domenica 3 luglio 2016

Attacco terrorista in Bangladesh: il bilancio finale è stato di 20 civili uccisi, tra cui nove italiani

Le indagini del governo svelano i particolari sul commando terrorista: giovani ventenni provenienti da famiglie benestanti, tutti bengalesi.

Figli di buona famiglia, che hanno frequentato le scuole migliori del Paese, ricchi e non certo reclutati tra gli ultimi della società. A 48 ore dall'attentato di Dacca contro un ristorante frequentato da occidentali - il bilancio finale è stato di 20 civili uccisi, tra cui nove italiani - le indagini del governo svelano i particolari sul commando: rampolli ventenni provenienti da famiglie benestanti, tutti bengalesi.
"Sono uomini giovani che hanno studiato e frequentato l'università. Nessuno di loro veniva da una madrassa", ha detto il ministro degli Esteri bengalese. Il governo del Bangladesh nega da tempo la presenza di qualunque gruppo jihadista nel Paese, in particolare di membri dello Stato Islamico, ma anche al-Qaeda. L'ispettore generale della polizia del Bangladesh, AKM Shahidul Hoque, intervistato dal quotidiano The Daily Star, ha dichiarato che dei sei terroristi, almeno cinque erano ricercati da tempo.
Uno dei terroristi, Nibras Islam, era abituato a frequentare gli ambienti bene della società bengalese. In un video pubblicato sul suo profilo Twitter, Nibras  stringe la mano a una starlette di Bollywood, Shraddha Kapoor, esaltandone nel commento la bellezza. In Rete girano altri due video. In uno, Nibras Islam parla in inglese, inquadrato dalla webcam, indossando una maglietta nera con sul petto il simbolo della Ferrari. Nel secondo filmato, è seduto sui sedili posteriori di un'auto e scherza bonariamente con gli amici. Il suo profilo Facebook racconta che aveva studiato in Malaysia, alla Monash University, ma anche in uno degli atenei più rinomati del Bangladesh, la North South University. Marchi, celebrità, auto, amici e studi non alla portata di chiunque, in Bangladesh. Questa era la vita di Nibras Islam, almeno fino allo scorso gennaio, quando la famiglia ha perso ogni contatto con lui.
Anche gli altri componenti del commando provenivano da ambienti benestanti ed erano  passati attraverso alcune delle scuole più esclusive della città. Sono stati ex compagni di scuola a riconoscere anche Mir Sabih Mubashsher, scomparso da marzo, e Rohan Imtiaz nelle foto diffuse dalla polizia. Entrambi studenti dell'istituto Scholastica a Dacca, frequentato dai figli della famiglie benestanti della capitale. Interrogato sul perché si siano trasformati in estremisti, il ministro Khan ha risposto: "Ormai è diventata una moda".

Le polemiche sul blitz
Mentre le indagini vanno avanti il premier Matteo Renzi è intervenuto sulle polemiche per i ritardi del blitz di liberazione degli ostaggi. "Ogni polemica è ormai sostanzialmente inutile. Il commando era pronto a tutto - ha detto Renzi a L'intervista di Maria Latella su Skytg24 - abbiamo seguito in diretta ogni momento. Io credo che tutto sia necessario tranne ricostruzioni che poi spesso sono false. Loro sono entrati lì per uccidere".

E ha aggiunto: "L'Is sta perdendo sul terreno a livello militare, in Siria, In Iraq , in Libia. Ma pugno di ferro con chi pensa di portare da noi quei valori, una strategia basata su odio e terrore. Importante l'aspetto dell'educazione: dobbiamo distruggerli senza pietà ma anche evitare che la prossima generazione sia come questa". Dichiarazioni che arrivano mentre un aereo con a bordo personale dell'Unità di crisi della Farnesina e dello staff della presidenza del consiglio, partito ieri pomeriggio da Roma, è arrivato a Dacca per riportare in Italia i corpi delle nove vittime.

