è la creazione dell'identità digitale per ogni italiano: con un Pin, una password e un computer si vuole rendere possibile la gestione da casa delle pratiche alleggerendo adempimenti oggi gravosi. Pertanto vengono previsti sia la definizione di un livello minimo di prestazioni on line da parte della PA che il potenziamento della connettività a banda larga e ultralarga negli uffici pubblici.
L'articolo 2 è tecnico ma importante, perché reca una delega al Governo per il riordino della disciplina in materia di conferenza di servizi, istituto volto a dirimere i problemi della pubblica amministrazione e che viene indetta quando ci sono criticità o nodi irrisolti nell'adozione di un provvedimento. I numerosi criteri direttivi inseriti nella legge sono volti ad assicurare la certezza dei tempi e lo snellimento dei lavori. In particolare, si prevede una riduzione dei casi per cui è obbligatorio convocare la conferenza e la semplificazione della convocazione stessa grazie all'uso di strumenti informatici.
Molto importante l'articolo 3 che si occupa del nuovo istituto del “silenzio assenso” tra amministrazioni pubbliche e che troverà applicazione nelle ipotesi in cui, per l'adozione di provvedimenti normativi o amministrativi, sia necessaria l'acquisizione di assensi o nulla osta di competenza di altre amministrazioni. La delega impone che queste ultime siano tenute a comunicare le proprie decisioni all'amministrazione proponente entro 30 giorni, dopo i quali l'assenso o il nulla osta si intende acquisito automaticamente. In caso invece di mancato accordo, comunicato entro i 30 giorni, sarà il Governo a decidere sulla “controversia” o sul dubbio in questione. In casi di amministrazioni preposte a tutela ambientale e paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute dei cittadini, il termine per la risposta è invece di 90 giorni. La norma fa sì che nessuna amministrazione possa più permettersi di paralizzare situazioni che, in ultima istanza, si ripercuotono su cittadini o imprese (bloccandone talvolta le attività). Naturalmente ogni amministrazione risponderà dei propri pareri: il principio di responsabilità non cambia, ma si allarga la certezza del diritto e la sua esigibilità. Mi pare dunque una necessaria misura.
Se l'articolo 4 disciplina disposizioni sulle attività non assoggettate ad autorizzazione preventiva, l'articolo 5 introduce alcune modifiche alla Segnalazione certificata di inizio attività (Scia), delimitando con precisione i poteri dell'amministrazione. Tra i contenuti, anche il dimezzamento dei tempi necessari per l'avvio di grandi opere pubbliche.
L'articolo 6 si occupa della corruzione nella PA, imponendo di integrare alla normativa due decreti legislativi (emanati in attuazione della legge Severino e non ancora recepiti) sulla trasparenza delle informazioni e sull'inconferibilità e incompatibilità di alcuni incarichi. La norma sancisce anche che, in caso di intercettazioni da parte delle autorità investigative, vi sia una riduzione del 60% delle tariffe riconosciute ai gestori.
Il corposo articolo 7 delega il Governo ad adottare uno o più decreti per la riorganizzazione dell'amministrazione statale, a modificare la disciplina della presidenza del Consiglio dei ministri, dei singoli Ministeri, delle Agenzie governative e degli enti pubblici non economici nazionali. Tra i principi generali c'è quello di evitare sovrapposizioni di funzioni.
In questo ambito, viene prevista la razionalizzazione delle funzioni del Corpo forestale dello Stato con eventuale assorbimento dello stesso in altri corpi di polizia. I contingenti dedicati al contrasto degli incendi boschivi verranno invece trasferiti ai Vigili del Fuoco.
Si intende poi ridurre il numero delle Prefetture che diventeranno Uffici territoriali in cui confluiranno tutti i servizi e gli enti periferici statali, e rappresenteranno il punto di contatto unico tra amministrazione centrale e cittadini sui territori.
Un emendamento, infine, prevede il livellamento degli stipendi dei dipendenti delle varie Autorità di garanzia e controllo, per renderli più vicini a quelli degli altri dipendenti della PA.
L'articolo 8 riforma funzioni, organizzazione e finanziamento delle Camere di commercio. Che, seguendo la riduzione del numero delle circoscrizioni territoriali su cui gli enti svolgono il loro servizio, da 105 diventano 60. Ridotti anche il numero dei componenti dei Consigli e delle Giunte. Faccio notare che la diminuzione delle Camere di commercio non significa però un taglio dei posti di lavoro, ma una riorganizzazione che allarga il raggio d'azione del singolo ente tramite accorpamenti.
