sabato 1 luglio 2017

Riformata la legge Fornero in favore dei più deboli

L'Ape social funziona, già migliaia le richieste.
Pensioni, le mensilità ora sono 14 e andare via prima si può

Si  può  già  considerare  un  successo l’operazione  Ape  social,  una  delle  novità più  attese  tra  quelle  contenute  nella  legge  di Bilancio  di  quest’anno,  pensata  dal  precedente governo. Con l'Ape social, le persone appartenenti alla  categorie  considerate  “socialmente  deboli”, potranno  chiedere  di  andare  in  pensione  prima della  scadenza  naturale,  senza  alcun  costo  o penalizzazione.
I  requisiti  per  richiederla  sono: aver  compiuto  63  anni  ed  essere  in  possesso  di almeno  30  anni  di  anzianità  contributiva,  essere disoccupato, oppure assistere un “parente diretto” portatore di handicap grave.
Anche il lavoratore che ha un’invalidità civile pari, o  superiore,  al  74%  può  fare  domanda.  Possono beneficiare  dell’agevolazione  anche  i  lavoratori “gravosi social”, cioè tutti coloro che hanno svolto, per almeno 6 anni, un lavoro che rientra nelle 11 categorie, comprese nell'elenco allegato al decreto, dei lavori usuranti (dagli operai edili alle maestre d’asilo); in questo caso, però, gli anni di contributi salgono  a  36.  Come  funziona?  In  sostanza  il Governo  stanzia  un  reddito  ponte che coprirà tutti i costi dell’anticipo per  le  categorie  disagiate  ed  avrà una  sperimentazione  della  durata di due anni.
L’indennità  non  potrà  riguardare  i titolari  di  pensione  diretta  ma  è compatibile  con  lo  svolgimento  di attività  lavorativa  dipendente  o parasubordinata,  soltanto  nel  caso in cui i relativi redditi non superino gli  8.000  euro  annui,  e  con  lo svolgimento  di  attività  di  lavoro  autonomo  nel limite di reddito di 4.800 euro annui. Secondo le stime del ministero del Lavoro, nel 2017 la norma potrebbe interessare circa 60mila persone (35mila per l'Ape sociale e 25mila per i lavoratori precoci), mentre altri 45mila potrebbero avere i requisiti per ritirarsi dal lavoro nel 2018. Al vaglio del Governo c’è  anche  la  possibilità  di  estendere  questa indennità  ai  lavoratori  che  non  rientrano  nella categorie sociali più deboli; per questi casi si sta studiando la possibilità di pagare il reddito ponte con un tasso agevolato per ogni anno di anticipo.
Per  quanto  riguarda  l’anno  in  corso,  la  domanda potrà essere presentata entro il 15 luglio. Mentre chi matura i requisiti nel 2018 avrà la possibilità di inoltrare  la  richiesta  entro  il  mese  di  marzo.
Destinatario sarà l’Inps che darà una risposta entro il  15  ottobre  per  le  domande  presentate  entro luglio e entro il 30 giugno del 2018 per le richieste che  arriveranno  entro  il  31  marzo  del  prossimo anno.  Se  le  domande  saranno  in  eccesso  rispetto alle  risorse  stanziate,  l’ente  previdenziale  darà priorità  sulla  base  della  data  del raggiungimento
del  requisito  anagrafico  per  la  pensione  di vecchiaia.  A  parità  di  requisito  si  considererà  la data di presentazione della domanda.


Quattordicesima. Tutto quello che c'è da sapere
Oggi  arriva  anche  un’importante  novità per  tre  milioni  e  mezzo  di  cittadini.
Sono   i   pensionati   che   potranno riscuotere la quattordicesima, la somma variabile tra i 336 e 655 euro a seconda del reddito e degli anni di contributi versati, che si aggiungerà alla  normale  pensione  prevista  per  il  mese  di luglio.  La  norma  sulla  "somma aggiuntiva" modificata dalla legge di bilancio per il 2017 spetta a tutti quelli che sono in pensione da lavoro privato, pubblico e autonomo che abbiano compiuto 64 anni di età e il cui reddito personale annuo  complessivo  non  superi  i 13.049,14  euro.  Rispetto  al  2016  si tratta  di  1,43  milioni  di  cittadini  in più.
Quali sono gli aumenti?
Chi  ha  un  reddito  personale  fino  a 752  euro  lordi  al  mese  (9.786,86 euro  annui)  avrà  una  somma maggiorata del 30% rispetto agli anni scorsi mentre chi ha tra 752 e 1.003 euro  al  mese  (13.049,14  l'anno)  la riceverà per la prima volta. Ai pensionati con più di 64 anni (i nati prima del primo gennaio 1954) con un reddito complessivo individuale annuo fino a  13.049,14  euro  (due  volte  il  trattamento minimo, circa 1.000 euro al mese).

In attesa dell’Ape volontaria
Entro  l’estate  partirà  anche  l’Ape  volontaria, l’anticipo pensionistico che può essere richiesto dai lavoratori  dipendenti  pubblici  e  privati,  dai lavoratori  autonomi  e  dagli  iscritti  alla  Gestione Separata. Rimangono esclusi i liberi professionisti iscritti alle casse professionali.
Il prestito ottenuto potrà essere restituito in 260 rate in un periodo di 20  anni  mediante  una  trattenuta  che  viene effettuata  dall’INPS  all’atto  del  pagamento  di ciascun rateo pensionistico, inclusa la tredicesima.
La  restituzione  del  prestito  inizia  dal  primo pagamento  della  futura  pensione  e  si  completa dopo 20 anni dal pensionamento.
Il  prestito,  erogato  da  finanziatori  e  imprese assicurative  scelti  tra  quelli  che  aderiscono  agli accordi quadro, può avere una durata minima di sei mesi fino a una durata pari alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia. Il prestito è coperto  da  una  polizza  assicurativa  obbligatoria per il rischio di decesso del titolare. In questo caso
prima   dell’intera   restituzione   del   debito l’assicurazione verserà alla banca il debito residuo.
L’eventuale pensione ai superstiti viene corrisposta senza decurtazioni. Il  decreto in arrivo da Palazzo Chigi  potrà  definire  nel  dettaglio  alcuni  aspetti dell’Ape volontaria, ad esempio quelli riguardanti l’estinzione anticipata del prestito.

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