Il DDL Zan propone di inserire l'orientamento sessuale e l'identità di genere all’interno dell’attuale impianto giuridico in materia di reati e discorsi d’odio, intervenendo sul codice penale.
Nell’Unione
europea tutti i grandi Paesi hanno leggi che tutelano le persone dall’odio
legato all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Tutti tranne
l’Italia, dove da quasi 25 anni si cerca di riempire questa grave carenza. Ora
però l’occasione è arrivata, in Parlamento, con la proposta di legge (DDL) presentata
dall’onorevole Alessandro Zan (PD).
La ratio del
testo presentato dal deputato dem, si basa su un principio di democrazia
talmente scontato che nessuna persona di buon senso dovrebbe provare a mettere
in discussione, nemmeno lontanamente. Ovvero dare diritti a chi purtroppo
ancora non ne possiede, fermando l’odio e le violenze. Come quelle subite dal
ragazzo gay, a Pescara, aggredito e picchiato ferocemente da sette giovanissimi
mentre passeggiava mano nella mano con il suo compagno. Eppure nel nostro Paese
c’è chi insorge, pronto a una battaglia per contrastare il ddl, basando la
propria tesi sul pregiudizio e senza offrire alcuna spiegazione concreta.
Il DDL è un testo integrato, avanzato, frutto di una sintesi delle proposte avanzate in Parlamento dove, accanto a una parte penale, che punisce i crimini d’odio per orientamento sessuale, identità di genere, c’è anche una parte di politiche positive, che punta alla promozione e alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questo fenomeno. Ci sono quindi anche politiche di protezione, di sostegno e assistenza per le vittime di violenze.
Nel testo si
parla di centri anti-discriminazione che non sono rivolti soltanto alle vittime
di reato, ma a tutti quei casi di fragilità. Per esempio, le persone sbattute
fuori di casa da genitori che non accettano l’omessualità dei loro figli, o a
chi si trova in una condizione di disagio e violenza. Per loro è previsto un
sostegno, un’assistenza psicologica e legale, oltre a una mediazione sociale.
Proprio perché si ritiene fondamentale condurre queste persone a un pieno
reinserimento sociale, dopo un primo momento di protezione e assistenza.
Ovviamente siamo all’anno zero da questo punto di vista. Per cui bisognerà
cominciare con un progetto pilota e pian piano creare questi centri in tutta
Italia. Ecco, la legge si occupa di utilizzare un fondo, rinnovato ogni anno,
proprio per raggiungere questo obiettivo.
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C’è chi
sostiene che questa legge limiti la libertà di espressione. È assolutamente
falso. Il DDL parte da una norma che esiste già, dalla legge Mancino –
collaudata sul piano della giurisprudenza – la quale punisce i crimini d’odio
per razzismo, etnia, nazionalità e religione. E abbiamo semplicemente esteso
questa legge ai crimini per omotransfobia e misoginia. Per cui tutte le
polemiche sulla libertà di espressione sono pretestuose e prive di ogni
fondamento, ché se questo tipo di problemi davvero ci fossero, sarebbero già
venuti alla luce con la legge Mancino.
L’Italia deve colmare questo vuoto e non possiamo permetterci di perdere questo treno. Non è più accettabile questa condizione di disuguaglianza. Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha riconosciuto come le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale costituiscano “una violazione del principio di eguaglianza”. Bisogna fermare l’odio e le violenze. E dobbiamo farlo adesso.
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