Pierluigi Bersani, il neo segretario del PD, ha subito tracciato le nuove priorità dell'azione politica del Partito Democratico: lavoro e lotta al precariato.
Dopo qualche annuncio fumoso giunto da destra qualche giorno addietro (ammissione di responsabilità??!), contraddittorio e comunque subito contraddetto, è giunto il momento che la politica si occupi seriamente di una spina sociale e generazionale che ha assunto enormi proporzioni. E Bersani ne ha le giuste capacità e competenze. Ma chi e quanti sono i precari in Italia?
Sono oltre 3,5 milioni di persone, e in maggioranza sono donne (58,7%), i precari in Italia. Questo esercito di lavoratori instabili e' presente soprattutto nelle regioni del Sud e trova occupazione prevalentemente nei servizi pubblici, negli alberghi, nei ristoranti e nell'agricoltura. Lo afferma un'indagine della Cgia di Mestre.
A sorpresa, sono coloro che non hanno nessun titolo di studio a presentare l'incidenza percentuale piu' elevata per titolo di studio. Nell'identikit del precario italiano la Cgia inserisce i dipendenti a termine involontari, i dipendenti part time involontari, i collaboratori che presentano contemporaneamente tre vincoli di subordinazione e i liberi professionisti e lavoratori in proprio - le cosiddette Partite Iva - che presentano contemporaneamente tre vincoli di subordinazione.
E' la Calabria, con il 23,3%, a presentare il valore piu' alto se viene preso come indicatore l'incidenza percentuale dei precari sul totale degli occupati presenti in ciascuna Regione. Seguono la Sicilia (22,1%), la Sardegna (21,3%), la Puglia (19,5%) e la Basilicata (17,2%). Chiude la classifica la Lombardia che, nonostante registri in termini assoluti il numero piu' elevato, presenta la percentuale piu' bassa sul totale degli occupati: 12%.
Tra i settori produttivi piu' investiti dalla precarieta' al primo posto troviamo i servizi pubblici e sociali (28,1%), gli alberghi e i ristoranti (25,9%) e l'agricoltura (24,6%). Chiude l'intermediazione monetaria con l'8,9%.
A sorpresa, sono coloro che non hanno nessun titolo di studio a presentare l'incidenza percentuale piu' elevata per titolo di studio. Nell'identikit del precario italiano la Cgia inserisce i dipendenti a termine involontari, i dipendenti part time involontari, i collaboratori che presentano contemporaneamente tre vincoli di subordinazione e i liberi professionisti e lavoratori in proprio - le cosiddette Partite Iva - che presentano contemporaneamente tre vincoli di subordinazione.
E' la Calabria, con il 23,3%, a presentare il valore piu' alto se viene preso come indicatore l'incidenza percentuale dei precari sul totale degli occupati presenti in ciascuna Regione. Seguono la Sicilia (22,1%), la Sardegna (21,3%), la Puglia (19,5%) e la Basilicata (17,2%). Chiude la classifica la Lombardia che, nonostante registri in termini assoluti il numero piu' elevato, presenta la percentuale piu' bassa sul totale degli occupati: 12%.
Tra i settori produttivi piu' investiti dalla precarieta' al primo posto troviamo i servizi pubblici e sociali (28,1%), gli alberghi e i ristoranti (25,9%) e l'agricoltura (24,6%). Chiude l'intermediazione monetaria con l'8,9%.
Infine, l'incidenza percentuale dei lavoratori precari per titolo di studio sul totale degli occupati vede i senza titolo toccare la percentuale del 20%. Seguono coloro che hanno la laurea (15,3%), la licenza media (15%), il diploma superiore (15%), la licenza elementare (14,9%) e quindi i post laurea (14,3%). (Fonte Ansa).
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