lunedì 24 aprile 2017

Elezioni presidenziali francesi. Chi è Emmanuel Macron, il candidato “post-sistema” che ha aperto una nuova strada

Una carriera folgorante: da speranza della politica francese potrebbe diventare anche la grande speranza di tutta l’Unione Europea

Da astro nascente della politica francese a presidente della Repubblica il passo è tutt’altro che breve. Potrebbe riuscirci, con una carriera davvero folgorante Emmanuel Macron,. Un’eventualità davvero imprevedibile solo pochi mesi fa. Eppure, complice la crisi di consensi di Fillon, il calo della Le Pen, il crollo del Psf, la giovane promessa si potrebbe trasformare in realtà. E da speranza della politica francese potrebbe diventare anche la grande speranza di tutta l’Unione Europea.

Emmanuel Macron, 39 anni, da giovane assistente del filosofo personalista Paul Ricoeur, poi ispettore delle finanze, dirigente di una banca d’affari, è stato tra i principali collaboratori del Presidente Hollande. Prima come segretario generale aggiunto dell’Eliseo e poi come Ministro dell’Economia. Nell’aprile 2016 ha fondato il proprio movimento politico, “En Marche!”. Ad agosto si è dimesso dal Ministero e dal 15 novembre si è ufficialmente candidato alle presidenziali da indipendente.

Leggendo i suoi testi, si evince come siano molto interessanti i punti di partenza, il percorso e il punto di arrivo. Il primo è il lavoro, non inteso come riferimento ideologico ad una classe, bensì come “prima fonte di emancipazione individuale”, che non a caso precede il richiamo alla libertà, seguita della fedeltà (vista come fraternità ascendente dalla famiglia fino al Paese) per chiudere poi con l’apertura (“l’unico modo di progredire restando se stessi”).

Questo è un classico schema da “seconda sinistra” (come direbbero i francesi), una sintesi di socialismo liberale e personalista, in cui la libertà e la solidarietà precedono l’uguaglianza e la inquadrano, mentre per la “prima sinistra” marxista/socialista e tradizional-statalista, prima viene la fraternità di classe, poi l’impegno per l’uguaglianza attraverso l’espansione dell’intervento diretto dello Stato e infine, compatibilmente con esse, la libertà.

Mentre Marine Le Pen è stata candidata la candidata anti-sistema, Macron, come ha scritto Serge Raffy sul Nouvel Obs è il candidato del “post-sistema”, in quanto il sistema dei partiti established, ossia i due partiti tradizionali che esprimevano i candidati presidenziali, il Ps nato ad Epinay nel 1971 e il partito neo-gollista nelle sue varie denominazioni sembrano al momento entrati in crisi, forse irreversibile, come sostiene Alain Touraine.

E infatti, i successi di Fillon e Hamon nelle due primarie hanno aperto un’autostrada per il candidato “post-sistema” che ha sfidato la Le Pen puntando soprattutto su un rilancio dell’Unione europea. Tutto da qui al 7 maggio (e alle elezioni che stabiliranno la composizione dell’Assemblea legislativa) può ancora succedere. Ma una linea è stata definitivamente tracciata.

(Stefano Cagelli - l'Unità, 23 aprile 2017)

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