Come si smontano facilmente le bufale sul Rosatellum bis
di Stefano Ceccanti (Democratica, 17 ottobre 2017)
Nei quotidiani di questi giorni troviamo almeno quattro bufale sulla legge elettorale. Non è escluso che ce ne siano altre, a cui ci dedicheremo in futuro.
Bufala n.1
La prima è che la legge sarebbe diventata così complicata che si sarebbero aggiunti in essa degli esperti per coadiuvare gli organi specializzati che assegnano i seggi (nella vulgata qualcuno ha finito per capire che ci sarebbero esperti persino nei seggi elettorali, confondendo uffici e seggi).
Gli esperti c’erano già nella legge elettorale sin dalla legge Mattarella per quanto riguarda la Camera. Siccome ora al Senato gli sbarramenti sono per la prima volta nazionali è stato aggiunto un organo in più al Senato (l’ufficio elettorale nazionale) e anche lì si sono inseriti gli esperti. Se poi qualcuno non ha mai letto i Testi Unici Camera e Senato che sono complessi sin dalla loro genesi, soprattutto quello Camera dal 1957, perché è la grande legge-madre in materia elettorale, forse significa che gli esperti sono pochi e non troppi.
Bufala n.2
La seconda è che l’indicazione del capo della forza politica (che si trascina dall’Italicum e ancor prima dalla Calderoli dove c’era anche il capo della coalizione) servirebbe per render nominabile Berlusconi al Governo o quanto meno per metterne il nome sulla scheda. Come recita l’articolo 6 del decreto Severino chi è incandidabile non è neanche nominabile al Governo e sul simbolo ognuno scrive ciò che vuole (può indicare Berlusconi e se vuole scrivere Pippo o Topolino).
Bufala n.3
La terza è che improvvisamente il voto alle liste che non superano lo sbarramento favorirebbe le liste della stessa coalizione: ora questo era già previsto dalla Calderoli ed è norma vigente oggi al senato, prima della riforma; caso mai essa lo riduce perché impedisce che si usino i voti delle micro-liste sotto l’1%.
Bufala n.4
La quarta è che si introdurrebbero improvvisamente le pluricandidature che sono previste da sempre (nella cosiddetta Prima Repubblica ci si poteva pluricandidare in entrambe le Camere). Anche queste ci sono già, la Corte le ha corrette con il sorteggio, in modo che il pluri-eletto non possa far scattare chi vuole lui.
Qui si è scelto un criterio oggettivo: il plurieletto passa dove la lista ha preso meno voti perché lui è una invariante; dove si è preso di più è merito degli altri ed è giusto che passino loro. Per inciso: nelle leggi Mattarella ci si poteva candidare in 3 circoscrizioni grandi che potevano coprire fino a 12 milioni di abitanti; nella Calderoli dappertutto; invece i 5 plurinominali della Rosato coprono al massimo 5 milioni.
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