Membri del governo di Dacca: "L'Is non c'entra"
Anche se i terroristi dello Stato Islamico hanno rilanciato in tempo reale foto e bilancio dell'attacco a Dacca, il ministro degli Interni bengalese Asaduzzaman Khan è convinto che nel massacro l'Is non c'entri e punta invece il dito invece contro un gruppo jihadista locale, collegato all'opposizione e manovrato dai servizi segreti pakistani. Sulla stessa linea il capo della polizia locale, Shahidul Hoque, che ha detto che gli inquirenti stanno esaminando l'ipotesi di "collegamenti internazionali" e ha aggiunto che ci sono sospetti su "membri importanti dell'Jmb", Jamaeytul Mujahdeen Bangladesh, un gruppo jihadista locale messo al bando da una decina di anni, legato all'opposizione al governo, Jamaat e-Islami e all'Isi, i servizi pakistani.

Secondo un altro esponente del governo, che ha parlato con l'emittente Ndtv, i terroristi la notte del massacro caricavano con cellulari e portatili le immagini efferate delle loro gesta su Internet, di cui hanno approfittato gli uomini dell'Is in Siria e Iraq per rivendicare la paternità dell'azione. Per HT Imam, stretto collaboratore della premier Sheikh Hasina, quelle immagini "sono state utilizzate dall'Is e da altri per la rivendicazione". "Le connessioni tra l'Isi pakistano e Jamaat sono ben note, vogliono defenestrare l'attuale governo. La chiave - ha aggiunto - è l'unico terrorista catturato vivo". HT Imam non ha voluto rivelarne l'identità. "L'inchiesta è in corso, dobbiamo arrivare a chi ha organizzato l'attentato".

Ora è necessario verificare se gli attentatori del ristorante abbiano ricevuto delle linee guida dallo Stato islamico o da al-Qaeda, riferisce un funzionario dell'antiterrorismo del Bangladesh. "Le foto (caricate su Twitter ndr) indicano che potrebbero essere stati incoraggiati dalle attività dell'Is all'estero", ha spiegato Muhammad Zamir, alto funzionario del ministero degli Esteri locale. Ma "questo non mostra un legame diretto con l'Is. Questo è esattamente ciò che è stato fatto, e successivamente messo in dubbio nel caso dell'attacco di Orlando", in Florida, ha aggiunto.

Va detto però che da quando sono cominciati gli omicidi di stranieri, intellettuali e membri di minoranze religiose in Bangladesh, il governo ha sempre respinto l'ipotesi dell'esistenza sul territorio nazionale di cellule dello Stato Islamico o di Al Qaeda, movimento che spesso hanno rivendicato i cruenti attentati anche quando la loro paternità era dubbia.

Premier bengalese: "Pugno duro"
Dopo la strage la premier del Bangladesh, Sheikh Hasina, ha promesso il pugno duro contro il terrorismo e i suoi finanziatori e fiancheggiatori. "Dobbiamo individuare le radici di chi ha fornito armi ed esplosivi ai terroristi che hanno commesso questo atto barbarico", ha detto la premier in un colloquio di stamattina con il vice ministro degli Esteri giapponese, Seiji Kihara.

I precedenti
L'attacco cominciato venerdì sera a Dacca è stato il peggiore avvenuto in Bangladesh dal 2005, quando il gruppo Jmb fece esplodere una serie di bombe in diverse zone del Paese nell'arco di un'ora uccidendo almeno 25 persone, la maggior parte giudici, poliziotti e giornalisti. A marzo del 2007 sono state eseguite condanne a morte su sei alti leader di Jmb e la polizia ha continuato a dare la caccia ai membri del gruppo, arrestando spesso sospetti militanti a seguito di soffiate dell'intelligence. A febbraio la polizia del Bangladesh ha arrestato tre membri del Jmb sospettati dell'uccisione di un prete induista.

Dal 2013 il Bangladesh ha sofferto un'ondata di attacchi di stampo islamista, che si sono intensificati nel 2015, il che ha portato la polizia a lanciare una vasta operazione a giugno con migliaia di arresti, fra cui 193 estremisti. Gli attacchi mirati in Bangladesh hanno provocato oltre 40 morti negli ultimi tre anni, fra cui ci sono cristiani, induisti e buddisti, seguaci di sette islamiche non legate all'ala sunnita più ortodossa, stranieri, attivisti gay, intellettuali e blogger laici critici nei confronti del fondamentalismo.

Alcune delle azioni terroristiche sono state rivendicate dallo Stato islamico, mentre altre dalla branca locale di al-Qaeda, ma le autorità locali tendono ad attribuire le responsabilità a gruppi autoctoni. Il ristorante attaccato venerdì si trova nella zona diplomatica di Dacca ed era frequentato soprattutto da stranieri.

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