Walter Verini (l'Unità, 17 settembre 2016)
La sobrietà e il rigore dimostrati in tutti gli incarichi ricoperti ma anche l’emozione che lo colse quando capì che l’Italia ce l’aveva fatta a rispettare i parametri di Maastricht. E quell’elezione al Colle alla prima votazione
Chiedi chi era Ciampi. Chiedilo a una ragazza di quindici anni di età e lei ti risponderà. Quando il Direttore di questo giornale, ieri, mi ha chiesto di scrivere una cosa su Carlo Azeglio Ciampi, mi sono venute in mente le parole di una famosa canzone, “Chiedi chi erano i Beatles”.
Ecco, ho pensato che chiedendo chi fosse Ciampi ad una ragazza di quindici anni (che aveva cinque anni quando il suo settennato al Quirinale terminò) questa ragazza ti risponderà. Sì, saprà rispondere perché Ciampi è stato davvero il Presidente di tutti gli italiani, che lo hanno sentito come uno di famiglia chiamato ad una missione, quella di servire con disinteresse il Paese.
È per questo che, a dieci anni di distanza dal 2006, il suo nome è ancora familiare agli italiani. Quella ragazza ne avrà sentito parlare dai suoi, certamente con affetto, e quel nome sta certamente in un filedella sua memoria e in quella di milioni e milioni di persone che ne avranno vissuto da testimoni lo stesso periodo o comunque ne avranno sentita l’eco.
Già per questo si può comprendere il motivo del dolore grande e autentico che ha colpito il Paese alla notizia della sua scomparsa. Non è questa la sede né siamo certamente noi titolati a ricostruire adeguatamente percorso e spessore di un grande italiano come Carlo Azeglio Ciampi. Tuttavia merita riflettere su alcuni dei motivi di questa sua familiarità con il Paese.
Può tornare utile, questa riflessione, anche per affrontare meglio il tempo che si sta attraversando. Disinteresse, dicevamo, o meglio prevalenza dell’interesse generale. La sua vita ha avuto questa bussola, fin da giovanissimo studente, poi da sottotenente che – all’indomani dell’8 settembre – decise di stare dalla parte giusta, rifiutando l’adesione alla Repubblica di Salò e scegliendo la militanza nel Partito d’Azione.
Tutela dell’interesse generale che ha guidato la sua lunga esperienza in Banca d’Italia, fino a ricoprirne il ruolo di Governatore. E poi la sua esperienza governativa, da Presidente del Consiglio a Ministro. Fino a quando, con scelta lungimirante promossa da leader in quella fase in prima fila come Veltroni, Fini e Casini, nel 1999 il Parlamento lo elesse Presidente della Repubblica. Alla prima votazione. Sobrietà e rigore si sono sempre accompagnati nella sua vita privata e pubblica a questa visione dell’interesse generale.
Quando gli italiani guardavano Ciampi, si fidavano, vedendo in lui quelle caratteristiche di serietà che non sempre sono state presenti ai vertici delle istituzioni. In questo senso la cultura azionista ha avuto sempre un peso fondamentale nella sua azione e nella sua elaborazione. In Ciampi, poi, c’era visione.
Che per lui significava innanzitutto trarre davvero lezione dalle tragedie del secolo breve e mettere mano, con coerenza, alla costruzione dell’Europa. Ricordo ancora, con emozione, quel giorno della primavera ’98 quando il Ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi arrivò al terzo piano di Palazzo Chigi per dare anche al Vicepresidente del Consiglio Veltroni la notizia che l’Italia ce l’aveva fatta a rispettare i parametri di Maastricht e che saremmo entrati nell’Euro. Anche Ciampi ci appariva emozionato e abbracciò anche noi collaboratori (ricordo nel corridoio, tra gli altri, gli allora giovani economisti Marco Causi ed Efisio Espa).
Era un traguardo costruito dai sacrifici degli anni precedenti, dagli sforzi di governi guidati da Amato e appunto da Ciampi nei primi anni Novanta, poi da Dini e infine dal Governo dell’Ulivo presieduto da Romano Prodi che, con Veltroni e Ciampi, aveva al suo fianco personalità che si chiamavano Giorgio Napolitano, Beniamino Andreatta e poi una squadra di ministri, di donne e uomini di straordinaria qualità. Scorrendo anche ora i loro nomi, si comprende quanto e perché quel governo fosse autorevole. L’idea dell’Europa, in Ciampi, non era però mai disgiunta dall’interesse nazionale.
Si deve a lui, alla sua Presidenza il merito di avere pienamente restituito al Paese il senso compiuto di unità nazionale, l’orgoglio di essere italiani non soltanto davanti, per dire, a un campionato mondiale vinto.
Interesse nazionale indissolubilmente legato a quello dell’Europa, l’Europa delle origini, di Spinelli e Ventotene. Ciampi ha avuto questo merito storico, che la Presidenza successiva di Giorgio Napolitano ha ulteriormente irrobustito e consolidato. Potremmo continuare, ma interesse generale, visione, sobrietà, rigore, Europa, Nazione sono parole che già appaiono sufficienti per comprendere quanto importante sia stata la personalità di Ciampi per il nostro Paese, per lo stesso Continente. E per quella ragazza di quindici anni.
Parole di una vita coerente, alle quali ne aggiungeremmo altre: stile e naturale signorilità, che in lui erano connaturati. Infine: prendete queste parole e scegliete i loro opposti e contrari. Applicateli ad un leader contemporaneo: uscirà fuori una felpa con un nome e niente altro
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