martedì 15 dicembre 2009
Finanziaria, il governo mette la fiducia. Ma Fini contesta: «Scelta deprecabile»
"La decisione del governo di porre la questione di fiducia è legittima ma riveste carattere politico perché attinente esclusivamente ai rapporti tra maggioranza e governo. Ed è per tale motivo che la presidenza della Camera ritiene deprecabile la decisione del governo". Perchè, ha aggiunto il Presidente della Camera Gianfranco Fini, "impedisce all'aula di pronunciarsi sugli emendamenti". Da parte delle opposizioni, spiega infatti Fini, "gli ostacoli all'approvazione", tanto in aula quanto in commissione, "sono stati inesistenti".
Non solo, aggiungiamo noi. Il Segretario del PD, Pier Luigi Bersani, all'assemblea degli amministratori del PD, il 14 dicembre a Milano, ha fatto una chiara proposta: “Siamo pronti a garantire gli stessi tempi di approvazione che ci sarebbero in caso di fiducia se loro accettano di discutere un numero limitato di emendamenti”. Ma, nella stessa occasione, è stato facile profeta: "Faccio un pronostico. Non accetteranno perché hanno paura che si sfilacci la loro maggioranza”.
E' la stessa opinione di Dario Franceschini, che prendendo spunto dai rilievi del Presidente della Camera, rileva che "nella maggioranza ci sono problemi politici irrisolti che emergono puntualmente. E la fiducia è l'unico modo per tenerla insieme".
Si comincerà a votare mercoledì alle 12; il voto finale sul provvedimento è previsto giovedì. Nell'attesa non sono mancate le reazioni alle parole di Fini arrivate dalla stessa maggioranza. A cominciare dal ministro leghista Roberto Calderoli che, con un acume straordinario, ha osservato che “la richiesta di fiducia è finalizzata proprio a verificare il rapporto fiduciario intercorrente tra la maggioranza e l'Esecutivo" (!). "Dalla presidenza della Camera – ha aggiunto - ci si attende l'applicazione ed il rispetto dei regolamenti e della Carta Costituzionale e non certo valutazioni sul fatto se sia deprecabile o meno una richiesta di fiducia, la cui valutazione di merito spetta all'esecutivo”.
Parole di critica a Fini anche da Giancarlo Lehner, deputato del PdL (si apprende da Wikipedia che è stato editorialista dell'Avanti! e dal 1994 è collaboratore de Il Giornale. Studioso di crimini del comunismo, è stato condannato per diffamazione aggravata) che si scaglia contro il Presidente della Camera: “Berlusconi, purtroppo, ha ricevuto un altro colpo in faccia. Fini, infatti, ha deplorato con un pistolotto gratuito e mai udito a Montecitorio, neppure quando a presiedere la Camera c'erano iscritti al Pci, il voto di fiducia richiesto dal governo sull'art.2 della finanziaria». «Fini da un lato si staglia nitidamente come capo di tutte le opposizioni, parlamentari ed extraparlamentari, dall'altro - prosegue Lehner - marca la sua separazione dal PdL. Evito di rammentargli il 25 luglio 1943, augurandogli, anzi, un ottimo proseguimento nel campo opposto».
Così vanno le cose nel PdL. E intanto il Parlamento deve piegarsi al 27° voto di fiducia in un anno.
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