lunedì 16 dicembre 2013

La strada del cambiamento

L'intervento del Segretario nazionale del PD, Matteo Renzi, all'Assemblea nazionale PD (Milano, 15 dicembre 2013)

Se noi siamo un partito politico è perché abbiamo a cuore l'idea di un'Italia capace di innamorarsi e di fare innamorare. Non siamo quindi semplicemente a ragionare di noi ma cosa fare perché l'Italia cambi con l'orgoglio del suo passato ma guardando verso il futuro. Noi siamo una comunità e portiamo rispetto per chi ha permesso tutto questo: mi riferisco a Veltroni che iniziato il percorso al Lingotto, a Franceschini, a Bersani e a Epifani, i segretari del PD che mi hanno preceduto. Voglio ringraziare Gianni Cuperlo e Pippo Civati che mi hanno conteso la segreteria del partito e ancora Gianni per aver accettato la presidenza del PD. Un grazie anche a Letta per il lavoro che ha svolto e sta svolgendo. Così Matteo Renzi sul palco dell'Assemblea Nazionale del PD non appena proclamato neo segretario del PD.
“Resta speciale, non ti buttare via” nella canzone dei Negrita (La tua canzone) è il motto che vorrei che fosse valido per l'Italia. Oggi l'Italia corre il rischio di non essere più considerato un paese speciale perché oltre che fascisti ci sono sfascisti che puntano alla distruzione generalizzata. Al Parlamento va detto non "tutti a casa" ma tutti a lavorare, restate dentro finché non avete finito.

Il voto degli elettori delle primarie è l'ultimo appello che ci hanno dato per dire: cambia il PD per cambiare l'Italia. Non hanno votato solo il candidato ma il PD, visto come unico interlocutore per un cambiamento senza se e senza ma. Oggi non si tratta di fare la pacificazione fra noi e Berlusconi ma si tratta di fare la pace con gli italiani, di fare la pace fra i politici e gli italiani

La rottamazione si è imposta come il bisogno di chi crede nella politica di un netto stacco rispetto al passato. O si volta pagina o il passato è confinato in un museo. Ha senso difendere la nostra storia solo se capaci di scrivere una pagina nuova. Casa nostra è sulla frontiera non al museo delle cere.

Il nuovo gruppo dirigente del PD deve imporre una nuova visione al Paese per i prossimi 15 anni e una agenda al governo per il prossimo anno. Dobbiamo avere la consapevolezza che il PD è parte integrante di questo governo e contemporaneamente è il perno fondamentale su cui si regge. Questo si somma al bisogno di rispondere alla domanda: che Paese vogliamo per i nostri figli? L'Europa non è il nostro salvatore ma è l'unica occasione per tornare a crescere. Ma l'Europa senza di noi non va da nessuna parte e in questo tutti noi dobbiamo aiutare Enrico Letta nel semestre europeo. Se alle prossime elezioni europee si va con risultati di governo balbettanti la responsabilità non ce l'avranno né Grillo, né Berlusconi, la responsabilità cadrà tutta in toto in testa al Pd.
Noi tra 15 anni dobbiamo essere la guida valoriale dell'Europa insieme alla Germania, non dobbiamo più dire non siamo come la Grecia.

Bisogna partire da un accordo alla tedesca, voce per voce, punto per punto e con i tempi stabiliti per i prossimi 12-15 mesi. Il primo punto per me è il lavoro. È finita l'era ideologica della discussione sul lavoro. Non si può discutere per 10 anni sull'articolo 18, mentre si dimezza l'attrattività degli investimenti esteri. Noi dobbiamo dire che tutti coloro che perdono il posto di lavoro, hanno diritto a un sussidio universale. O il PD torna ad essere il partito del lavoro, o perdiamo la nostra identità. Secondo i sondaggi siamo il terzo partito tra gli operai, tra i precari e i disoccupati, non solo tra le partite Iva. Dobbiamo ragionare su questo punto. Dobbiamo entro un mese presentare un progetto di legge per semplificare le regole del lavoro e degli ammortizzatori sociali.

Dobbiamo prendere l'impegno di modificare la Bossi-Fini e introdurre lo Ius Soli. Piangere e fare grandi proclami quando ci sono stragi di nostre sorelle e nostri fratelli immigrati e poi dimenticarlo nel giro di pochi giorni è inaccettabile: dobbiamo inserire nel patto di coalizione l'eliminazione della Bossi-Fini e inserire lo ius soli.

Io sono fra quelli più prudenti ma il tema del “civil partnership”, le unioni civili lo metteremo nel patto di coalizione, che piaccia a Giovanardi o no: noi siamo il PD e su questo tema non possiamo fare finta di niente.

Riforma istituzioni e della legge elettorale devono essere realizzati al più presto. Alla prossima legislatura noi non eleggiamo più 315 senatori, perché il Senato non deve più avere una funzione elettiva. I senatori alle prossime elezioni se la vedranno con i deputati. Le larghe intese devono tornare ad essere un'eccezione e non la regola. Il Senato si deve trasformare nella camera delle autonomie. L'ho chiesto ai senatori e alle senatrici del Pd capisco che non è facile fare la parte del tacchino che chiede che il Natale non sia anticipato, ma trasformare il Senato è uno straordinario passo avanti.

Che la legge elettorale garantisca la stabilità non è sempre vero. Il problema è se la classe politica vuole farla o no. Entro la fine di gennaio o la legge c'è o classe politica si faccia da parte. Diamo per buono il Natale ma o entro fine gennaio si approva alla Camera la riforma o la politica perde la faccia . La regola su cui basare la legge elettorale è semplice: chi vince governa per 5 anni.

In modo provocatorio Grillo dice rinuncia ai 40 milioni di rimborsi. Lo dico io Beppe firma qua: caro Grillo hai 160 parlamentari decisivi per fare le riforme. Io sono disponibile a rinunciare ai 40 milioni del prossimo anno se tu ti impegni per superare il Senato, abolire le Province e sulla legge elettorale. Ci stai a giocare in modo pulito e trasparente senza accordi senza patti? Se sei disponibile, il Pd è davanti a te e non dietro. Se ci stai, si fa. Se noi ci stai, sei per l'ennesima volta un chiacchierone e l'espressione buffone vale per te.

Ci attende un impegno straordinariamente difficile. Il percorso che comincia oggi è destinato a cambiare l'Italia. Buona strada a tutti noi.

Mi sono evidenti i miei limiti personali, in alcuni casi caratteriali ma sono consapevole di svolgere un ruolo insieme. Il Pd deve guidare la carretta e non inseguirla: se lo facciamo l'Italia giocherà non in difesa ma andando all'attacco. Sarà difficile ma anche straordinariamente bello impegnarsi per cambiare l'Italia.

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