L'Ape social funziona, già migliaia le richieste.
Pensioni, le mensilità ora sono 14 e andare via prima si può
Si può già considerare un successo l’operazione Ape social, una delle novità più attese tra quelle contenute nella legge di Bilancio di quest’anno, pensata dal precedente governo. Con l'Ape social, le persone appartenenti alla categorie considerate “socialmente deboli”, potranno chiedere di andare in pensione prima della scadenza naturale, senza alcun costo o penalizzazione.
I requisiti per richiederla sono: aver compiuto 63 anni ed essere in possesso di almeno 30 anni di anzianità contributiva, essere disoccupato, oppure assistere un “parente diretto” portatore di handicap grave.
Anche il lavoratore che ha un’invalidità civile pari, o superiore, al 74% può fare domanda. Possono beneficiare dell’agevolazione anche i lavoratori “gravosi social”, cioè tutti coloro che hanno svolto, per almeno 6 anni, un lavoro che rientra nelle 11 categorie, comprese nell'elenco allegato al decreto, dei lavori usuranti (dagli operai edili alle maestre d’asilo); in questo caso, però, gli anni di contributi salgono a 36. Come funziona? In sostanza il Governo stanzia un reddito ponte che coprirà tutti i costi dell’anticipo per le categorie disagiate ed avrà una sperimentazione della durata di due anni.
L’indennità non potrà riguardare i titolari di pensione diretta ma è compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa dipendente o parasubordinata, soltanto nel caso in cui i relativi redditi non superino gli 8.000 euro annui, e con lo svolgimento di attività di lavoro autonomo nel limite di reddito di 4.800 euro annui. Secondo le stime del ministero del Lavoro, nel 2017 la norma potrebbe interessare circa 60mila persone (35mila per l'Ape sociale e 25mila per i lavoratori precoci), mentre altri 45mila potrebbero avere i requisiti per ritirarsi dal lavoro nel 2018. Al vaglio del Governo c’è anche la possibilità di estendere questa indennità ai lavoratori che non rientrano nella categorie sociali più deboli; per questi casi si sta studiando la possibilità di pagare il reddito ponte con un tasso agevolato per ogni anno di anticipo.
Per quanto riguarda l’anno in corso, la domanda potrà essere presentata entro il 15 luglio. Mentre chi matura i requisiti nel 2018 avrà la possibilità di inoltrare la richiesta entro il mese di marzo.
Destinatario sarà l’Inps che darà una risposta entro il 15 ottobre per le domande presentate entro luglio e entro il 30 giugno del 2018 per le richieste che arriveranno entro il 31 marzo del prossimo anno. Se le domande saranno in eccesso rispetto alle risorse stanziate, l’ente previdenziale darà priorità sulla base della data del raggiungimento
del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia. A parità di requisito si considererà la data di presentazione della domanda.
Quattordicesima. Tutto quello che c'è da sapere
Oggi arriva anche un’importante novità per tre milioni e mezzo di cittadini.
Sono i pensionati che potranno riscuotere la quattordicesima, la somma variabile tra i 336 e 655 euro a seconda del reddito e degli anni di contributi versati, che si aggiungerà alla normale pensione prevista per il mese di luglio. La norma sulla "somma aggiuntiva" modificata dalla legge di bilancio per il 2017 spetta a tutti quelli che sono in pensione da lavoro privato, pubblico e autonomo che abbiano compiuto 64 anni di età e il cui reddito personale annuo complessivo non superi i 13.049,14 euro. Rispetto al 2016 si tratta di 1,43 milioni di cittadini in più.
Quali sono gli aumenti?
Chi ha un reddito personale fino a 752 euro lordi al mese (9.786,86 euro annui) avrà una somma maggiorata del 30% rispetto agli anni scorsi mentre chi ha tra 752 e 1.003 euro al mese (13.049,14 l'anno) la riceverà per la prima volta. Ai pensionati con più di 64 anni (i nati prima del primo gennaio 1954) con un reddito complessivo individuale annuo fino a 13.049,14 euro (due volte il trattamento minimo, circa 1.000 euro al mese).
In attesa dell’Ape volontaria
Entro l’estate partirà anche l’Ape volontaria, l’anticipo pensionistico che può essere richiesto dai lavoratori dipendenti pubblici e privati, dai lavoratori autonomi e dagli iscritti alla Gestione Separata. Rimangono esclusi i liberi professionisti iscritti alle casse professionali.
Il prestito ottenuto potrà essere restituito in 260 rate in un periodo di 20 anni mediante una trattenuta che viene effettuata dall’INPS all’atto del pagamento di ciascun rateo pensionistico, inclusa la tredicesima.
La restituzione del prestito inizia dal primo pagamento della futura pensione e si completa dopo 20 anni dal pensionamento.
Il prestito, erogato da finanziatori e imprese assicurative scelti tra quelli che aderiscono agli accordi quadro, può avere una durata minima di sei mesi fino a una durata pari alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia. Il prestito è coperto da una polizza assicurativa obbligatoria per il rischio di decesso del titolare. In questo caso
prima dell’intera restituzione del debito l’assicurazione verserà alla banca il debito residuo.
L’eventuale pensione ai superstiti viene corrisposta senza decurtazioni. Il decreto in arrivo da Palazzo Chigi potrà definire nel dettaglio alcuni aspetti dell’Ape volontaria, ad esempio quelli riguardanti l’estinzione anticipata del prestito.
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