sabato 19 novembre 2016

Riforma costituzionale. Nel 2014 quelle stesse proposte, a cui oggi dice no, la CGIL le votò nel suo XVII Congresso

La CGIL è in prima fila nella campagna del No alla riforma costituzionale. Quello che pochi sanno è che, appena nel 2014 la stessa CGIL chiedeva una riforma costituzionale pressoché identica a quella a cui adesso dice no. “Per la CGIL” si legge nel documento congressuale sulla base del quale Susanna Camuso è stata eletta alla segreteria del sindacato “sono necessari alcuni interventi di riforma da attuarsi secondo le procedure costituzionalmente previste dall’articolo 138.”

Fin qui, siamo d’accordo. Fin qui, è esattamente quello che è stato realizzato. Andando avanti con la lettura del documento si legge che la CGIL ritiene necessario “il superamento del bicameralismo paritario perfetto con l’istituzione di una camera rappresentativa delle regioni e autonomie locali”, “il riordino delle competenze di Stato e Regioni disciplinate dall’articolo 117 nell’ambito della riforma del Titolo V, a competenza esclusiva statale alcune materie di legislazione concorrente rafforzando la funzione regolatrice nazionale”, “istituzione delle aree metropolitane” e, dulcis in fundo, l’approvazione di una “legge nazionale (…) sulla riforma dell’istituto referendario che introduca il ‘quorum mobile’ (legato all’influenza registrata nell’ultima elezione dell’organismo che ha legiferato)”.


A leggere il documento della CGIL verrebbe da pensare che il Sindacato sia saldamente dalla parte del Sì: il bicameralismo viene superato, si rimette mano al Titolo V, si eliminano le Province con conseguente rafforzamento delle aree metropolitane, si istituisce una camera delle autonomie e si introduce, per i referendum abrogativi, quello che la CGIL chiama “quorum mobile”.

Perché oggi la dirigenza della CGIL nega ciò, essa stessa, aveva proposto e sostenuto?

Questa riforma costituzionale si limita a mettere in pratica quasi 30 anni di discussioni, bicamerali e commissioni speciali. Entrare nel merito della riforma significa capire che questa riforma non inventa nulla di straordinario o stravagante. Il 4 dicembre la scelta sarà semplice: portare a compimento un dibattito che si trascina da decenni, oppure lasciare tutto esattamente come l’abbiamo trovato.

Cari iscritti alla CGIL, leggete il documento congressuale del vostro sindacato e confrontatelo con la riforma. Siamo convinti che tanti di voi decideranno di votare Sì.

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