Nell’Appennino romagnolo in generale, e anche nell'Appennino faentino – spiegano i consiglieri regionali Manuela Rontini, Mirco Bagnari e Gianni Bessi – dove la castanicoltura è sempre stata un settore importante, i danni provocati dalla diffusione della "vespa cinese" avevano provocato negli anni scorsi, il crollo della produzione e del fatturato e l’abbandono di consistenti porzioni di castagneti, perché la perdita di produzione era tale da rendere anti-economico qualsiasi intervento colturale.
“Abbiamo presentato oggi un’interrogazione – dichiarano Rontini, prima firmataria dell’atto, Bagnari e Bessi – perché nonostante il 2016, dopo gli anni devastanti della vespa cinese, abbia rappresentato un rilancio delle produzioni - grazie ai buoni risultati ottenuti con le azioni di contrasto della "vespa" - rimane alta la percentuale di danno da ‘bacato’. Proprio su questo, da qualche anno, si è avviata una fruttuosa collaborazione tra Istituto Scarabelli di Imola, esperti del settore e Associazione dei castanicoltori della Valle del Senio, con l’obiettivo di mettere a punto una strategia di lotta a basso impatto, che riesca a coniugare la necessità di limitare il danno economico con la tutela dell’ambiente”.
“Alla Giunta – concludono i tre consiglieri regionali PD – chiediamo quindi quali siano le misure che intende adottare per rilanciare la castanicoltura, sia in riferimento alle risorse disponibili nei prossimi bandi del Piano di sviluppo rurale, che per quanto riguarda la strategia di lotta ai parassiti del castagno. Rilanciare la castanicoltura è cruciale per tutto il territorio regionale e, in particolare, per i territori montani come quello dei Comuni di Casola Valsenio e Brisighella, dove rappresenta una significativa fonte di reddito per gli agricoltori dei territori montani. Passata la fase di emergenza, ora è necessario impostare una strategia di ricostruzione, che parta dal mantenimento e dalla manutenzione dei castagneti in produzione, per arrivare al recupero di quelli degradati".
Di seguito il testo integrale dell'interrogazione, presentata su sollecitazione e segnalazione del Comune di Casola Valsenio e del consigliere Graziano Caroli, che presiede la Consulta comunale dell'Agricoltura.
Bologna, 26 gennaio 2017
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
I sottoscritti Consiglieri regionali Manuela RONTINI, Mirco BAGNARI e Gianni BESSI
PREMESSO CHE
- nella filiera agroalimentare della Regione Emilia-Romagna la superficie investita a castagneto da frutto è di circa 3000 ettari. L’importanza economica e naturalistica che detta coltura riveste per i territori collinari e montani rappresenta, se non l'unica, la maggiore fonte di reddito per gli agricoltori che in quelle zone operano;
- a partire dall’anno 2002 è comparso in Italia un imenottero cinipide galligeno (Dryocosmus kuriphilus) detto vespa cinese che, a causa della sua rapidità di diffusione e della sua aggressività sulle colture, ha ben presto infestato anche la nostra regione arrivando ad azzerare la produzione di castagne di interi territori;
- anche nell’Appennino faentino, dove il settore si sviluppa su circa 450 ettari di castagneti da frutto che producono marroni di elevata qualità, la castanicoltura era stata letteralmente messa in ginocchio, con il conseguente crollo della produzione e del fatturato, e l’abbandono di consistenti porzioni di castagneti dove ogni tipo di intervento colturale, per il venir meno della gran parte della produzione, era diventato assolutamente antieconomico;
CONSIDERATO CHE
- la forte volontà dei produttori e dell’Associazione dei castanicoltori della valle del Senio (di cui fanno parte imprese romagnole e toscane), di non rassegnarsi a questo vero e proprio flagello e di portare avanti efficaci strategie di contrasto, sostenuta anche dalle pubbliche amministrazioni (Comuni, Provincia e Regione), dal GAL “L’Altra Romagna”, dall’attività di ricerca del CRPV (Centro Ricerche Produzioni Vegetali di Cesena) e del Servizio fitosanitario della Regione, ha fatto sì che i castagneti non fossero abbandonati e fosse mantenuto il presidio delle colture e dei territori montani;
- ad oggi, grazie agli sforzi sostenuti da tutti i soggetti impegnati nella lotta alla vespa cinese, si può dichiarare superata l’emergenza e si sta tornando a livelli di produzione equivalenti a quelli pre-crisi con anche risultati di redditività del prodotto che ha raggiunto livelli molto interessanti;
- finita e vinta la guerra contro questo temibile aggressore, oggi c’è la necessità di impostare una strategia di ricostruzione dell’intero settore partendo dal mantenimento e dalla manutenzione dei castagneti superstiti, oltre che dal recupero di quelli degradati;
CONSIDERATO INOLTRE CHE
