sabato 23 dicembre 2017

Statali, firmato il rinnovo del contratto. Previsti anche gli arretrati

La firma è arrivata nella notte: da marzo il primo scatto sulla retribuzione. La ministra Madia: “Impegni mantenuti”

È stato siglato nella notte il nuovo contratto degli statali che pone fine a un blocco durato otto anni. “Grazie alle risorse stanziate dal governo con questa legge di bilancio – scrive la ministra Marianna Madia su Facebook – il nuovo contratto per la PA centrale garantisce l’aumento in busta paga di 85 euro medi mensili a tutti i dipendenti pubblici e la salvaguardia del bonus 80 euro per i lavoratori che lo percepivano”.
L’intesa è stata firmata dall’Aran – l’Agenzia che rappresenta il governo nelle trattative -, da Cgil, Cisl, Uil, Confsal, e coinvolge 250.000 tra ministeriali, dipendenti delle Agenzie fiscali e altri enti come Inps e Inail. Riguarda quindi i dipendenti appartenenti alle amministrazioni Centrali, il nuovo comparto nel quale sono confluiti i precedenti comparti di Ministeri, Agenzie Fiscali, Enti Pubblici non Economici, Agid, Cnel ed Enac. Ma è destinata a fare da apripista per gli altri comparti (i dipendenti totali del pubblico impego sono circa 3,2 milioni). “A questa firma – sottolinea infatti la ministra – seguiranno gli accordi per il comparto conoscenza, sanità ed enti locali. Nel frattempo ieri abbiamo riunito il tavolo per il rinnovo del contratto del comparto sicurezza e difesa: speriamo in un esito positivo in tempi rapidi”.
L’intesa di oggi prevede una forbice di aumenti sullo stipendio base dai 63 ai 117 euro mensili lordi a regime. A questo aumento tuttavia va aggiunto un assegno per le retribuzioni più basse, che oscilla tra i 21 e 25 euro e che sarà valido per dieci mensilità. In questo modo si permetterà a tutti di ottenere aumenti economici pari a circa 85 euro medi. Arrivano anche novità importanti sotto l’aspetto normativo, che il segretario dem Matteo Renzi sintetizza così su Facebook: “Introdotte le ferie solidali, che permetteranno ai figli con gravi malattie di poter utilizzare le ferie cedute dai colleghi; nuove tutele per le donne vittime di violenza; ampliamento delle tutele in caso di malattie gravi che richiedono terapie salvavita; congedo matrimoniale per le unioni civili; sanzioni specifiche per assenteismo non giustificato in prossimità del weekend”.
La tranche di aumenti per il 2018 scatterà da marzo e verranno riconosciuti anche gli arretrati contrattuali per il periodo 2016-2017. Individuare le risorse non è stato semplice, evidenzia Renzi sul suo post: “Ci sono volute due leggi di Bilancio. Ma sbloccare il contratto dei dipendenti pubblici era una cosa giusta: se è vero che uno dei primi nostri atti è stato agevolare il licenziamento dei furbetti del cartellino, quelli che timbravano e scappavano, è anche vero che va premiata la professionalità di chi lavora davvero. Perché non sono tutti fannulloni”.
“Un risultato storico”, è il commento a caldo della segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, seguito dalle parole della leader della Cgil Susanna Camussa: “Più diritti, più contrattazione, più salario”. E’ stata restituita “dignità” ai lavoratori del pubblico, sottolinea invece la numero uno della Cisl, Annamaria Furlan. La Uil, con il segretario confederale Antonio Foccillo, definisce l’accordo “un atto di responsabilità”, mentre Massimo Battaglia della Confsal Unsa lo giudica “un traguardo per tanti lavoratori”.
Come si è arrivati alla firma
Il nuovo accordo è il risultato dell’intesa politica siglata circa un anno fa, il 30 novembre 2016, fra governo e sindacati. Fu quello il vero punto di svolta legato al rinnovo dei contratti. In quella sede, infatti, il governo si impegnò a mettere in campo 5 miliardi di euro nell’arco di tre anni e si definirono i punti principali del rinnovo: l’introduzione di forme del welfare integrativo, fiscalità favorevole per il salario legato alla produttività e un sostegno alla previdenza complementare. “È un contratto che ristabilisce un equilibrio virtuoso tra diritti e doveri”, spiega oggi la ministra Madia. Assieme alla parte del welfare, ci fu chiaramente la decisione legata all’aumento salariale – lo scoglio più duro da superare – che non sarebbe dovuta essere inferiore a 85 euro mensili medi. E anche su questo punto il ministro Madia stamani scrive: “Impegno mantenuto”.

Rafforzata l’intesa tra governo e sindacati

Negli ultimi tre anni sono molto migliorati i rapporti fra governo e sindacati e una nuova stagione di dialogo è sotto gli occhi di tutti. C’è un filo rosso che unisce l’accordo di stanotte all’importante intesa sulla riforma delle pensioni arrivata lo scorso anno , ottenuta dopo un lungo confronto, aperto, durato diversi mesi. Un altro importante accordo raggiunto qualche mese fa è invece legato al rinnovo dei metalmeccanici (in quel caso però tra Fim Fiom e Uilm e Federmeccanica).

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