Il centrale articolo 9 rivede sostanzialmente il sistema della dirigenza pubblica, indicando i requisiti d'accesso ai ruoli apicali e le procedure di reclutamento fondate su merito, aggiornamento, formazione continua. Quando la legge sarà operativa ci saranno tre “ruoli unici” della dirigenza: i dirigenti dello Stato, quelli regionali – cosa che include le Camere di commercio e la dirigenza amministrativa e tecnica del Servizio sanitario nazionale (esclusi i medici) – e quelli degli enti locali, comprese le attuali figure dei segretari comunali e dei dirigenti provinciali. Si tratta di una riorganizzazione del sistema che prevede, appunto, la creazione di questi tre ruoli in cui confluisce tutta la dirigenza pubblica, senza distinzione se non quella sovraesposta. Contestualmente alla realizzazione di questi ruoli è prevista l'istituzione di tre commissioni: per la dirigenza statale, per quella regionale e per quella locale. Ai decreti delegati spetterà la definizione, per l'accesso ai tre tipi di dirigenza, del percorso di studi (non inferiore alla laurea magistrale) e delle modalità di concorso. Esclusi dalla possibilità di diventare dirigenti coloro che sono stati condannati, anche in via non definitiva, per danno erariale.
Per quanto attiene al sistema di formazione, è prevista le riforma della Scuola nazionale dell'amministrazione con il coinvolgimento di istituzioni nazionali e internazionali ad assicurare l'omogeneità della qualità del personale. I dirigenti dovranno poi svolgere formazione permanente annuale. Altri criteri della delega riguardano la semplificazione e l'ampliamento della mobilità; l'equilibrio di genere nel conferimento degli incarichi; la durata quadriennale degli incarichi, benché rinnovabili per ulteriori due anni (non ci sono però più i dirigenti “a vita” in uno stesso identico posto); la definizione dei presupposti per la revoca dell'incarico; la definizione della retribuzione secondo parametri omogenei nell'ambito di ciascun ruolo e la determinazione dei limiti assoluti. I dirigenti verranno valutati e le valutazioni condizioneranno gli avanzamenti di carriera o, anche, i possibili demansionamenti. Ci saranno insomma regole chiare e più trasparenza per i vertici della PA: mi sembra un punto fondamentale per il buon funzionamento della macchina pubblica.
L'articolo 10 detta principi per favorire le attività degli enti pubblici di ricerca mentre l'articolo 11 vuole promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni, con meccanismi di maggior flessibilità nell'orario e l'introduzione del telelavoro (di cui possano avvalersi almeno il 20% dei dipendenti che ne facciano richiesta).
L'articolo 12 contiene la delega ad adottare tre testi unici nei seguenti settori: lavoro dipendente della PA; partecipazioni societarie delle amministrazioni; servizi locali di interesse economico generale. I principi specifici delle deleghe sono contenute nei tre articoli successivi.
L'articolo 13 si occupa di riordinare e semplificare la disciplina sui dipendenti pubblici. In particolare segnalo: per quanto riguarda i concorsi si valorizzerà l'esperienza professionale acquisita da coloro che abbiano avuto rapporti di lavoro con la PA a ogni livello; l'introduzione di un sistema informativo nazionale per programmare le assunzioni; la rilevazione delle competenze dei lavoratori pubblici; la ridefinizione delle procedure e dei contenuti della contrattazione integrativa; la disciplina delle forme di lavoro flessibile nella PA. Tra queste norme c'è anche la promozione del ricambio generazionale mediante la riduzione, su base volontaria, dell'orario di lavoro e della retribuzione di coloro che sono prossimi alla pensione, cosa che può favorire l'assunzione anticipata di nuove leve. Si introducono elementi di riconoscimento del merito con meccanismi di premialità e norme in materia di responsabilità disciplinare dei pubblici dipendenti (la responsabilità amministrativo-contabile spetta ai soli dirigenti).
L'articolo 14 dà mandato di riordinare in un testo unico la disciplina delle partecipazioni societarie delle amministrazioni pubbliche, per garantire trasparenza e stimolare la concorrenza. Questo punto è piuttosto tecnico: l'obiettivo è, sostanzialmente, differenziare le tipologie di partecipazione in relazione alle dimensioni societarie e definire le regole per il mantenimento delle partecipazioni stesse. Con ciò si vuole creare un regime che normi massimamente anche le responsabilità dei rappresentanti pubblici all'interno degli enti partecipati. L'articolo 15 è volto a riformulare il testo unico per i servizi locali d'interesse economico generale (per esempio lo sono i trasporti, l'edilizia residenziale, la raccolta dei rifiuti). La normativa in materia è cresciuta in maniera disorganica negli ultimi anni e la delega ne predispone la revisione in base anche a principi di concorrenza, adeguatezza e sussidiarietà (prevedendo meccanismi di premialità per gli enti locali che favoriscono le aggregazioni secondo criteri di economicità ed efficienza).
In sintesi, abbiamo discusso e approvato una corposa Delega che ridisegna molti profili della pubblica amministrazione. A partire dall'efficienza per i cittadini e per le attività produttive, per arrivare alla velocità delle risposte e al taglio dei tempi degli adempimenti, rivedendo inoltre la materia della dirigenza pubblica e della riorganizzazione centrale. Il percorso è lungo, ma il riordino è molto consistente, ambizioso e positivo.

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