- il Programma di sviluppo rurale (Psr) è lo strumento di governo dello sviluppo del sistema agroalimentare dell'Emilia-Romagna ed investe su conoscenza e innovazione, stimola la competitività del settore, garantisce la gestione sostenibile di ambiente e clima e favorisce un equilibrato sviluppo del territorio e delle comunità locali;
- articolandosi in 67 tipi di operazioni differenti, il Psr offre numerose opportunità sia nell’ambito degli aiuti che degli investimenti. Tra i criteri di selezione prioritari sono previsti i progetti per i giovani, le produzioni sostenibili e di qualità, le aree rurali con problemi di sviluppo (quest’ultima categoria comprende tutta la fascia montana interessata alla produzione della castagna);
- i futuri bandi del Psr, se adeguatamente predisposti a supportare le esigenze di questo settore, appaiono quindi come gli strumenti più indicati per dare risposte alle esigenze di recupero e rilancio dell’intera filiera della castanicoltura sopravvissuta alla vespa cinese;
EVIDENZIATO CHE
- una delle nuove sfide che la castanicoltura deve affrontare per rilanciare la produzione riguarda l’alta presenza di “bacato”, ovvero di acheni giunti a maturazione ma distrutti internamente da insetti fitofagi;
- nei castagneti da frutto dell’area romagnola sono infatti insediate stabilmente tre specie di lepidotteri carpofagi (Pammene fasciana, Cydia fagiglandana e Cydia splendana) che influenzano negativamente la raccolta. Il danno è provocato dalle larve di questi tortricidi che si nutrono, in tempi e modalità diverse, a spese dell’achenio;
- se Pammene fasciana attacca soprattutto i ricci appena formati determinando una precoce cascola, Cydia fagiglandana e Cydia splendana danneggiano le castagne già in avanzata maturazione, con quelle manifestazioni che i castanicoltori raggruppano nel termine “bacato” con un’incidenza sulla produttività che non è solo diretta per via dello scarto, ma anche indiretta sui tempi di raccolta e cernita che risultano più lunghi e complessi;
- gli studi sulla biologia di questi tortricidi, sulla loro presenza, sull’andamento delle popolazioni e quindi sull’entità del danno, sono già un dato acquisito in letteratura. Fino ad ora però i criteri di intervento, consistenti nella raccolta ed eliminazione dei frutti infestati e nell’applicazione dei nematodi entomopatogeni (cfr. disciplinari di produzione integrata RER, norme tecniche di coltura 2016), non hanno prodotto i risultati attesi. Si rende quindi necessaria una revisione delle strategie di lotta;
- i monitoraggi sull’andamento dei danni nei castagneti delle valli del Sintria, Senio, Santerno e Lamone indicano inequivocabilmente come il problema incida pesantemente sulla complessiva redditività di questa coltura;
- se il 2016, per il secondo anno consecutivo, ha rappresentato un rilancio delle produzioni dopo gli anni disastrosi conseguenti all’avvento della vespa cinese, la percentuale di danno da “bacato”, che si attestata fra il 25 e il 40% di media, inficia i margini di redditività di questa coltura e pone un freno consistente alla possibilità del suo rilancio su scala più ampia;
SOTTOLINEATO CHE
- da tre anni l’Istituto tecnico agrario “Giuseppe Scarabelli” di Imola conduce un’attività di monitoraggio e sperimentazione di tecniche di difesa sui tortricidi del castagno in collaborazione con rinomati esperti del settore e col supporto dell’Associazione dei castanicoltori della valle del Senio;
- la strategia di lotta, in via di messa a punto presso l’Istituto Scarabelli con risultati promettenti, si avvale dell’applicazione del metodo della confusione sessuale che, trattandosi di una tecnica a basso impatto ammessa anche in agricoltura biologica per altre specie frutticole, coniugherebbe la necessità di limitare il danno economico con la tutela dell’ambiente;
- l’Istituto Scarabelli, assieme ai suoi ricercatori e partner, sta predisponendo un progetto sull’applicazione sperimentale di questo metodo in alcune aziende del territorio con il controllo dei risultati e l’analisi delle problematiche agronomiche e tecniche relative;
TUTTO CIÒ PREMESSO
INTERROGANO LA GIUNTA REGIONALE
PER SAPERE
- quali misure intenda adottare per rilanciare il settore della castanicoltura regionale, anche in riferimento alle risorse disponibili nei prossimi bandi del Psr;
- quali iniziative intenda intraprendere per favorire la revisione delle strategie di lotta ai tortricidi del castagno, e quindi i relativi disciplinari di produzione integrata - norme tecniche di coltura dei prossimi anni, comprese eventuali ed auspicate collaborazioni e sostegni agli Istituti del territorio che, assieme agli esperti del settore ed ai castanicoltori, stanno già svolgendo ricerche e studi per affrontare e risolvere il fenomeno.
Manuela Rontini – 1° firmataria
Mirco Bagnari
Gianni Bessi
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